IL PRIMO RE: ICONOGRAFIA E SIMBOLISMO POTENTI E CREDIBILI

Il film di Rovere attua un compromesso tra esigenze produttive e sfruttamento dell'immaginario internazionale.

Roy Menarini, sabato 2 febbraio 2019 - Focus

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Alessandro Borghi (38 anni) 19 settembre 1986, Roma (Italia) - Vergine. Interpreta Remo nel film di Matteo Rovere Il primo Re.

C'era una volta il peplum. Genere quant'altri mai relegato alla storia minore del cinema italiano, tra anni Cinquanta e Sessanta nutrì le seconde visioni di tutto il Paese, generando ricchezza per produttori ed esercenti da nord a sud della penisola. L'idea - poi sfruttata dal più moderno e spregiudicato western all'italiana - era di far germogliare un intero genere (che comunque affondava le radici nel nostro cinema muto e nella nostra storia antica) a partire dai residui, lacerti, resti, giacimenti dei set e dell'immaginario della mitica Hollywood sul Tevere. Tra i vari Il colosso di Rodi e Ercole alla conquista di Atlantide - per citare i migliori e più fantasiosi - c'erano decine di titoli meno ricordati oggi, tra cui Romolo e Remo, diretto nel 1961 da Sergio Corbucci, e co-sceneggiato tra gli altri da Sergio Leone. Il film, interpretato dal grande Steve Reeves, ripercorreva la storia della fondazione di Roma secondo schemi piuttosto tradizionali, con un occhio particolare all'iperbole dei corpi dei protagonisti e un impianto spettacolare di innegabile forza, anche grazie alla formidabile professionalità degli autori coinvolti.

La domanda è questa: anche Il primo re (guarda la video recensione) è un peplum? Sinceramente, stupisce un po' il discorso generale che circonda lo sforzo (encomiabile va detto subito) di Matteo Rovere, una riflessione cioè che tende a esaltare l'assoluta novità del progetto dentro il cinema italiano.
Roy Menarini

Se dal punto di vista produttivo è difficile discutere che si tratti di un "apax", di un'operazione sorprendente e spiazzante, dal punto di vista dell'immaginario invece ci sembra abbia parentele piuttosto strette con quel passato del cinema italiano. In fondo, chi oggi riconosce a Rovere l'intelligenza di appoggiarsi a quel cinema internazionale a metà tra film epico e survival movie, citando Valhalla Rising o Revenant, non fa altro che confermare quell'arte del riciclaggio all'italiana cha ha fatto la nostra fortuna e che segna gran parte della creatività dei nostri generi (dove per riuso e appunto riciclaggio non si indica certo furbizia o plagio, bensì consapevolezza che il cinema e le industrie creative rimescolano e riassemblano per natura).

E così, Il primo re diventa un territorio davvero suggestivo per gli storici, poiché se il pubblico o qualche appassionato ha la sensazione di trovarsi di fronte al corrispettivo nazionale di Apocalypto e dell'epico-cruento caro ai titoli citati (con l'aggiunta della recitazione in latino con sottotitoli italiani), al cinefilo smaliziato salta all'occhio la cara, vecchia scuola all'italiana.

Un altro degli elementi comuni a queste produzioni, infatti, era l'attento controllo del budget. Il costo contenuto e l'arte del risparmio sono state qualità del nostro cinema pari almeno all'abilità dei registi e degli artigiani che lo hanno esaltato. Oggi, vedendo Il primo re, emerge chiarissimo il compromesso tra esigenze produttive e sfruttamento dell'immaginario internazionale. È vero che gli 8 milioni di euro dichiarati per questa produzione sono tantissimi per il cinema italiano, ma se paragonati ai 135 di Revenant, ai 40 di Apocalypto e di Valhalla Rising sono briciole. Ogni genere se la deve vedere con l'universo che deve evocare. E l'epica di Romolo e Remo, in un Lazio che deve somigliare a uno Stige vichingo più che al Bosco del Foglino, ovviamente costa. Rovere applica esattamente lo stesso sistema di prelievo dell'immaginario che facevano Corbucci e Freda negli anni d'oro, facendo di necessità virtù.

Funziona? A questo risponderanno i singoli recensori. La sensazione è che gli impacci siano principalmente narrativi, mentre l'iconografia e la forza simbolica appaiono potenti e credibili. Il problema, rispetto agli anni Sessanta, torna pericolosamente il solito: c'è sostenibilità economica oggi nel nostro mercato per film come Il primo re? Certo non saremo noi, dopo tutti gli inviti al coraggio produttivo lanciati verso l'industria nazionale, a criticare un'idea come questa.

In foto una scena del film Il primo re.
Alessio Lapice (33 anni) 12 agosto 1991, Napoli (Italia) - Leone. Interpreta Romolo nel film di Matteo Rovere Il primo Re.
In foto una scena del film Il primo re.
In foto una scena del film Il primo re.
Alessio Lapice (33 anni) 12 agosto 1991, Napoli (Italia) - Leone. Interpreta Romolo nel film di Matteo Rovere Il primo Re.
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