La grandiosità di messa in scena, il virtuosismo di regia, la minuzia estetica conducono lo spettatore nel cuore stesso della tensione. Al cinema in versione restaurata.
Il tuo browser non supporta i video in HTML5.
"Se si hanno occhi per vedere, orecchie per ascoltare e un cuore per sentire, Gli uccelli è un film magnifico". Lo ha scritto il critico Jean Douchet, militante di quella cinefilia francese che per prima ha capito quanto fossero importanti i film di Alfred Hitchcock e quanto sarebbe stato opportuno sottrarli al pregiudizio culturale che li confinava al puro intrattenimento. Perché Douchet parla di "orecchie per ascoltare"? Rivedere Gli uccelli su grande schermo è oggi anche una straordinaria esperienza uditiva. L'attenzione che Hitchcock e i suoi collaboratori hanno posto sui versi degli animali rappresenta un elemento decisivo per la tensione che si sprigiona dal racconto, almeno quanto gli effetti visivi, che per l'epoca furono sorprendenti - e molto più veritieri di quanto si possa pensare, visto il numero degli attori feriti da becchi e graffi, e sapendo dell'esaurimento nervoso che colse durante la lavorazione la protagonista Tippi Hedren.
Sì, perché - a maggior ragione rivedendo Gli uccelli dopo tutta la letteratura critica che è stata prodotta in questi decenni - l'aspetto psicanalitico e traumatico prende decisamente il sopravvento sugli altri. Oltre alla dimensione ecologica (la rivolta della natura contro l'uomo moderno), Gli uccelli esplicita a ogni visione di più il lato nascosto, quello che ha a che fare con lo sprigionarsi delle turbe dei protagonisti, in particolare le due donne al centro della scena, e la comunità sotto attacco.
L'arrivo di Melanie a Bodega Bay, la cittadina sull'acqua piena di gabbiani e corvi in cui il film è ambientato, costituisce una chiara perturbazione del reale. Non a caso, la donna - ricca, scioperata, indipendente e bizzarra - subisce il primo attacco poco dopo essere penetrata senza invito nella casa dell'uomo che desidera. Ma è quando entra in scena l'inquietante mamma dell'oggetto del desiderio (avvocato prestante e soprattutto single), che la situazione precipita. Man mano che l'angoscia di essere abbandonata dal figlio maschio di casa cresce, gli attacchi dei volatili aumentano di intensità. È una rabbia repressa, una potenza di distruzione femminea non minore di altre estremizzazioni recenti, come Antichrist di von Trier e Suspiria (guarda la video recensione) di Guadagnino. A sua volta, la fragilità e solitudine di Melanie sembrano il contraltare dell'apparente sicurezza esposta a inizio film, e la collocano in un ruolo di vittima predestinata, specie dopo che - con una omissione straordinariamente maliziosa - Hitchcock ci fa capire che una mattina lei e Mitch hanno fatto l'amore in casa, approfittando dell'assenza di mamma e sorella.
Non bisogna, infine, dimenticare i veri protagonisti del film, ovvero gli uccelli. C'è un motivo per il quale questo nemico appare così imprevedibile, straniante, spaventoso. Rispetto ad altri nemici naturali, squali o lupi che siano, l'uccello è ovunque, vola per aria ed è dunque onnipresente. I volatili al mondo sono miliardi, e se davvero decidessero di coalizzarsi non ci sarebbe alcuna speranza per l'umanità. Inoltre, non hanno aspetto antropomorfo, e non sappiamo come comunicare con loro, quand'anche si volesse trovare un terreno di pacificazione. Il pregiudizio popolare li ha considerati stupidi e dal cervello piccolo per secoli, mentre la scienza moderna avverte delle straordinarie funzioni cognitive di cui sono capaci, non solo istintuali. Perciò, Gli uccelli non sarebbe stato lo stesso se si fosse intitolato 'Le termiti' o 'I cani', perché l'uccello è l'animale più perturbante e irrazionale che ci sia. Proprio come il capolavoro di Hitchcock.