Un'opera che attinge a ben tre arti diverse: la danza, la musica e la scrittura. Al cinema.
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Lasse Hallström è un regista svedese che fa i primi passi nella cinematografia americana con La mia vita a quattro zampe (1985), Le regole della casa del sidro, (1999) ed è arrivato al grande pubblico con successi come Chocolat (2000) o Hachiko (2009); In aggiunta ha lavorato in diverse occasioni per gli Abba e nel 1985 per i Queen. Come lui anche Spike Lee, John Landis, Spike Jonze e Martin Scorsese si sono cimentati nell'arte del videoclip che non vede la musica a disposizione delle immagini ma bensì il contrario.
Quest'esperienza influenza la sensibilità artistica a tal punto da implicare nell'autore il bisogno di un equilibrio, di un bilanciamento costante che conferisca eguale importanza ad ogni componente cinematografica, dinamica analoga all'orchestra dove ogni strumento è necessario.
Per l'adattamento di un'opera che attinge a ben tre arti diverse: la danza, la musica e la scrittura, si rivela necessaria, proprio come in un'orchestra, una forte collaborazione tra l'ambito artistico e tecnico che vengono uniti dall'intento di modernizzazione.
Il film ha una connotazione visiva spettacolaristica poiché, mentre nelle storie si ripresentano periodicamente gli stessi topoi, le immagini continuano a stupire. Così Hallström, in quanto guida, lascia condurre i "musicisti" al primo violino: il co-regista, Joe Johnston che, intervenuto per completare le riprese, aggiunge dinamicità e azione al film con la SGI. È Linus Sandgren che, con una fotografia sia tetra che appariscente, riesce ad avvicinare il pubblico alle vicende senza farlo spaventare dal mondo del fantastico.
Nella nuova produzione Disney, tutti i dipartimenti cooperano per ottenere una rilevante attualizzazione visiva che non scaturisce dall'originalità ma dalla resa e dalla rielaborazione del racconto di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, delle coreografie di Marius Petipa, assenti se non per l'eccezione del segmento omaggio a "Toccata e fuga in Re minore" di Fantasia (1940), e delle musiche di Cajkovskij che vengono affiancate dalle composizioni di James Newton Howard.
Lo schiaccianoci e i quattro regni per il suo carattere estetico attrazionale è una testimonianza nostalgica che rievoca la magia del periodo dell'albore del cinema: quando le immagini in movimento per l'uomo erano una scoperta, quando venivano costruiti intere scenografie negli studi, quando si facevano i primi usi di luci artificiali, il cinema era giovane, senza parole ed era anche una bellissima illusione proprio come il nuovo film di Lasse Hallström.