THELMA, UN HORROR DA CONSUMARE E DA CUI FARSI SORPRENDERE

Joachim Trier rispetta i codici dell'horror, senza la pretesa di svuotarli dall'interno, e gioca con una certa maestria dimostrando di potersi appropriare di temi alla Stephen King. Al cinema.

Roy Menarini, domenica 24 giugno 2018 - Focus

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Eili Harboe . Interpreta Thelma nel film di Joachim Trier Thelma.

Il genere horror viaggia da sempre in bilico tra piacere dell'identico e richiesta di innovazione. Da una parte i fan sono tra i più fedeli, poiché la loro fame di tensione supera qualsiasi crisi di creatività che il genere attraversa; dall'altra sono anche esigenti, per cui chiedono all'horror di essere audace e di spingere se possibile un po' più in là i codici e i confini del settore. Questo equilibrio instabile - un cliché che deve confermarsi tale senza darlo troppo a vedere - sembra perfettamente individuato da Thelma di Joachim Trier, che per di più ha una provenienza europea, in particolare norvegese, e dunque già di per sé differente e originale rispetto alla scuola americana e anglosassone, prevalente in termini produttivi.

L'horror europeo agisce di solito attraverso due possibili strategie: imitazione/emulazione dei modelli non autoctoni (pensiamo alla stessa, grande stagione dell'horror italiano anni Sessanta) o alternativa d'autore (da Fellini a von Trier, da Polanski a De La Iglesia).
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Trier segue la seconda ipotesi, dunque realizza un horror raffinato, autoriale, pieno di allegorie visibili - come quella sulla sessualità adolescenziale e sulla ribellione ai genitori - ma senza esagerare in senso visionario. E per fortuna, aggiungeremmo, perché anche i migliori esempi di horror "trasfigurato" e poetico tradiscono la sensazione che gli strumenti del genere siano considerati rozzi e inopportuni, dunque da nobilitare, legittimare e riscattare rispetto alle pratiche eccessive del cinema commerciale.

Trier sembra invece rispettare i codici dell'horror, senza la pretesa di svuotarli dall'interno, anzi gioca con una certa maestria dimostrando di potersi appropriare di temi alla Stephen King (principalmente Carrie - Lo sguardo di Satana e Fenomeni paranormali incontrollabili), di certe atmosfere della RKO anni Quaranta e dei film di Val Lewton (Il bacio della pantera), di modelli recenti come Lasciami entrare o Il cigno nero, senza farsi schiacciare dalle molteplici influenze.

In foto una scena del film Thelma.
In foto una scena del film Thelma.
In foto una scena del film Thelma.

In fondo, anche questa è una ipotesi di cinema europeo, che ribalta e scavalca gli stereotipi. L'idea che in Europa si debbano girare principalmente film d'autore o fenomeni commerciali nazionali (magari da rivendere per remake all'estero) fa sempre pensare all'eccezione culturale. Stavolta il percorso è contrario: è il cinema continentale a far suoi gli elementi più riconoscibili dell'immaginario americano, e a dimostrare che - per esempio - l'America di Stephen King è serenamente trasferibile nella Norvegia contemporanea e che certi elementi dell'horror (quelli più fiabeschi, che contengono indicibili verità sul sesso e sulle pulsioni) appartengono a miti e racconti universali.

Complice una messa in scena particolarmente efficace e controllata, seppur talvolta imperfetta nell'amministrare gli effetti speciali, Thelma indovina quindi un clima, un'atmosfera, una tensione prima ancora che una storia convincente.
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E il doppio rapporto narrato - quello tra la protagonista e l'amica/amante e quello ancora tra Thelma e i genitori - si carica di consonanze e echi sempre più inquietanti, che dispongono alla curiosità. Anche questa è una forma di rispetto dello spettatore, laddove l'ambiguità e l'incertezza sulla spiegazione razionale o irrazionale degli avvenimenti cui assistiamo (materia stessa del fantastico) non si sciolgono mai, forse nemmeno alla fine del film.

Dunque, Thelma non va eccessivamente sottoposto a spiegazioni psicanalitiche e interpretazioni complesse perché al fondo vuol pur sempre essere un horror da consumare e da cui farsi sorprendere senza troppi strascichi. Come i buoni horror richiedono.

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