'Lo hanno fatto anche Fellini e Kubrick, certo, ma... altra roba'. Lettera aperta di Pino Farinotti al regista di Loro 1 e Loro 2.
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Caro Sorrentino, le scrivo dopo aver visto solo il primo atto di Loro (guarda la video recensione), ma tanto mi è bastato, per una considerazione che in sintesi potrebbe essere "il dovere di un artista". Confermo ciò che ho scritto più volte, lei possiede una dotazione, anzi una superdotazione, che non è seconda a nessuno sul piano dell'immagine, del "visionario", della fantasia. Ma da cineasta lei la privilegia troppo. Quel talento non basta per i contenuti. Ne era consapevole un Fellini che lei conosce molto, molto bene, che si affidava a scrittori veri, come ho detto più volte. Gente come Guerra e Flaiano: e chissà quante volte hanno litigato col grande Federico, per frenarlo nella sua creatività immaginifica e sbrigliata. Ma ne sono uscite opere d'arte, non solo film. A lei mancano la qualità e la profondità che non appartengono alla disciplina cinema, ma a quell'arte nobile che è la letteratura. Si affidi a penne sicure, non solo "cinematografiche". Lei ha vinto un Oscar che è... mi permetta, il suo primo e il sesto di Fellini, ma è un premio legittimo, anche perché lei non si nascondeva, dichiarava l'ispirazione. Tornando al "dovere dell'artista" dell'inizio. Si lega a un concetto superato, fuori moda, quasi ridicolo, che sarebbe il concetto "morale". Tanto superato che lo devo trattare come un neologismo.
Un dato centrale: il tratto che lei trasmette di Silvio è grottesco, magari ridicolo, ma non odiato e odiabile. Flash in sintesi: sesso in tutti i modi, cocaina dovunque, magari come segnale identitario di privilegio raggiunto, orge infinite, specialità erotiche con tariffa precisa. Un flash a campione: quella ragazza dalla faccia per bene, l'utente la vuole così, e la sua performance, una masturbazione che deve durare quattro secondi, e riesce, con tanto di prova provata sulla mano. Forse lei Sorrentino... deborda, non crede? Dicevo "morale": una qualunque delle ragazze della scuderia guadagna, per un lavoro di un'oretta, quanto una stagista laureata in tre anni. La laureata avrebbe tutti i motivi per porsi delle domande. E anche tutti noi. E anche lei, l'artista, dovrebbe porsele. "Morale" come neologismo, ma non dovrebbe essere così.
Dai Sorrentino, non sono dei grandi modelli i suoi, non ne sentiamo il bisogno. Altro pensiero ideale, anche questo magari sorpassato, non reperibile in questa epoca: il dovere, la funzione di un'opera, si tratti di scrittura, di cinema, di arti figurative, è quella, soprattutto, di porre interrogativi profondi, perché le risposte spettano al fruitore, che deve sentirsi incentivato a trarre un contributo forte, a migliorare se stesso e anche a migliorare il mondo. Concetto antico, sorpassato, ma non dovrebbe essere così. Ci sono, nell'era contemporanea anche dei film in questo senso. A campione, di getto, qualche titolo: Io, Daniel Blake di Loach, storia di un carpentiere malato che il sistema (inglese) fa morire. Oppure Il sale della terra di Wenders, che attraverso le istantanee di Sabestião Salgado mostra il dolore infinito nel mondo. E ancora, Il giovane favoloso, il ritratto di Giacomo Leopardi secondo Martone. Anche Leopardi è un sorpassato, un "neologismo", non ha mercato, ma ce ne fossero di promemoria come quello. Si possono proporre anche le orge, lo ha fatto Fellini ne Il Casanova, Kubrick in Eyes Wide Shut, certo, ma... altra roba.
A lei Daumier direbbe che ci sono cose più importanti dei fuochi d'artificio, che lustrare gli occhi va bene ma non è così indispensabile, che certi simboli sono scontati, che è bene resistere alla tentazione di travolgere, che l'eccesso, gli estremi, vanno colti e controllati, che il contenuto non deve essere schiacciato dalla confezione, soprattutto la cercherebbe di convincerla che l'opera" deve essere solida, univoca, e utile, soprattutto deve essere buona. In 8 e mezzo lo scrittore fa desistere il regista... è questo che mi fa arrabbiare. Un talento come il suo, che ha delle responsabilità: ma perché non si dedica a qualcosa di meglio.
Altra domanda: ma, Sorrentino, era proprio necessario raccontare ancora Berlusconi che da un quarto di secolo è l'uomo più raccontato d'Italia, da centinaia di firme, da migliaia di interventi di ogni tipo, che non basterebbe una Treccani o un in file da cento giga a contenerli. E in un'epoca in cui un Crozza, tutti i giorni fa un "Loro". Non ne siamo tutti un po' stufi? E c'è un altro aspetto, lei è un nome importante, anche oltreconfine, che quando si esprime arriva a tanta gente, arriva anche a quegli stranieri che verranno quest'estate a visitare le nostre città d'arte, che vedono l'Italia come un paese frastornato, confuso e debole, ma non volgare.
Ciò che le chiedo, Sorrentino, è di puntare a un'opera vera, non a uno zibaldone che deborda incontrollato, e chissà che un giorno lei non riesca ad entrare nel cartello che contiene i nomi citati sopra. Ultimo dato: vedo che Loro 1 non ha sfondato al box office. Lo prenda come un segnale di mercato e ci ragioni sopra, una sintesi gliela offro io: il popolo del cinema, e i cittadini, sono esausti, vogliono qualcos'altro.