Da Il presidente - Una storia d'amore a Dark Night: i film che raccontano la violenza implosa.
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Dark Night, il film di Tim Sutton, si ispira al "massacro di Aurora", quando, nella notte fra il 19 e 20 luglio del 2012, il giovane James Holmes entrò nel cinema Century 16 della città del Colorado, dove si stava proiettando Il cavaliere oscuro - Il ritorno, gridando "I'm Joker, I'm Joker!", uccise 12 persone e ne ferì 58. Il film, in questi giorni e in questo contesto, è tragicamente puntuale. È ancora forte l'eco della strage del giorno di San Valentino, quando il 19enne Nikolas Cruz, è entrato in un liceo di Parkland, Florida, e ha ucciso 17 persone. L'evento è esploso, coinvolgendo la Casa Bianca. Un movimento di studenti, sempre più grande e attivo, ha manifestato davanti al Parlamento, inducendo lo stesso Donald Trump a ricevere alcuni dei ragazzi sopravissuti alla sparatoria di Parkland.
Ha poi lanciato un'idea... singolare: armare gli insegnanti, ma solo quelli pratici di armi. E se la vediamo in chiave di fiction, il modello perfetto di docente sarebbe un Clint Eastwood, quando faceva l'ispettore Callaghan. La storia delle "stragi scolastiche" è lunghissima, si parte da molto lontano, dalla Bath School di Bath Township, nel Michigan, era il 1927: l'insegnante Andrew P. Kehoe fece esplodere tre bombe uccidendo se stesso e 44 persone. Ecco un promemoria parziale, di luoghi: scuola media di Jonesboro in Arkansas, 1998; Columbine High School di Littleton, in Colorado, 1999; Appalachian School, in Virginia, 2002; campus Virginia Tech, 2007; liceo di Chardon, Cleveland, in Ohio, 2012. Purtroppo è solo la punta dell'iceberg. Il cinema non poteva non affrontare un argomento così ardente, importante e "adatto". Ci sono titoli di ottima qualità ed efficacia.
Ne Il presidente - Una storia d'amore (Reiner, 1995) Michael Douglas è il Presidente, democratico, degli Stati Uniti, una sorta di "specchio" di Bill Clinton. Intende battersi contro le armi, un suo consigliere gli dice che "bisogna combattere le battaglie che si possono vincere". Lui risponde "no, bisogna combattere le battaglie giuste". E nel discorso sullo "stato dell'Unione" dice "andrò di casa in casa e mi farò consegnare le armi". Ne La giuria (Fleder 2003) Dustin Hoffman è l'avvocato che difende la vedova di un uomo assassinato da un pazzo con un'arma da guerra. Riesce a vincere contro la ultrapotente lobbie delle armi. Vale lo scrittore, John Grisham, capace di stare sempre dalla parte giusta.
Tornando a Dark Night: il racconto prende dunque spunto, come si dice "liberamente", dalla vicenda di Aurora, raccontando le vite di sei giovani americani, fra i quali l'assassino, contestualizzandole in un ambiente che non può che condurre a un epilogo tanto tragico. Alienazione, vacuità, assenza di prospettive, fantasmi, emulazione e identificazione travisate, ossessioni implose nel recondito pronte a scatenarsi, rapporti contorti di tutti con tutti. L'istantanea di una certa periferia americana. Il film si conclude col ragazzo che, approntata l'arma, sta per entrare nella sala. I richiami, alla luce dei fatti recenti, di violenza e di ossessioni, non sono solo roba americana. Sono riconducibili a tutti gli scenari, il nostro compreso. Dark Night può essere inteso come promemoria, e avvertimento.