Con pochi indizi e l'opinione pubblica in preda al panico, l'FBI ricorre a un nuovo tipo di profiler, nel tentativo di catturare il tristemente famoso Unabomber.
Il tuo browser non supporta i video in HTML5.
Jim Fitzgerald viene richiamato dall'FBI perché Ted Kaczynski, alias l'assassino Unabomber che ha seminato il panico negli Usa attraverso pacchi postali esplosivi, sembra aver trovato una strategia per sfuggire alle accuse e farla franca in tribunale, come poco tempo prima O.J. Simpson. Jim è l'uomo che l'ha incastrato, ma il suo metodo è stato sperimentale e potrebbe non essere accettato in aula. Da qui parte una ragnatela di linee temporali che si spostano avanti e indietro nella storia di Unabomber e dell'uomo che l'ha catturato.
Andata in onda in America su Discovery Channel, Manhunt: Unabomber è la prima stagione di una possibile serie antologica, ma anche se nei prossimi anni si continuasse con nuovi casi, ogni annata funziona come una miniserie chiusa. Scritta da sceneggiatori senza particolari credenziali, che hanno comunque fatto un buon lavoro, gode di una forte unità stilistica grazie alla regia di tutti gli episodi affidata a Greg Yaitanes, che l'anno prima aveva compiuto la medesima impresa con Quarry. Qui con un taglio tra il cinema degli anni 70 e Michael Mann carica la storia di una efficace tensione che vive di dettagli, anche grazie a una storia davvero pazzesca come quella di Unabomber (la cui infanzia occupa un intero bellissimo episodio) e a un cast capitanato dall'australiano Sam Worthington e dall'inglese Paul Bettany, come sempre intenso e raffinato. Imperdibile per tutti quelli che hanno amato Mindhunter.