La regista si confronta con il remake de La notte brava del soldato Jonathan di Don Siegel, con Clint Eastwood. Al cinema.
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Scrivere di Sofia Coppola e del suo cinema non è mai impresa facile. Figlia d'arte, la regista è riuscita ad affermarsi e persino a radunare un cospicuo gruppo estimatori delle sue opere e un consistente palmares: Lost in Translation, dramma agrodolce, vinse addirittura l'Oscar per la sceneggiatura e Somewhere ha ottenuto un Leone d'Oro tra i più discussi e discutibili di sempre. Quello della Coppola è un cinema estenuante e ripetitivo, capace di descrivere minuziosamente la noia che pervade la vita dell'aristocrazia hollywoodiana.
Il 2017 è l'anno di una nuova sfida: L'Inganno (guarda la video recensione), remake de La notte brava del soldato Jonathan di Don Siegel, con Clint Eastwood (1971). Immagini splendide come sempre, grazie anche alla superba fotografia del Philippe Le Sourd (The Grandmaster), musiche sottili e vagamente inquietanti. Le premesse sembrerebbero buone, ma ciò nonostante rimangono dei dubbi sull'opera, sul prodotto finale. Innanzitutto la scelta del cast: Colin Farrell non ha nemmeno una stilla del carisma e della potenza che vantava l'Eastwood dei tempi d'oro; la furia del personaggio, che emerge nella seconda parte del film, avrebbe necessitato un interprete decisamente più espressivo, in grado di comunicare davvero la rabbia e la repressione di cui si parla.
Inoltre, il film di Siegel risultava essere una parabola storico-politica, con fortissime implicazioni morali. Nel film della Coppola, diversamente, si fatica a comprendere il vero e proprio focus sulla vicenda e, laddove la pellicola del '71 delineava alla perfezione la psicologia di ogni singolo personaggio femminile per poi farla scontrare con il "nemico", qua la regista-sceneggiatrice non tratteggia i caratteri delle protagoniste in maniera sufficiente a renderle interessanti o significative. Sono personaggi vuoti, con poche sfaccettature e poco rilievo nell'economia della vicenda. E da Nicole Kidman, Elle Fanning e Kirsten Dunst ci si può e deve aspettare sicuramente di più. Sono attrici che richiedono una direzione attenta, non solo una confezione di lusso: qui sono costumi vuoti, che si aggirano tra le grandiose scenografie di un film che ha ben poco da dire.