Il film di Matthew Vaughn predilige il sottogenere dello spionaggio ironico ma comunque dotato di avventura e suspense. Al cinema.
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Con Kingsman - Il cerchio d'oro siamo di fronte al cinema medio. Questa categoria, a metà tra opinione critica e nicchia di mercato, è stata evocata tante volte in passato, per indicare tutt'altro oggetto, ovvero un tipo di cinema un po' d'autore e un po' popolare, film destinati a incassi dignitosi ma non roboanti, prodotti comprensibili e spesso inoffensivi.
Il proseguimento dell'avventura della spia Eggsy è stata infatti decisamente smussata quanto a esplosioni splatter e anche il poco pulp (letterale) rimasto su schermo è poco più che fumettistico. Non è una novità per il regista, che già con Kick-Ass 2 aveva decisamente tirato il freno a mano, se confrontato con il capostipite. Si tratta di mutamenti verosimilmente discussi e ideati con la produzione, allo scopo di allargare il bacino e diversificare il posizionamento di pubblico. La cosa interessante è che proprio nel suo essere un film medio, senza particolari punte di innovazione, totalmente dedito all'action e al divertimento dello spettatore, Kingsman - Il cerchio d'oro sembra un concentrato degli approcci contemporanei.
Ci si dovrebbe chiedere perché la parodia del cinema di spionaggio sia sempre in auge. In fondo, i tempi di James Bond - a inizio anni Sessanta, quando nascevano imitazioni e ribaltamenti comici (anche in Italia, vedi James Tont - Operazione U.N.O.) - sono ormai lontani. Lo stesso agente segreto di sua Maestà ha dovuto sudare sette camicie per rimanere in auge anche dopo la Guerra Fredda, e solo la forza revisionista di Sam Mendes ha potuto rompere l'assedio di agenti più legati allo scacchiere contemporaneo, come Ethan Hunt della serie Mission: Impossibile o Jason Bourne nell'omonimo franchise. Nel frattempo, però, si è continuato a ridere, a cominciare dallo stile vintage e floreale di Austin Powers, fino agli eccessi demenziali di Grimsby o The Interview. Kingsman - Il cerchio d'oro sembra piuttosto prediligere il sottogenere dello spionaggio ironico ma comunque dotato di avventura e suspense, anche qui non trovandosi in solitudine, visti i vari Agente Smart - Casino totale, American Ultra e Operazione U.N.C.L.E. di questi anni.
Kingsman - Il cerchio d'oro è dunque davvero un film del tutto autosufficiente, composto di veri e propri anelli narrativi che lasciano lo spazio - tra uno e l'altro - per la distrazione in sala, le chiacchiere con il vicino di poltrona e la sosta in toilette. Non c'è nulla di derisorio, in questa parole. È il cinema medio, sempre c'è stato (ricordate i Fantomas con Louis De Funès?) e sempre ci sarà.