Chiusa definitivamente la caccia a Pablo Escobar, la serie entra in una nuova fase, con nuovi avversari, nuovi rapporti di forza e nuovi protagonisti.
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Conclusa al termine della seconda stagione la caccia a Pablo Escobar, la serie Narcos entra in una nuova fase, con nuovi avversari, nuovi rapporti di forza e anche nuovi protagonisti. Rimane nel gioco Javier Peña, deciso a sradicare il Cartello di Cali, che ha preso il posto di Pablo Escobar nel traffico di cocaina ma che opera in modo molto diverso. I suoi quattro principali esponenti sono: Miguel Rodriguez, che controlla i flussi di denaro in entrata e uscita; suo fratello Gilberto Rodriguez, la mente del gruppo, detto lo scacchista perché è sempre una mossa davanti agli altri; Pacho Herrera a capo della distribuzione e della sicurezza, con uomini spietati al suo servizio; infine Chepe Santacruz Londono, che gestisce le operazioni in America del gruppo e vive a New York.
Oltre alle novità e ai ritorni ci sono anche le assenze: naturalmente non si rivedrà Wagner Moura nei panni di Pablo Escobar, ma non tornerà neppure Boyd Holbrook in quelli dell'agente DEA Steve Murphy, che era stato la voce narrante delle prime due stagioni e il personaggio che conduceva il pubblico anglofono in questo mondo. Il ruolo del narratore passa ora al suo ex compare Javier Peña, che pur se di origini latine e del tutto bilingue, mantiene la narrazione in voice over in inglese. Una piccola concessione per una serie parlata ormai davvero quasi interamente in spagnolo e dunque largamente sottotitolata per il pubblico Usa.
A interpretare Javier Peña è Pedro Pascal, attore cileno-americano esploso nei panni di Oberyn Martell in Il trono di Spade, dove però è sopravvissuto una sola stagione nonostante fosse presto diventato uno dei beniamini del pubblico. Anche grazie a Narcos, la sua carriera cinematografica è poi decollata con ruoli in The Great Wall di Zhang Yimou e prossimamente in Kingsman: Il cerchio d'oro. Tra gli agenti che lo affiancano il più brillante e intraprendente è Chris Feistl, interpretato da Michael Stahl-David e convinto di poter arrivare a qualcosa di importante seguendo il flusso di denaro del Cartello.
Se tre dei membri del cartello di Cali sono già apparsi nelle scorse stagioni, è invece una nuova entrata Chepe, che del resto vivendo a New York non si collegava all'intreccio delle annate precedenti. Lo interpreta Pêpê Rapazote e la sua è da subito la performance più magnetica tra quelle dei villain, agevolata anche da un personaggio più d'azione e senza pretese, umanamente simpatico eppure feroce, quasi una sorta di nuovo Pablo Escobar seppur meno geniale e megalomane. Del resto l'operato del cartello di Cali predilige l'anonimato e nessuno di loro ama attirare l'attenzione su di sé.
Il cartello di Cali opera in modo simile a multinazionale, come tale applica una logica capitalista ed è meno soggetto alle posture machiste rispetto al regno di Escobar. Tanto che Pacho è apertamente gay ma non è un problema, perché la sola cosa importante è l'efficienza, proprio come in economia. Fin qui grazie a Pablo che con le sue sfide al governo faceva da parafulmine, i "gentlemen di Cali" hanno potuto operare relativamente impuniti, ma ora che la loro concorrenza è stata eliminata e sono il solo grande cartello rimasto si ritrovano al centro dell'interesse della DEA e della CIA.
Tra gli agenti CIA troviamo Shea Whigham, che in questi giorni su Netflix ha appena debuttato anche con Death Note, ma soprattutto ritorna l'ambiguo Bill Stechner, interpretato da Eric Lange e deciso a complicare non poco la vita a Javier Peña, di cui in questa stagione incontreremo anche il padre. Gli dà le fattezze il mitico Edward James Olmos: attore di culto del mondo della fantascienza da Blade Runner a Battlestar Galactica, è stato anche tra i protagonisti di una delle prime serie a raccontare del traffico di droga, ossia Miami Vice di Michael Mann.