Mentre la boxe soffre di una crisi di popolarità, tre pugili in diversi momenti della loro carriera fanno sacrifici per realizzare il loro sogno di diventare campioni.
Dopo l'esordio nel 2012 con Beware of Mr. Baker, sul batterista dei Cream Ginger Baker, che aveva vinto il gran premio della giuria al SXSW di Austin, Jay Bulger torna con un nuovo documentario, questa volta dedicato alla boxe. I protagonisti sono un veterano del pugilato amatoriale che sogna di entrare nel team olimpico, un affermato campione che ha già vinto un titolo e un giovane di belle speranze, inoltre c'è l'ultima palestra gratuita per pugili di New York, che tiene i ragazzi fuori dalla strada e costa allo Stato meno di un solo detenuto.
Il regista, capace di riprese e immagini che lasciano il segno, non manca di criticare la gestione dei campioni da parte degli agenti, l'incontrollata moltiplicazione dei titoli e la nuova regola di far pugilare gli atleti olimpici senza protezione alla testa. Bulger però non firma un'inchiesta e il suo è soprattutto un ritratto umano, davvero riuscito, di tre atleti e dei loro sacrifici. Lo stesso regista è stato un pugile, prima di diventare un modello e poi uno scrittore e regista, dunque sa bene di cosa racconta e questa passione sullo schermo si vede tutta.