SCAPPA - GET OUT, QUANDO IL CINEMA DI GENERE FA SCUOLA

Al suo esordio alla regia, Jordan Peele intavola un discorso serissimo e piuttosto acuto sulla natura dell'America di oggi.

Jacopo Barbero, vincitore del Premio Scrivere di Cinema, martedì 23 maggio 2017 - Scrivere di Cinema
Daniel Kaluuya (35 anni) 24 febbraio 1989, Londra (Gran Bretagna) - Pesci. Interpreta Chris nel film di Jordan Peele Scappa - Get Out.

Scappa - Get Out rappresenta un bell'esempio di quel cinema che tanto ci piace: è brillante, intelligente, divertente, colto. L'esordiente regista Jordan Peele, comico di colore famoso per "Key & Peele", programma di successo in America, da sagace intellettuale quale è, desiderando portare sugli schermi una satira sociale sul tema del razzismo, ha deciso di travestirla da film horror e di giocare con tutti gli stereotipi del genere, per rendere ancor più raffinata ed interessante la sua brutale parabola sull'America di Donald Trump.

Già, lui. Nella notte tra l'8 e il 9 novembre 2016 infatti l'America è cambiata. Dal primo presidente nero si è passati al grande tycoon di New York, noto per le pulsioni razziste, sessiste, guerrafondaie. Cos'è successo? Peele prova a raccontarcelo in questo film, in cui un giovane di colore, nel far visita alla famiglia della sua ragazza bianca, si ritrova invischiato negli inquietanti segreti della società alto borghese americana, rigorosamente wasp.
Jacopo Barbero, vincitore del Premio Scrivere di Cinema

Il film è impregnato di richiami alla politica e alla storia americana (l'ambientazione del film ricorda una tenuta post coloniale, non lontana dalla Candyland di Django Unchained) che aiutano il regista ad intavolare un discorso serissimo e piuttosto acuto sulla natura dell'America di oggi, e tutto questo viene svolto nel migliore dei modi possibili: non si affronta "di petto" la questione, bensì la si traveste da film di genere, in questo caso si parte dalla commedia satirica, per poi arrivare al thriller e all'horror, con un finale all'insegna del massacro e di bizzarri interventi chirurgici da eugenetica nazistoide.

Gli aspetti più interessanti dell'operazione tuttavia si collocano nella brillante analisi sociale che vi sta alla base, infatti tutto il film è attraversato dall'ossessione per l'uomo nero. I bianchi che appaiono nel film sono tutti personaggi negativi, nessuno escluso, e ambiscono ad utilizzare i corpi dei neri come "ospiti" per le loro candide anime dannate: hanno tutti votato Obama, due volte, e se avessero potuto lo avrebbero eletto una terza volta, ossessionati da un colore della pelle divenuto "di moda", come dicono nel film. Qui Peele va giù durissimo, e sancisce la più grande sconfitta del presidente di colore: non esser riuscito a proclamare realmente l'identità e il valore del popolo afroamericano, che ha sì visto un proprio membro varcare le porte della Casa Bianca, ma ha osservato il colore della propria pelle divenire semplicemente"cool" (prestate attenzione alla scena in cui Rose guarda al computer le foto dei giocatori neri dell'NBA) e non diventare precisa testimonianza di appartenenza ad una comunità, da esibire con orgoglio. Ciò che ci rimane, alla fine, è un ghigno, il ghigno mostruoso di un imponente uomo biondo, dalla pelle candida, che guarda soddisfatto il proprio regno, un'America lorda di sangue.

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