LA SCONFITTA NON È TRA LE OPZIONI. WAR MACHINE È ORA SU NETFLIX

Un Brad Pitt biondo platino domina la scena con una smorfia perenne e caricaturale dipinta sul volto.

Andrea Fornasiero, venerdì 26 maggio 2017 - Netflix

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Brad Pitt (William Bradley Pitt) (60 anni) 18 dicembre 1963, Shawnee (Oklahoma - USA) - Sagittario. Interpreta Il generale McMahon nel film di David Michôd War Machine.

Nei panni del fittizio generale Glen McMahon detto Glenimal per la sua feroce determinazione, un Brad Pitt biondo platino domina la scena in War Machine con dipinta sul volto una smorfia perenne e caricaturale. Ad aggiungere ulteriori elementi di satira provvede poi la voce over di Scoot McNairy, che interpreta il giornalista di Rolling Stone Sean Cullen e descrive la follia della vicenda. Il suo personaggio è la versione fittizia e romanzata di Michael Hastings, l'autore del libro "The Operators: The Wild & Terrifying Inside Story of America's War in Afghanistan".

C'era qualcosa di pazzo e sulle soglie dell'assurdo nelle macchinazioni del mondo militare in Afghanistan. Dopo aver letto il libro ho subito voluto farne un film, non solo su un generale fuori dal mondo, ma che fosse un'opera folle a sua volta.

E il film di follia non difetta di certo, a partire dal ritratto quasi grottesco del presidente Karzai fornito da Ben Kingsley, che ha una risata in falsetto e guarda in Tv Scemo e più scemo ridendo, appunto, come uno scemo.

Il generale interpretato da Pitt è invece serissimo, dorme quattro ore per notte, corre per dieci chilometri tutte le mattine, non teme di esporsi al pericolo e vuole vedere le cose con i propri occhi. È una sorta di superuomo a cui viene però affidata una missione impossibile.

La hubris è una trappola ed è la trappola in cui cadono tutte le grandi nazioni che sono per troppo in cima al mondo.

Quello che viene chiesto a McMahon è infatti di riuscire in un'operazione anti-insurrezione, e il film spiega bene come non abbiano mai funzionato in nessun luogo del mondo militarmente occupato, a partire dal Vietnam. In Afghanistan c'è un'ampia regione desertica e con pochi abitazioni, dove i talebani regnano incontrastati, e qui tutti ritengono non ci sia nulla da fare. McMahon però non può tollerare di non ottenere una piena vittoria e si incaponisce a tal punto da inimicarsi i diplomatici americani di stanza in Afghanistan e persino il Presidente Obama. Nel criticare implicitamente l'ipocrisia di quest'ultimo in merito al conflitto, a cui cerca di essere associato il meno possibile, il film risulta per altro piuttosto coraggioso.

McMahon sarebbe ispirato al Generale McChrystal, al centro del libro di Hastings, ma l'intento degli autori è di ampliare il discorso tanto da andare a toccare, con una tournée in Europa a caccia di fondi, anche lo stato della NATO. In Germania McMahon viene attaccato da una politica tedesca interpretata da Tilda Swinton, che per prima scalfisce la sua armatura e lo mette di fronte alle lacune del suo piano.

Provo empatia nei suoi confronti, perché è un nostro prodotto. Lui è noi. Non volevamo raccontare del generale McChrystal o dei suoi uomini, perché il problema è più sistemico. La macchina militare è in cerca di un risultato e non sappiamo dove ci porterà.

Da buona satira il film smaschera il nonsense delle situazioni, così come la tragedia degli innocenti uccisi nelle azioni sul campo e delle conseguenze psicologiche che generano. C'è infatti uno scontro a fuoco nel film, che Michod gira con un notevole piano sequenza, in apparenza solidale con un impeto eroico ma in realtà destinato a mostrarne il lato più oscuro. E se tutto questo ancora non bastasse metteteci lo score puntuale e mai invasivo firmato da Warren Ellis e Nick Cave.

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