La serie spagnola è stata rilasciata in 190 paesi da Netflix a partire dal 28 aprile.
Il tuo browser non supporta i video in HTML5.
Quattro donne, gli anni '30, aria di ribellione: da una parte la rivoluzione tecnologica che passa attraverso i cavi di un centralino telefonico, dall'altra la rivoluzione dei costumi, che si consuma (anche) rompendo il tabù di una gonna un po' più corta del "normale".
Alla regia Carlos Sedes e David Pinillos (Velvet, Grand Hotel), nei ruoli delle quattro protagoniste la star Blanca Suárez (El barco, El internado), Nadia de Santiago (Musarañas, Amar es para siempre), Ana Fernández (Los protegidos) e Maggie Civantos (Vis a vis).
Già rinnovata per una seconda stagione, Cable Girls si ambienta nella Madrid del 1929, all'interno del grattacielo che ospita la sede della neonata Compagnia de Telefonia. All'interno di queste stanze si muovono i destini delle quattro protagoniste Lidia, Carlota, Ángeles e María Inmaculada detta Marga, appena assunte come centraliniste.
Dalla protagonista Lidia, in fuga da un misterioso passato, a Carlota, figlia ribelle di un militare, passando per Ángeles, apparentemente sottomessa al marito, e la campagnola Maria, le quattro colleghe/amiche sono accomunate da un identico destino: quello di affermare la propria indipendenza ed emanciparsi in una società ancora troppo al maschile.
Lontana più psicologicamente che temporalmente dalla dittatura di Franco, la Madrid de Cable Girls è una città da un milione di abitanti, moderna, nel boom dello sviluppo architettonico e piena di fiducia nel futuro. Nascono in quegli anni interi quartieri per ospitare il nuovo proletariato urbano (Ventas, Tetuán), si inaugura la Gran Via per decongestionare il centro storico dove il traffico è già stato "alleggerito" dalla nuovissima metropolitana, mentre poco lontano dal Palazzo Reale nasce la Ciudad Universitaria.
Ma a far da protagonista nelle otto puntate della prima stagione, inevitabilmente, è anche la moda femminile anni '20 e '30: cappellini, copricapo e velette, gonne al ginocchio e camicie, reggiseni a fascia per coprire rigorosamente le forme. Perché nella Madrid di fine anni venti, vale la pena di ricordarlo, le donne non solo non erano libere di indossare quel che volevano, ma dovevano regolarsi su canoni differenti a seconda del lavoro (eventualmente) intrapreso. Ammesso che lo trovassero - e che i loro mariti fossero d'accordo.