Che sia una leggenda o meno, per i più una forzatura storica per sottolineare l'eroismo e la forza di una parte a discapito dell'altra, pensare a Maratona, la battaglia dei pochi contro i molti, viene praticamente automatico. Senza scomodare i padri greci, i manuali di storia bellica, da che mondo è mondo, sono pieni di situazioni in cui un manipolo di uomini, quasi sempre eroi, vengono presi e spazzati (quasi sempre) da una compagine ben più numerosa. E parlare di assedio, in un caso del genere, trova la sua piena giustificazione semantica.
A differenza della celebre battaglia combattuta durante la prima guerra persiana, qui i pochi non erano proprio preparati a fronteggiare la furia nemica. Anzi. Alle spalle dell'assedio di Jodotville (altro non è che il nome dell'attuale città di Likasi) c'è la "crisi del Congo", espressione dentro alla quale va quel quinquennio, 1960-1965, in cui una perdurante instabilità politica portò a ripetuti tumulti nel territorio africano.
Il battaglione guidato dall'irlandese Patrick Quinlan faceva parte della missione delle Nazioni Unite nel Congo messa in piedi per assicurare il ritiro delle forze belghe e assistere i locali nell'instaurare un nuovo status quo. La guerra, decisa a tavolino dai potenti, si sa, non fa i conti con i soldati, che prima di tutto sono uomini, con le loro capacità e con la loro resistenza.
Se l'obiettivo dell'ONUC, l'operazione delle Nazioni Unite in Congo, era quello di espellere tutto il personale militare straniero e paramilitare che non fosse sotto il comando delle Nazioni Unite, la storia del battaglione del comandante Quinlan è un esempio squillante delle conseguenze di una scelta, di una strategia. Anche operata nell'ottica di fare il bene per i più.
Basato su fatti tremendamente reali, il nuovo lungometraggio Netflix è tratto dal romanzo omonimo di Declan Power, che lo sceneggiatore Kevin Brodbin sottolinea specialmente nelle sue tipiche cadenze da war-drama con i rapporti e le ottiche di vita dei protagonisti ben in vista.
Del cast, benché ricco di nomi cari al cinema importante, si pensi soltanto a Guillaume Canet nel ruolo del comandante Rene Falques e di Emmanuelle Seigner che interpreta Madame LaFontagne, non si fa che parlare della presenza di Jamie Dornan. Il modello assunto allo stato di divo del proibito nonostante una faccia che più pulita non c'è, dopo l'esperienza super-soft-sadomaso di