Una lettura retrospettiva di The Young Pope di Sorrentino, le due puntate della serie presentate alla Mostra del Cinema di Venezia.
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Una lettura retrospettiva di The Young Pope di Paolo Sorrentino, le due puntate pilota della serie, di dieci, presentate alla Mostra del Cinema di Venezia (che sarà trasmessa in Italia su Sky Atlantic), che ha sollevato la legittima reazione polemica, la solita dialettica dovuta. Sta nelle cose, sta nelle opere, sta nel festival.
È progressista e conservatore. Sembra di sentir parlare i politici italiani, degli opposti schieramenti, nei talk. Per inciso: esprime concetti distanti anni luce dal papa-vero Francesco. Ma dico che è giusto, anzi, sacrosanto, così. Perché il cinema ha tutti i diritti e tutte le licenze, non ha il dovere della verità e neppure della verosimiglianza. Questa è una responsabilità che spetta alla scrittura, la sorella maggiore e nobile, quella vera naturalmente, che deve essere univoca. Il cinema può commettere errori, vive anche senza verità, ti chiede minore applicazione e anche per questo è... più divertente. È un concetto che mi appartiene da tempo, con tanto di prove che non sono solo indiziarie.
Cito alcuni titoli che fanno parte della spina dorsale del cinema, capolavori accreditati: La nascita di una nazione di Griffith, La corazzata Potemkin di Ejzenstejn, Olympia di Riefenstahl. Ebbene questi film sono apologetici, rispettivamente, del razzismo, comunismo e nazismo. Mi sembrano... discreti abbagli ma che non compromettono la qualità del film. L'errore è semplice licenza e parte integrante. Quando Tarantino fa morire Hitler in una sala cinematografica nel suo Bastardi senza gloria, è l'ennesimo richiamo all'"errore utile". Il pericolo è, se così vogliamo chiamarlo, che certe fasce di giovani, che sanno a mala pena chi è Hitler, possano crederla una verità storica. Ma... non è un gran pericolo. Significa che se sei un cineasta puoi anche inventarti santi, papi, persino dio. Puoi proporre un vangelo fai da te o di effetti speciali. Ci pensa il tempo all'opportuno ridimensionamento. Rimane l'opera se possiede qualità cinematografica, e non c'è dubbio che nel "Giovane papa" ci sia.
Sorrentino è un magnifico talento di cinema, meglio, di immagine. Il suo talento di scrittore invece decade di molti punti.
Trattasi di effetti speciali, appunto. Come quando il papa dice a un suo prelato "Non credo in Dio." Ma poi aggiunge "Sto scherzando." Oppure promuove il preservativo e le nozze per i preti. O rompe la sacralità della confessione chiedendo a un cardinale di fare la spia. Oppure si ammira compiaciuto ed elegante, da "superstar", sì come quello del musical di tanti anni fa. E non può mancare la cucina, con la ricetta di un piatto semplice da vendere ai fedeli. Ma a fronte di questa... quasi banale trasgressione troneggia un papa severo, conservatore e giustizialista. Anche questo è un contrasto da effetto speciale. È semplice, ed è una simulazione: Sorrentino fa parlare il "giovane" progressista nel sogno, e quello conservatore nella realtà. I primi concetti sono le verità che pensa, i secondi sono quelli, opportuni, corretti, che deve dire. Deve mentire, come tutti. È un trucco risaputo, e reiterato. Da cineasta.
Voglio richiamare Habemus papam di Nanni Moretti, che considero il più bel film italiano dell'epoca recente. Il suo papa angosciato e dubbioso certo non sarà condiviso da un credente che può pensare: "Certo se ad avere dei dubbi è il ministro di dio, siamo messi male". Ma, nonostante, il film è da molte stelle. Per una ragione "collaterale": Moretti sa scrivere. Valuta meglio e più profondamente l'argomento.
Voglio allargare ed estendere il discorso a un altro schermo, quello piccolo. Penso alla satira di Maurizio Crozza, a quei momenti su papa Francesco. Crozza/Bergoglio con sulle spalle quel pesante frigorifero, come fossero i peccati del mondo. Definiamole gag, dissacranti, abrasive, ma creative con intelligenza a potenza. Una bella satira che sfiora sempre il pericolo senza mai caderci dentro. Accettata, anche da Francesco, credo. Ecco, dietro a Crozza c'è gente che sa capire e scrivere. L'autore ha detto che The Young Pope può aiutare la Chiesa. Ho dei dubbi. Certo la Chiesa possiede tutti gli anticorpi per difendersi se c'è da difendersi e credo che li metta in campo per altre difese. Il cinema e i suoi derivati hanno tutti i diritti e le franchigie. E le immunità. Ma sempre con la consapevolezza, come diceva Gaber, che "solo di filmetti trattasi."