In occasione dell'uscita di Fräulein - Una fiaba d'inverno, in sala dal 26 maggio, ecco 10 grandi lavori che hanno fatto dell'hotel il cardine e la materia essenziale del racconto.
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Luogo e non-luogo, crocevia di incontri, addii, tradimenti, equivoci, fantasmi, oblio, amore e morte. L'hotel è qui il luogo che accoglie il cinema diventando la sua caverna, il suo rifugio primordiale dove la materia filmica si annida e si evolve.
Ed è proprio in un piccolo albergo che si svolge la storia di Fräulein - Un fiaba d'inverno, la prima regia di Caterina Carone, una commedia intima che ci racconta la solitudine e l'amicizia. Regina, chiamata da tutti in modo dispregiativo fräulein (in questo caso sta per zitella e non semplicemente signorina) è una ragazza un po' trascurata, scontrosa e solitaria che vive nel suo hotel ormai dismesso. Le cose cominciano a cambiare quando Walter, interpretato da Christian De Sica, arriva proprio in quell'albergo con la speranza di rivivere il suo passato. Tra i due nascerà una tenera amicizia che aiuterà entrambi ad affrontare i propri fantasmi e a intraprendere un nuovo inizio.
La grande ballerina Madame Grusinskaya è in declino e si rifugia al Grand Hotel con l'intento di togliersi la vita. Viene salvata da un gentiluomo, il barone von Geigern che però vive di piccoli traffici illeciti.
Il Grand Hotel è il punto di incontro dei vari personaggi e delle loro vite, modelli di diverse umanità in un film che è diventato esemplare.
Tra i massimi capolavori di Alfred Hitchcock, Psyco è un'opera che ha contribuito a creare dei veri e propri stilemi.
Psyco mette in scena la patologia edipica ai suoi massimi livelli e il motel si trasforma in una sorta di grembo materno che conserva l'orrore e la pazzia di Norman Bates.
È in un lussuoso albergo/villa che un uomo (Giorgio Albertazzi) desidera portare via la donna di cui è innamorato (Delphine Seyrig), cercando di farle tornare alla memoria il loro amore, nato proprio lì un anno prima.
Difficile decifrare un film così complesso dove la metariflessione costituisce uno degli elementi più incisivi (il film si apre con una rappresentazione teatrale che sembra anticipare l'azione dell'opera stessa), L'anno scorso a Marienbad esplicita con eleganza quello che forse ogni film in nuce possiede: l'incessante ricerca dell'oggetto perduto.
In un albergo di Vienna un ex ufficiale nazista lavora come portiere di notte, qui incontra una donna ebrea sopravvissuta al campo di concentramento. Tra i due riaffiora un'ambigua relazione sadomasochista che rimette in gioco i loro ruoli e il loro passato.
Il microcosmo di questa coppia, all'interno dell'albergo viennese, funge da metafora per mettere in scena quelli che sono gli effetti devastanti di quella guerra e di quell'orrore.
Jack Torrance (Jack Nicholson) deve completare il suo libro e così accetta un lavoro come custode di un albergo chiuso durante l'inverno. Insieme alla sua famiglia comincia a trascorrere i giorni nell'Overlook Hotel, sperduto tra le montagne del Colorado. Ma è proprio l'albergo ad avere qualcosa di minaccioso tanto da far impazzire Jack, com'era accaduto anni prima con un altro custode.
Solo la "luccicanza", potere occulto del figlio Danny, può contrastare la potenza del malefico Overlook Hotel.
Quattro stanze d'albergo per quattro episodi diretti da quattro registi.
Il film è una commedia eccentrica con note slapstick ed elementi paradossali, non c'è dubbio che le parti migliori siano quelle dirette da Rodriguez e Tarantino. Su tutti spicca l'interpretazione di Tim Roth.
Il Million Dollar Hotel è un albergo per pazzoidi, spostati e vagabondi. Un giorno uno di questi, Izzy, si suicida senza una ragione precisa, viene chiamato a indagare il detective Skinner (Mel Gibson). Da qui le vicende di questi bizzarri personaggi cominciano a intrecciarsi e il detective fa amicizia con Tom Tom, uno stravagante ragazzo innamorato di un angelo che vaga a piedi nudi, Eloise (Milla Jovovich). Grazie a Tom Tom, Skinner arriverà a conoscere la verità.
Il film nasce dall'idea del cantante degli U2, Bono, che ha scritto tutta la colonna sonora.
In un albergo grande e freddo Irene prende il posto come receptionist di una ragazza da poco scomparsa. Man mano che i giorni passano, la giovane comincia a indagare e farsi domande sul mistero che avvolge questo hotel. Jessica Hausner gira un thriller angosciante e algido con un'estetica curata e precisa, inquadrature fisse e colori contrastanti (molto bella la sequenza in cui la protagonista, che indossa il vestito rosso, si immerge nel buio del corridoio).
Qui l'albergo è un luogo di odio e ostilità, una caverna oscura, come quella che Irene visita con il suo ragazzo, un microcosmo di orrori e misteri. Di fronte all'edificio, come un prolungamento di quest'ultimo, il fitto bosco ingoia chi è diverso dagli altri.
Josh e Paxton, due ragazzi statunitensi, girano per l'Europa insieme a Oli, un giovane islandese. Convinti di trovare la mecca del turismo sessuale, si dirigono verso la Slovacchia e raggiungono un paesino nei pressi di Bratislava. Qui alloggiano in un ostello e condividono la stanza con due belle e disinibite ragazze. La vacanza da sogno però sarà presto interrotta, Oli scompare e i ragazzi si ritroveranno ad affrontare un vero e proprio incubo.
Roth omaggia i giapponesi come Miike e senza dubbio anche il suo amico Quentin Tarantino.
Nell'immaginaria Repubblica di Zubrowka, Monsieur Gustave è il consierge e direttore del Grand Budapest Hotel. Madame D. gli affida un prezioso quadro ma quando questa muore, suo figlio Dimitri accusa Gustave di averla uccisa. Da qui una serie di eventi ed equivoci si susseguono a ritmo serrato, il giovane Zero aiuterà il suo capo ad uscire dai guai.
Riconoscibilissimo nella sua estetica ormai consolidata, Anderson costruisce un film ricco di analessi, simmetrie visive, particolari, ossessioni e capricci del regista stesso. Il Grand Budapest Hotel rappresenta proprio l'anima dell'autore, il luogo ideale dove al meglio esprimere e esplicare la sua arte.