In prima serata alle 21.10 un film che s'appresta ad essere un manifesto del nostro tempo complesso e problematico.
Margherita sta girando un film impegnato sulla crisi economica italiana dove si racconta lo scontro tra gli operai di una fabbrica e la nuova proprietà americana che promette tagli e licenziamenti. Oltre a dover gestire la complessità del set corale di un film politico, deve fare i conti con le bizze della star italo-americana che ha scelto per interpretare il ruolo del nuovo proprietario; un attore in crisi, ostaggio della sua maschera di divo, qui esasperata dal provincialismo del cinema italiano. Margherita è separata, ha una figlia adolescente che frequenta malvolentieri il liceo classico in ossequio alla tradizione famigliare impressa dalla nonna (insegnante di latino e greco), ha un amante, attore nel film impegnato, mollato all'inizio delle riprese, e una vita confusa, solitaria e complicata. La concentrazione, richiesta per girare un film così difficile, tutto spostato verso il lato pubblico e politico, è minacciata dalle istanze del privato e dall'ombra sempre più densa della possibile morte della madre che la costringe a un confronto difficile e doloroso, soprattutto con se stessa e con il fratello Giovanni, un ingegnere posato che si è preso un periodo di aspettativa dal lavoro per accudire la madre malata di cuore, ricoverata con poche speranze in un ospedale della capitale.
Mia madre è un film profondo e sincero, tanto da essere quasi crudele per il lavoro che compie di scavo ineluttabile e autentico. Non è il primo film in cui Moretti "mette a nudo" se stesso nel confronto con in suoi alter-ego cinematografici. Lo ha sempre fatto. Ma la natura di questo dialogo ha da qualche tempo assunto una qualità diversa. È come se avesse avuto bisogno di liberarsi della sua stessa maschera per guardarsi in faccia. E non è un caso che questo gesto coincida con il graduale mettersi da parte dell'attore/regista a favore di altri sembianti, figure, personaggi, attori.
Moretti ha dovuto non coincidere con la propria immagine per avviare un confronto con se stesso. L'ha iniziato a fare con il Caimano e con Habemus Papam. Ma lì la crisi e le domande (pubbliche e private) venivano assunte da figure "politiche", mentre ora il confronto è con il ruolo del regista nell'esercizio della sua funzione di direzione. Ecco, Moretti non ha cercato scappatoie, vie di fuga, facili "neologismi". È andato diretto al punto.
Ad aumentare la complessità di un film ricco di suggestioni psicoanalitiche e di elementi autobiografici, c'è la scelta di trovare se stessi nel corpo di una donna. Margherita (Buy), alter-ego di Moretti, non si trasforma mai nell'icona dell'Apicella che fu. In questo senso, lui e lei riescono in qualcosa di molto difficile: confondersi l'uno nell'altra, dando vita a un genio complesso e originale.
Mia Madre andrà in onda questa sera in TV su RAIMOVIES.