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Cannes, glamour e rigore. I 10 film assolutamente da non perdere

In attesa dell'inaugurazione dell'11 maggio con Café Society di Woody Allen, ecco dieci buoni motivi per non perdersi un solo giorno del più grande spettacolo del mondo.
di Marzia Gandolfi

In foto Daphne Scoccia in una scena del film Fiore di Claudio Giovannesi, in Concorso alla Quinzaine des Réalisateurs.
mercoledì 4 maggio 2016 - Cannes Film Festival

Avrebbe debuttato il primo settembre del 1939 se l'entrata in guerra non avesse impedito la prima edizione (già pronta e presieduta da Louis Lumière) di quello che sarebbe diventato il più grande festival del cinema al mondo. Perché? Perché è glamour e rigore insieme, eccesso e raffinatezza, arte e mercato, stravaganza e austerità ma soprattutto elitarismo discriminatorio accompagnato a una capacità sorprendente di rinnovamento che intuisce e abbraccia le nuove tendenze del cinema.

A una settimana dai nastri di partenza e dopo un 'inverno nero' che ha alzato il livello di guardia, la 69esima edizione del Festival di Cannes promette un concorso straordinario, straordinarietà che non difetta nemmeno alle sezioni parallele in cui brilla il cinema italiano di Marco Bellocchio, Paolo Virzì e Claudio Giovannesi.
Marzia Gandolfi

1896 e "non tutti formidabili" sono i film visti da Thierry Frémaux e la sua squadra che accanto ai nomi consueti (Pedro Almodóvar, Xavier Dolan, i fratelli Dardenne, Olivier Assayas e Ken Loach) e ai ritorni anelati (Nicolas Winding Refn, Brillante Mendoza, Paul Verhoeven mai più convocato dopo Basic Instinct), schiera sul tapis rouge autori rivelati da una folgorante opera prima e audacemente invitati a concorrere per il titolo più prestigioso.


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In concorso alla Quinzaine des Réalisateurs, il nuovo film di Claudio Giovannesi (Alì ha gli occhi azzurri) mette in schermo l'amore di due adolescenti ostacolati dall'ambiente in cui scontano gli errori delle loro giovani vite.

Ancora una volta 'adolescente', il cinema di Giovannesi affronta la realtà carceraria e le barriere reali e simboliche di una prigione per minori.
Marzia Gandolfi

Prigione che con la libertà impedisce anche il sentimento. Attraverso gli occhi di Daphne e Josh, l'autore romano, che ha trattato l'età puberale tra documentario e fiction, 'infrange' la legge e riconosce l'affettività come diritto della persona detenuta.


In foto una scena del film Fiore.
In foto una scena del film Fiore.
In foto una scena del film Fiore.
 

Adattamento dal romano omonimo di Giuseppe Ferrandino, Pericle il Nero è un noir secco interpretato da Riccardo Scamarcio e diretto da Stefano Mordini.

Dopo aver raccontato la provincia post-industriale di Ravenna (Provincia meccanica), il regista racconta un altro impasse esistenziale a cui un uomo al soldo della camorra prova a sottrarsi.
Marzia Gandolfi

Concentrato sugli attori e sui loro corpi in fuga, ieri Stefano Accorsi, oggi Riccardo Scamarcio, Mordini si guadagna un posto nella sezione Un Certain Regard e come i suoi protagonisti tenta la chance.


In foto una scena del film Pericle il nero.
In foto una scena del film Pericle il nero.
In foto una scena del film Pericle il nero.
 

Dentro un Eden immobile, dove tutti cercano o attendono qualcosa (o qualcuno) e l'esistenza ritorna al desiderio puro, Alain Guiraudie ambientava il suo capolavoro (Lo sconosciuto del lago).

Scoperto nel 2001 dalla Quinzaine des Réalisateurs con il medio-metraggio Ce vieux rêve qui bouge e confermato nel 2013 con Lo sconosciuto del lago in Un Certain Regard, con cui vince il premio per la regia, l'autore francese è in concorso quest'anno con Rester Vertical.
Marzia Gandolfi

Rester Vertical racconta l'erranza di un padre in ambasce lungo le strade che conducono alla decadenza sociale. La sua partecipazione al concorso premia il percorso di un autore quasi marginale e del suo cinema di sguardi. Di sguardi senza giudizio.


In foto una scena del film Rester Vertical.
In foto una scena del film Rester Vertical.
In foto Alain Guiraudie, regista di Rester Vertical.
 

Nel 2005 con La morte del signor Lazarescu, tragicommedia politica che stigmatizzava il sistema ospedaliero, Cristi Puiu vince nella sezione Un Certain Regard e produce con Cristian Mungiu (4 mesi, 3 settimane, 2 giorni) la nuova onda del cinema rumeno.

Cristi Puiu ritorna sulla Croisette, questa volta in concorso, con un dramma familiare che contrariamente a quello che il titolo lascia pensare si svolge a Bucarest.
Marzia Gandolfi

Storia di un brillante neurologo che rientra da Parigi per accompagnare la madre alla commemorazione della morte del padre, Sieranevada è un 'requiem' che esplora le tensioni, le passioni e i rancori che intrecciano i legami familiari.


In foto una scena del film Sieranevada.
In foto una scena del film Sieranevada.
In foto una scena del film Sieranevada.
 

Leone d'argento nel 2009 a Berlino con Everyone Else, Maren Ade è in concorso a Cannes con Toni Erdmann che svolge la relazione atipica di un padre e di una figlia.

La coppia sembra essere il soggetto privilegiato di questa giovane autrice tedesca che trova nel cinema uno straordinario strumento di osservazione.
Marzia Gandolfi

L'indagine, filiale o coniugale che sia, diventa per lei il procedimento per forzare segreti e intimità alla ricerca di una possibile ricostruzione. Insieme a Nicole Garcia (Mal de pierres) e Andrea Arnold (American Honey) è la terza donna in concorso a un festival che una sola volta ha visto trionfare una regista. Nel 1933 Jane Campion vinceva la palma d'oro con Lezioni di piano.


In foto una scena del film Toni Erdmann.
In foto una scena del film Toni Erdmann.
In foto una scena del film Toni Erdmann.
 

Cinque anni dopo il sontuoso adattamento di "Cime tempestose", Andrea Arnold realizza le peregrinazioni avventurose di un'adolescente che piomba in un quotidiano fatto di sesso, droga e naturalmente rock'n'roll e ripara in un ristorante messicano a Frisco in Texas.

Con American Honey, la regista britannica gira per la prima volta fuori dal suo paese natale e ritorna a Cannes, formidabile luogo di accoglienza per i suoi film.
Marzia Gandolfi

Selezionata nel 1998 dalla Semaine de la Critique per il suo primo corto (Milk), vince nel concorso ufficiale lo stesso premio (quello della giuria) nel 2006 con Red Road e nel 2009 con Fish Tank. Nel 2012 è stata membro della giuria che ha consegna la Palma d'oro a Michael Haneke (Amour).


In foto Shia LaBeouf, protagonista del film American Honey, in una scena del film Fury.
In foto Shia LaBeouf, protagonista del film American Honey, in una scena del film Charlie Countryman.
In foto una scena del film American Honey.
 

Critico cinematografico e poi regista che ha fatto sua la lezione di Robert Altman, Kleber Mendonça Filho è in concorso a Cannes con Aquarius, storia di una donna che vive circondata da dischi e libri, in un immobile che ha il nome del titolo, e ha il potere di viaggiare nel tempo.

Rivelato nel 2012 da Neighboring Sounds, inedito in Italia, il regista brasiliano scommette tutto su Sonia Braga, straordinaria protagonista di Donna Flor e i suoi due mariti e celebre eroina della telenovela "Dancin' Days".


In foto una scena del film Aquarius.
In foto una scena del film Aquarius.
Una foto dal set del film Aquarius.
 

Annunciato come una delle più grandi produzioni del cinema sudamericano, Neruda è l'attesissimo biopic di Pablo Larraín, autore cileno da sempre in ascolto del suo paese e del suo passato.

Film sul poeta e sull'uomo politico, Neruda inorgoglisce le file della Quinzaine des Réalisateurs, rileggendo una figura leggendaria del Cile che spese la sua vita a lavorare per la giustizia sociale nel cuore di un'America Latina divorata dalla corruzione e abbattuta dai colpi di Stato.
Marzia Gandolfi

Il film si svolge tra il 1946 e il 1948, intervallo in cui il poeta era membro del Partito Comunista, senatore e critico irriducibile del governo cileno. Interpretato da Luis Gnecco e da Gael García Bernal, Neruda riunisce i due attori dopo No - I giorni dell'arcobaleno.


In foto una scena del film Neruda.
In foto una scena del film Neruda.
In foto una scena del film Neruda.
 

Secondo film d'animazione franco-svizzero, Ma vie de courgette è stato realizzato negli studios di Pôle Pixel a Villeurbanne e 'disegna' l'integrazione di Courgette, un ragazzino di dieci anni che ha perso prematuramente la mamma, in un orfanotrofio dove vivono altri bimbi come lui feriti dalla vita.

Affollato di creature animate e filmate immagine per immagine (in stop motion), il film è scritto da Céline Sciamma, regista di Diamante nero e sceneggiatrice dell'ultimo e sorprendente film di André Téchiné (Quand on a 17 ans).
Marzia Gandolfi

La scelta di 'animare' un soggetto così duro basta da sola a collocare il film, diretto da Claude Barras, tra le grandi attrazioni della Quinzaine.


In foto una scena del film Ma vie de courgette.
In foto una scena del film Ma vie de courgette.
In foto una scena del film Ma vie de courgette.
 

Adattamento dell'omonimo romanzo di Edward Bunker, Dog Eat Dog è un'altra delle perle da infilare della Quinzaine.

Diretto da Paul Schrader e interpretato da Willem Dafoe e Nicolas Cage, Dog Eat Dog è un noir contemporaneo accomodato nei quartieri depressi di Los Angeles dove tre uomini si giocano la libertà tentando il colpo della vita.
Marzia Gandolfi

Attraverso un romanzo che ha messo in forma il crimine moderno, Schrader cavalca ancora una volta le sue ossessioni (violenza, pornografia, ego) come alternative all'angoscia esistenziale.


In foto Nicolas Cage, protagonista del film Dog Eat Dog.
In foto Nicolas Cage e Willem Dafoe, protagonisti del film.
In foto Willem Dafoe, protagonista del film Dog Eat Dog.

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