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Berlinale 2015, il giorno di Vergine giurata

L'attesa per l'attrice protagonista Alba Rohrwacher.
di Gabriele Niola

In foto l'attrice protagonista di Vergine giurata, Alba Rohrwacher, in una scena del film.
Alba Rohrwacher (45 anni) 27 febbraio 1979, Firenze (Italia) - Pesci. Interpreta Hana/Mark nel film di Laura Bispuri Vergine giurata.

giovedì 12 febbraio 2015 - News

È il giorno del cinema italiano e il vero simbolo della pattuglia italiana di Berlino è il nuoto sincronizzato, sport largamente ignorato nei nostri film che è invece presente (con delle bellissime scene) in due dei 5 film arrivati alla Berlinale. In Vergine giurata è un comprimario a praticarlo, in Cloro di Lamberto Sanfelice è invece la protagonista.
L'esordio nel lungometraggio di Laura Bispuri con Alba Rohrwacher come protagonista è ovviamente il capofila del gruppo e passa oggi in concorso, quasi contemporaneamente a quando nella sezione Culinary Cinema viene proiettato anche Il segreto di Otello di Francesco Ranieri Martinotti.
Dunque se all'ultima Mostra di Venezia i film italiani più grossi si erano caratterizzati per avere tutti a che fare con il crimine (sia ai minimi che ai massimi livelli), alla Berlinale si oscilla tra il documentarismo e i problemi adolescenziali dei due film nella sezione Generation, quella dedicata al cinema per ragazzi.
Vergine giurata parte da presupposti al limite dell'etnografico. La protagonista è una donna che, ottemperando ad un'usanza dei pastori montanari albanesi, diventa la vergine del titolo, cioè decide di essere un uomo e tutti devono trattarla di conseguenza, così da ottenere più rispetto e più diritti all'interno della comunità. Arrivata in Italia per ritrovare la sorella scappata anni prima si aprirà ad un sentimentalismo sommesso, riscoprendo i suoi istinti femminili. Cloro invece lo spostamento da un luogo ad un altro lo utilizza per destabilizzare la sua protagonista, una ragazza dalla famiglia disastrata (la madre morta, il padre ridotto in miseria dal dolore) che si rifugia dallo zio, passando da Ostia all'Abruzzo.
L'unico vero documentarista è però Francesco Clerici che in Il gesto delle mani (sezione Forum, quella più di frontiera e sperimentale) riprende con minimalismo ed essenzialità la genesi di un'opera di Velasco Vitali a partire, per l'appunto, dai gesti delle mani. Coadiuvato solo dai rumori e con un gran lavoro sul montaggio, Clerici, cerca di cogliere il mistero della creazione manuale dell'arte.
Invece dell'arte cinematografica, paradossalmente, si occupa il film della sezione Culinary Cinema Il segreto di Otello, cronaca di come il ristorante dell'Otello del titolo fosse diventato nell'era d'oro del nostro cinema il luogo di ritrovo dei massimi scrittori e registi (Scola, De Bernardi e Fellini su tutti) e di come la creatività artistica nascesse e si fomentasse in un luogo caotico come una trattoria del centro.
Chiude la pattuglia il meno classificabile (almeno per i nostri standard) ovvero la commedia per ragazzi Short Skin, di Duccio Chiarini, film di inusitata audacia, che racconta con il tono delicato dei summer movies (quelli in cui i ragazzi vivono la grande avventura sessual-sentimentale in un'unica estate) il rapporto del protagonista con l'inusuale problema della difficoltà a ritirare il prepuzio e il conseguente dolore anche solo nel masturbarsi che lo riempie di terrore davanti alla possibilità, agognata, di avere un rapporto con una ragazza.

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