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Berlinale 2015, chi è l'italiana del festival?

Laura Bispuri, la regista del film in concorso Vergine giurata.
di Gabriele Niola

In foto la regista Laura Bispuri.
Laura Bispuri (46 anni) 20 agosto 1977, Roma (Italia) - Leone. Regista del film Vergine giurata.

martedì 10 febbraio 2015 - News

Sembra spuntata dal nulla Laura Bispuri, non si trovano molte informazioni su di lei e nemmeno foto, se non un paio in cui esibisce il suo placido sorriso. È questione ancora di pochi giorni perchè il suo nome diventi noto, già dal passaggio in concorso alla Berlinale con il suo primo lungometraggio, Vergine giurata, le sue storie di ragazze e donne fuori da ogni canone usciranno fuori dal circolo degli appassionati.
I più attenti avranno già avuto modo di assaggiare gli strani piatti cucinati dalla regista romana, come Passing Time, il cortometraggio vincitore del David di Donatello nel 2010, in cui una bambina elabora il lutto della perdita del nonno. Il lento svelarsi del rapporto particolare che esisteva tra i due mette già in mostra il suo stile asciutto e di poche parole.
Stesso anno secondo corto: Biondina, un'altra bambina quasi-ragazza si confronta con una donna più grande (Anita Caprioli), svelando lentamente un mondo interiore esclusivo e peculiare. Ma è con il successivo (e ultimo) che Laura Bispuri osa di più. Salve Regina lavora con il 3D e racconta con grande delicatezza e con grande economia di parole e profluvio di immagini un'amore tra due persone dai corpi inusuali e non concilianti.
L'approdo, finalmente, al lungometraggio si presenta ora come la logica prosecuzione di questo percorso. Vergine giurata si muove intorno ad Hana, interpretata da Alba Rohrwacher, figlia di un pastore di una delle parti più arcaiche dell'Albania, luoghi in cui la donna conta meno di niente. Hana, insofferente della maniera in cui è quotidianamente vessata per il suo sesso, decide di sacrificarsi e, assecondando un rituale tradizionale, rinuncia alla propria femminilità per diventare "vergine giurata" ovvero, per tutti quanti da quel momento in poi, un uomo.
Arrivata in Italia, ospite della sorella scappata per tempo da quell'inferno e approdata ad una vita normale, lentamente si scontra con la modernità per riacquistare piano piano il proprio diritto ad essere donna.
Come è chiaro se si dovesse riassumere lo stile di Laura Bispuri in una sola particolarità, questa sarebbe la voglia di guardare quello che nessuno guarda. Le sue donne non sono mai quelle che il cinema ci racconta solitamente, le sue ambientazioni non sono quelle filmate dagli altri, le sue trame non ruotano intorno ai soliti conflitti. Come se evitasse metodicamente il noto, lo stile di Laura Bispuri svela quello che già sappiamo e spesso dimentichiamo, ovvero che l'attenzione dei nostri film è sempre puntata sui medesimi soggetti, al di là dei quali c'è un intero universo umano dimenticato e pronto per essere raccontato.

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