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Margaret Thatcher e il "suo" cinema

L'unicum britannico.
di Pino Farinotti

In foto Margaret Thatcher

lunedì 8 aprile 2013 - Focus

In un mio intervento ai tempi di The Iron Lady scrivevo della Thatcher:

"...in una riunione coi suoi collaboratori le frasi sono "la gente non riesce a pagare i mutui e si vede sequestrare la casa dallo Stato, le famiglie non arrivano alla fine del mese". Come suonano queste parole, come "ci" suonano? In chiave di giudizio storico retrospettivo, anche qui vale il paradosso: il Primo ministro si impegnò, con azione radicale, magari violenta, a sanare la caduta economica che attanagliava l'Inghilterra. Forse c'è riuscita, ma i detrattori non mancano. C'è una dichiarazione programmatica precisa e anche questa "ci suona": "chiederò un sacrificio enorme, doloroso, è l'unica strada per sopravvivere...".

Il sacrificio lo abbiamo fatto, speriamo di sopravvivere. E aggiungo, poi mi fermo per ... incompetenza rispetto alla sede, speriamo che da noi arrivi una Thatcher.
Il cinema dell'epoca "Thatcher" è decisamente importante, si tratta di un'azione che ha aderito alla verità, ai fatti della storia, alla vita delle gente, alla lotta di alcune classi letteralmente per la sopravvivenza. Spesso i momenti storici si sono valsi del cinema, per lo più per la propaganda. Sono citazioni che ho già fatto: il cinema russo, coi suoi titoli, molti peraltro di qualità, apologetici di quel regime. E poi quello italiano, parlo del Ventennio, a sua volta apologetico, ma di scarsa qualità generale. Il cinema di Roosevelt, che fu un sostegno solido e positivo, magari decisivo per superare la depressione del '29. Anche Clinton ha avuto il suo cinema, cito un titolo a suo tempo avvicinato a Capra, Il presidente - Una storia d'amore, dove Michael Douglas era semplicemente la bella copia di Bill Clinton. E poi I due presidenti, con Dennis Quaid alter ego dell'americano, a celebrare l'amicizia fra due uomini che hanno avuto nelle mani il mondo, l'altro era Tony Blair. Infine Obama con gli autori che lo accompagnano secondo momento e necessità: Bigelow con The Hurt Locker e Zero Dark Thirty, Affleck con Argo: "Zero" e Argo, rigorosamente premiati con l'Oscar. Con la signora Thatcher la funzione del cinema si è... capovolta: non le era amico. Segue l'intervento che ho fatto a suo tempo. Che il (poco) tempo passato non ha reso... sorpassato.

... Ambiziosa
Margaret Thatcher, conservatrice ambiziosa, in politica dagli anni Cinquanta, attraversando la storia inglese del dopoguerra, fra il 1979 e il 1990, fu Primo ministro del Regno Unito, unica donna. Fu donna e politico dai grandi paradossi. Il primo sono le origini, suo padre era un droghiere e la casta non glielo perdonò mai: del resto una delle due camere la cosiddetta "alta", è denominata Camera dei lord, appunto. Non so se l'immagine di un parlamento di soli uomini, trasmessa dal film sia appropriata: Thatcher/Streep è la sola macchia femminile e chiara, tutti sono terribilmente e uniformemente scuri. Quota rosa... ridicola dunque, anzi, assente. Unica donna e una popolana. Per emergere forse non bastava neppure l'"iron", l'acciaio. Occorreva essere un unicum, un fenomeno. E lei lo era.

Un altro paradosso è il gradimento. Pochissimi politici inglesi, forse nessuno, sono stati contestati come la Thatcher. Eppure continuamente eletta. Se si intende evocare in immagini di getto le sue amministrazioni, appaiono scontri violenti, schieramenti di operai che contrastano la polizia, negozi e macchine dati alle fiamme, corpi senza vita sulla strada. Anche il cinema si esprime in quel senso, tanto da aver creato un vero e proprio genere, il cinema cosiddetto tatcheriano, appunto. Titoli esemplari sono Full Monty, Grazie, signora Thatcher, Billy Elliot. Sono storie di inglesi in difficoltà, impiegati, minatori, giovani, che lottano per la sopravvivenza. Full Monty viene integrato da un sottotitolo, "squattrinati organizzati", eloquente e realistico. Era quella la situazione, era l'indicazione, l'incentivo della Lady: inventate, organizzatevi, abbiate coraggio e fantasia.

Intensa
Dovendo raccontare una vita, e così intensa, la regista Phyllida Lloyd è costretta alla selezione. Ecco dunque i grandi episodi: i dieci irlandesi appartenenti all'IRA che la Lady lasciò che morissero per lo sciopero della fame. La vicenda delle Falkland, del 1982, quando rispose all'invasione di quelle isole, territorio inglese, da parte della giunta militare argentina. Fu durissima, in nome sopratutto del principio che non si deve mai cedere. Scatenò una vera guerra e la vinse. Quel successo e la relativa sproporzionata popolarità le servirono per la rielezione. Fu ancora favorita in un'altra elezione dalla frattura interna al Partito Laburista. Dunque paradosso e fortuna. Represse con la forza azioni di picchettaggio dei minatori in sciopero. Fu, per tutti i suoi mandati, nemica implacabile dei sindacati. E il film non può ignorare l'attentato dal quale si salvò miracolosamente, nell'ottobre del 1984, quando gli estremisti dell'IRA fecero saltare il Grand Hotel di Brighton dove si svolgeva un congresso del partito.Verso la fine della sua amministrazione era diventata intransigente, quasi cattiva, anche verso i suoi più fedeli collaboratori. E alla fine ne pagò le conseguenze.

Temporali
Il film è costruito sui soliti piani temporali, salti continui. Da quando Margaret è studentessa in tempo di guerra: una lettera le annuncia di essere stata accettata a Oxford, il padre è felice, la madre non la legge neppure perché è in cucina e ha le mani bagnate. Poco più che ventenne Margaret, nata Roberts, incontra Dennis Thatcher, elegante e snob, senza grandi qualità ma inserito negli ambienti alti. Phyllida Lloyd ne fa, e forse lo era, un utile giullare, un compagno complementare all'ambizione di Margaret che, alla domanda di matrimonio risponde "sarò una moglie, ma soprattutto una donna che fa politica". Perfeziona il concetto dicendo che la vita di una donna non può risolversi fra figli, marito e fornelli, ma deve essere impiegata per qualcosa di utile e importante. Dennis è sempre pronto a sdrammatizzare, a scherzare, a mimare Charlot, a cambiare giacca a cravatta secondo l'ordine della moglie. Toccata da un principio di alzheimer, la Thatcher ha rimosso la morte del marito e trasfigurato i tempi della sua vita pubblica e privata. Ha una figlia che quasi non sopporta, è rimasta sola con ricordi confusi e un potere che non c'è più. Tristissima è la vita domestica quando l'azione non c'è più e c'è solo ... la vita domestica. The Iron Lady è un compito correttamente eseguito. Quando devi affrontare vite come quella è facile smarrirsi in un mare troppo grande. Allora, come è avvenuto, si punta sul fenomeno, che è Meryl. E lei naturalmente carica tutto sopra di sé, e quasi non serve altro. Sopra ho detto: paradosso. E con un paradosso voglio concludere. La Streep ha ottenuto l'ennesima nomination all'Oscar. È brava, è perfetta, lo è tradizionalmente e inevitabilmente. Il ruolo poi è studiato come esatto esercizio da Oscar. È tutto così vero, scontato e ineluttabile che... spero che vinca un'altra... "

Invece ha vinto Meryl.

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