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Cinema di qualità con il Trieste Film Festival

La rassegna, in chiusura il 23 gennaio, guarda all'Europa centro-orientale.
di Annalice Furfari

In foto una scena di Il viaggio della signorina Vila di Elisabetta Sgarbi, film d'apertura del Trieste Film Festival.

lunedì 21 gennaio 2013 - News

Un weekend all'insegna del cinema di qualità, quello che si è concluso in Friuli Venezia Giulia, suggestiva cornice del Trieste Film Festival, inaugurato giovedì scorso. La rassegna, diventata nei suoi 24 anni di vita un saldo punto di riferimento per le cinematografie dell'Europa centro-orientale, si conferma molto apprezzata dal pubblico e dalla critica, con la sua capacità di dare visibilità a opere pregiate che non trovano adeguati sbocchi distributivi nel nostro paese.

Nelle prime quattro giornate della manifestazione, che si concluderà il 23 gennaio, si sono susseguite anteprime nazionali di film apprezzati nei più importanti festival internazionali, come quello di Cannes. Di richiamo i titoli presentati nell'ambito delle tre sezioni principali, quelle del concorso che assegnerà i premi finali: "Feature film competition", "Short film competition" e "Documentary competition".

Gremito l'evento speciale di apertura, la proiezione del film Il viaggio della signorina Vila, diretto da Elisabetta Sgarbi, con l'introduzione curata dai direttori del festival, Annamaria Percavassi e Fabrizio Grosoli, insieme con la regista. Una scelta dal sapore particolare, quella dell'apertura, dato che il film è stato girato interamente a Trieste. Questa storia d'amore tra un uomo e una donna di un altro tempo, finiti per sbaglio nella Trieste di oggi, è anche la storia d'amore di un intellettuale che si scambia e si specchia con il proprio passato, reale e letterario, e con il passato della sua città.

Non poteva, dunque, esserci apertura migliore per un festival che ha proseguito il suo viaggio nell'Europa centro-orientale con storie di esistenze vissute nel tentativo di superare le difficoltà di un presente attraversato da una crisi spirituale oltre che economica. Dalla Lettonia all'Austria, dalla Serbia all'Albania, sia nei documentari che nelle opere di finzione, si sono alternati protagonisti in lotta con se stessi e con gli altri, alla ricerca di un senso e del proprio posto nel mondo.

Grande attenzione è rivolta, in questa 24esima edizione del festival, al cinema femminile: dalla donna scontrosa e solitaria di Dokumentalist, diretto da Ivars Zviedris e Inese Klava, alla giovane problematica che fa i conti con una madre malata di mente in Avanti di Emmanuelle Antille, passando per l'adolescente che cerca l'amore nella Serbia del dopoguerra in Klip di Maja Milos e la quarantenne dalle fugaci avventure di una notte In camera da letto di Tomasz Wasilewski.

Di impatto anche le istantanee provenienti dalle zone solcate da conflitti recenti, che ancora bruciano. In Madein Albania l'italiana Stefania Casini racconta il presente di un paese che, ventun'anni anni dopo la caduta del regime comunista, vive la democrazia con tutte le sue contraddizioni, in bilico fra passato e futuro. Ci sono poi i racconti da Belgrado, dalla Germania dell'Est, dalla Georgia, dalla Bulgaria e dalla Cecoslovacchia.

Ricche di spunti interessanti anche le numerose sezioni parallele, da "Zone di cinema" (rivolta ai giovani registi triestini) a "Eastweek" (finalizzata alla creazione di un network tra le scuole e le accademie di cinema dell'Europa centro-orientale), dal premio "Corso Salani" (in memoria del talentuoso regista fiorentino scomparso tre anni fa) a "Italian Screenings" (dedicata al cinema italiano indipendente e nata nell'ottica di una potenziata integrazione tra il festival e il "When East Meets West", per la prima volta aperto al pubblico e inserito all'interno delle date del Trieste Film Festival).

In "Muri del suono", dedicata ai film a tematica musicale, si è distinto How We Played the Revolution di Giedré Žichyt, che illustra come dai concerti rock si possa passare a una "rivoluzione cantata" e all'indipendenza di un paese. Apprezzato anche The Fourth State di Dennis Gansel, un intricato thriller politico ambientato nella Russia contemporanea, inserito nella sezione "Sorprese di genere", novità di questa edizione, nata con l'obiettivo di scoprire le nuove tendenze popolari nella produzione cinematografica dell'Europa centro-orientale. Tra gli "Eventi speciali", infine, si è assistito alla proiezione de Il sorpasso di Dino Risi e Terra di nessuno di Mario Baffico, nell'ambito dell'omaggio a Laura Solari, la diva del cinema popolare italiano del dopoguerra.

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