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ONDA&FUORIONDA

Il West secondo Sparrow.
di Pino Farinotti

In foto Johnny Depp e Armie Hammer in una scena del film The Lone Ranger di Gore Verbinski.
Johnny Depp (John Christopher Depp II) Altri nomi: (Oprah Noodlemantra ) (61 anni) 9 giugno 1963, Owensboro (Kentucky - USA) - Gemelli. Interpreta Tonto nel film di Gore Verbinski The Lone Ranger.

domenica 23 giugno 2013 - Focus

È in uscita The Lone Ranger, per la regia di Gore Verbinski, protagonista Johnny Depp. Trattasi di film western. Le immagini rimandano un Johnny che non può non richiamare il pirata Jack Sparrow, che ha rifondato certi codici dell'avventura, non solo di mare, diventando un modello assoluto, evolvendo quelli dell' "era" precedente, di Spielberg. Sparrow è uno dei più grandi successi di cassetta della storia del cinema. Dunque, perché non applicare una formula così accreditata anche al western. Del resto il western, nei decenni, si è visto applicare... tutto.
The Lone Ranger ha una storia magnifica. Deriva da un serie radiofonica, e di fumetti, del 1933, nientemeno. Divenne poi un serial televisivo fra il 1949 e il '57.
Il primo interprete era Clayton Moore, nella parte di John Reid, un ranger del Texas che agisce nel west per difendere i deboli e punire i cattivi. John indossa una maschera alla Zorro - e certo quella è l'ispirazione- e si fa accompagnare dall'indiano Tonto, amico fedelissimo che gli ha salvato la vita. Anche da noi c'era un richiamo preciso, di azione e di estetica: Clayton Moore assomigliava sospettosamente a Tex Willer. Anche se l'editore Bonelli e il disegnatore Galleppini hanno sempre ribattuto che Tex era nato... un anno prima del serial televisivo. "Ma quindici anni dopo il fumetto" rispondevano gli americani. Nel film Johnny Depp fa l'indiano Tonto, mentre Armie Hammer fa Reid.

Vertice
Dicevo: il western si è visto applicare tutto. Un breve promemoria storico può partire dai cinque titoli che una commissione di esperti indicò come vertice del genere, erano gli anni sessanta. Erano: Ombre rosse (1939) di Ford con John Wayne; Il fiume rosso (1948, Hawks, Wayne); Mezzogiorno di fuoco (1952, Zinnemann, Cooper); Il cavaliere della valle solitaria (1953, Stevens, Ladd); Sentieri selvaggi (1956, Ford, Wayne). Emerge all'istante che l'eroe è John Wayne, il patriota, il falco (si è detto poi) che fa giustizia senza porsi tanti problemi di legittimità e di garanzia. In quei film se c'erano gli indiani, non erano i buoni. Lo divennero dopo, dalla fine degli anni sessanta, quando la cultura, e di conseguenza il cinema aveva cambiato le prospettive. E quando il cinema di frontiera aderiva alla storia, più o meno vera, del west, che non era la storia del western. Un nome esemplare era Custer, che da eroe diventava... genocida. Alcuni dei titoli del "cambiamento" erano Piccolo grande uomo, Un uomo chiamato cavallo, Soldato Blu, e altri. Titoli che certo sono più vicini alle verità storica, ma che determinarono il tramonto del genere classico.

Un altro colpo mortale venne inferto, a metà degli anni sessanta, da Sergio Leone, autore geniale ma portatore del cosiddetto antieroe, del modello di Clint Eastwood, cavaliere più buono che cattivo, ma... di poco. E accadde che un italiano, rifondatore del genere, ebbe adepti anche nel paese del western, faccio il nome di un Sam Peckinpah, a sua volta autore vero, ma che certo si è guardato con attenzione i film di Leone. In questa galoppante sintesi del western voglio rilevare un momento curioso. Nella sua storia, l'Oscar non ha mai premiato -parlo di assoluto - un western, neppure i grandi classici che ho citato sopra sono stati ritenuti degni del riconoscimento. Salvo una dimenticata eccezione, I pionieri del west del 1931 che raccontava le vicende di una famiglia fino alla prima guerra mondiale. Siamo proprio agli albori dell'Academy Award. Il genere era ritenuto roba spettacolare e commerciale, niente a che vedere con l'"arte" cinematografica. Si dovette arrivare al 1991 per l'Oscar, e il titolo certo lo meritava, Balla coi lupi, dove l'eroe è Kevin Costner che sta dalla parte degli indiani. E solo due anni dopo ecco un altro Oscar a Gli spietati, di e con Clint Eastwood, che è un ex killer che non si regge a cavallo, e fatica a colpire una bottiglia a pochi metri. Niente a che fare con Wayne o Cooper. Com'era cambiato l'eroe senza macchia, adesso era pieno di macchie, e più vicino alla verità. Ma... non era il western.

Il western era diventato "cultura", ai tempi dei capolavori veri non lo era, chissà perché. Un inciso, il perché c'è: lo si deve alla critica che non sempre... capisce.
Nelle successive azioni di lesa maestà voglio ricordare due titoli che non avrebbero dovuto esistere. Il raccapricciante Wild Wild West con inserti di fantasy, alla Verne per di più, definito, nel Dizionario di tutti i film, "un obbrobrio da dimenticare". E poi l'aberrante Cowbois & Alyens, dove i nemici non erano gli indiani ma gli alieni. Una inverosimile commistione di generi: come mettere il sale nel caffè, lo stomaco si ribella. Aspettiamo questo The Lone Ranger, e vediamo se Depp&Sparrow riesce a richiamare un po' di vero western.

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