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Il cinema in movimento

To Be or Not To Be per Il cinema classico in sala.
di Roy Menarini

In foto una scena del film Vogliamo vivere! di Ernst Lubitsch.
Jack Benny 14 febbraio 1894, Chicago (Illinois - USA) - 26 Dicembre 1974, Los Angeles (California - USA). Interpreta Josef Tura nel film di Ernst Lubitsch Vogliamo vivere!.

lunedì 3 giugno 2013 - Focus

Che cosa è Il cinema in movimento? Una rubrica dedicata alle trasformazioni del cinema nell'epoca dei new media e alle riflessioni che si possono trarre dalle novità in atto.

Ci si gira intorno da tempo. L'idea di riproporre in prima visione il cinema del passato è da tempo un argomento caldo. Fino a pochi giorni fa si era quasi sempre trattato di singoli eventi, come i recenti casi di Cleopatra, uscito un solo giorno in alcuni multiplex nella versione restaurata a Cannes, o di piccoli tour in sale selezionate, come per C'era una volta in America nella versione integrale approntata dalla Cineteca di Bologna.

Ora, con Vogliamo vivere! di Lubitsch coraggiosamente riportato in sala dalla Teodora Film, siamo di fronte a un salto di qualità: un classico che resta in prima visione con distribuzione e orari regolari, esattamente come un film nuovo. Nel recarsi a vedere To Be or Not to Be, si rimane colpiti dalla perfetta coesistenza di arte cinematografica tradizionale e civiltà informatica. Il film reca tutte le tracce del passato, dal bianco e nero alle forme stilistiche e di recitazione, ma viene proposto in digitale e in versione rimasterizzata. Un esempio indicativo di alleanza tra linguaggio dei new media e repertorio analogico.

È già aperta da anni, ovviamente, la disputa tra puristi della proiezione in pellicola (almeno per i classici, allo scopo di rispettare le condizioni materiali di proiezione dell'epoca) e laici dell'informatica, che considerano potenzialmente esplosiva la possibilità garantita dal digitale di tramandare e trascinare a nuova luce il grande repertorio della settima arte. Da progetti pilota come Vogliamo vivere! in prima visione si capirà presto se anche l'Italia - come Francia e Gran Bretagna - è matura per veder convivere in prima visione il contemporaneo e il classico o se dovremo aspettare ancora. È solo questione di tempo prima che la cultura del "rétro", già attivissima nell'industria musicale digitale, conquisti definitivamente anche il cinema.

D'altra parte, anche il cinema di oggi pare intuire lo stato delle cose, se è vero che film come The Artist o, in questi giorni, Tutti pazzi per Rose, costruiscono imitazioni del passato talmente perfette (il primo sul cinema degli anni Venti, il secondo su quello degli anni Cinquanta) da poter talvolta essere prese per dei falsi d'autore. Dunque, oltre alla fascinazione postmoderna per la nostalgia e per l'impronta del passato, perché non aprire il territorio, magari in sale più piccole o cercandosi la nicchia degli spettatori attraverso forme specifiche di pubblicità, al cinema storico vero e proprio?

Tra l'altro, Vogliamo vivere! è una commedia talmente geniale, travolgente, dalla struttura complessa e raffinata, da poter serenamente rivaleggiare con tutte le commedie prodotte negli ultimi anni - e questo al di là di ogni facile retorica sul "buon vecchio cinema di una volta". E a proposito di relazioni tra antico e moderno, rivedendo l'opera di Lubitsch, i tarantiniani non mancheranno di accorgersi dell'importante debito che Bastardi senza gloria ha contratto con il film di Lubitsch.

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