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Cannes 66, trionfa La vie d'Adele

Nessun premio per il favorito Sorrentino.
di Giancarlo Zappoli

In foto il regista Abdellatif Kechiche e le protagoniste di La vie d'Adele, film vincitore del 66esimo Festival di Cannes.
Abdellatif Kechiche Altri nomi: (Abdelatif Kechiche / Abdellatif Kechiche ) (63 anni) 7 dicembre 1960, Tunisi (Tunisia) - Sagittario. Regista del film La vita di Adele.

domenica 26 maggio 2013 - News

Qualche volta accade e in questa occasione è accaduto: i premi assegnati dalla Giuria di un grande festival come è Cannes trovano un consenso certamente maggioritario. Il merito va senz'altro ai giurati ma anche a chi li ha scelti. Perché per formare una giuria valida occorrono competenze e origini culturali diverse ma anche una chimica nelle relazioni che non sempre si rivela efficace.
Che le cose fossero andate per il verso giusto lo si è capito dal primo premio assegnato. Quando il presidente Steven Spielberg ha annunciato che il riconoscimento come migliore attore andava a Bruce Dern per il suo ruolo in Nebraska si è compreso che i premi sarebbero stati assegnati non con logiche di glamour (c'era un comunque più che valido Michael Douglas in attesa) ma per meriti oggettivi. Brnice Bejo non è il premio andato a un'argentina, parigina sin dalla prima infanzia, per accontentare i padroni di casa. È stato piuttosto un valutare la difficoltà di un ruolo che chiedeva di interagire con personaggi di provenienze culturali diverse.
Anche i due premi più 'politici' hanno toccato due mondi artistici sensibili a un tema come quello della violenza che percorre le reciproche realtà nazionali. The Touch of Sin di un Jia Zhangke rinnovato anche sul piano stilistico e Heli di Amat Escalante hanno offerto due ritratti privi di sconti per le distorsioni sociali di Cina e Messico. Molti si attendevano un premio per il toccante ma mai retorico Like Father Like Son di Kore-Eda Hirokazu e la giuria gli ha assegnato il proprio riconoscendogli di fatto il grande equilibrio con cui ha trattato un tema come quello della genitorialità ambientandolo nella propria cultura ma fornendogli valenze universali. C'era poi chi pensava che i più che meritevoli Coen avrebbero avuto difficoltà ad avere un premio con Spielberg presidente della Giuria. I malevoli avrebbero potuto tirare fuori per l'ennesima volta il leitmotiv della lobby ebraica. Non è stato così e Inside Llewyn Davis con il suo background musicale e il suo straordinario e cinefilicamente edwarsiano gatto (pensiamo a Colazione da Tiffany ha ottenuto il Gran Prix.
Infine la Palma che, in via del tutto straordinaria si è fatta in tre. Perché non era possibile premiare Adbel Kechiche senza fargli condividere il merito con le sue due giovani e straordinarie protagoniste Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos in un film in cui il desiderio si fa vero cinema. Resta il rimpianto per la mancata presenza nel Palmarès de La grande bellezza che molti critici, italiani e non, davano tra i favoriti ma che forse è stato sfavorito da un eccesso di autocompiacimento da cui i film premiati sono esenti.

I PREMI:
Palma d'Oro al miglior film: La vie d'Adele di Abdel Kechiche
Gran Premio della Giuria: Inside Llewyn Davis di Joel e Ethan Coen
Miglior regia: Amat Escalante per Heli
Premio della giuria: Like Father, Like Son di Hirokazu Koreeda
Miglior sceneggiatura: A touch of sin
Miglior attrice: Berenice Bejo per il film Le passé di Asghar Farhadi
Miglior attore: Bruce Dern per il film Nebraska di Alexander Payne
Camera d'Or: Ilo Ilo

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