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Clint, padre imperfetto

In Di nuovo in gioco Eastwood in conflitto con la figlia. Con happy end.
di Rossella Farinotti

In foto Amy Adams e Clint Eastwood in una foto del film Di nuovo in gioco .
Clint Eastwood (Clinton Eastwood Jr.) (94 anni) 31 maggio 1930, San Francisco (California - USA) - Gemelli. Interpreta Gus nel film di Robert Lorenz Di nuovo in gioco.

martedì 11 dicembre 2012 - News

Clint Eastwood è Gus, un vecchio scout che non si arrende alla vecchiaia nell'ultimo film che lo vede attore, non regista. Michey (Amy Adams) è la figlia 34enne che vive da sempre un rapporto difficile con lui.
È nella fase finale della sua carriera che Eastwood ... è diventato papà. Quando faceva l'uomo del west o l'agente Callaghan non aveva tempo per pensare alla famiglia. Il suo lavoro lo assorbiva completamente. Diventando maturo, il regista/attore si è impegnato in ruoli importanti magari romantici, magari d'amore, come quello nei "Ponti di Madison county": ma un amore rigorosamente senza famiglia. Poi c'erano i film socialmente e politicamente rilevanti, impegni che non prevedevano un privato invasivo come può essere una famiglia. E poi titoli portatori di Oscar, come Million Dollar Baby. Dove Clint è un "quasi-padre" di Hilary Swank. "Quasi, appunto".
E poi, da anziano, ecco che nella parte di padre si è fatto più interessante, gli serviva a completare i ruoli, ed era anche un'occasione di prova d'attore. Nel film diretto da Robert Lorenz, Di nuovo in gioco, appunto, Clint riesce persino a piangere. E ad essere plausibile.
Un padre certo particolare Clint lo interpreta in Potere assoluto. È Luther, un ladro di gran classe, tecnologico, nessuna arma, mai una violenza. Non va in prigione da trent'anni: "è troppo bravo dice un agente dell'FBI". Naturalmente per la sua professione si è giocato la figlia, Kate, che è un avvocato affermato. Kate sta facendo stretching su un sentiero, vicino a Washington, si trova il padre davanti, tira dritto. Lui la chiama, lei si ferma malvolentieri. Si capisce subito la qualità del rapporto dalla prime battute. "Non ti fai vivo da un anno, da quando è morta la mamma, ne faccio a meno di te." Luther cerca di farsi perdonare. Ammette le sue colpe. La durezza, comprensibile, della ragazza si scioglie un pochino. E intanto emerge una costante: c'è sempre una moglie che è mancata. Eastwood padre è sempre vedovo. Una complicazione in più. Specie per un ladro di professione. Nello sviluppo della storia Luther si farà perdonare. Kate, accompagnata dall'agente visita la casa di suo padre, che è irreperibile. Trova le immagini della sua vita: la laurea, lei in tribunale che dibatte la sua prima causa, e tante istantanee con la madre. Alla fine, padre e figlia, non senza pericoli e complicazioni, diventano "padre e figlia". Un credibile happy end.

In Gran Torino Clint è Walt, un uomo difficile, quasi misantropo, è stato eroe della guerra in Corea. Il film comincia col funerale della moglie, la costante. Walt è padre e nonno. I nipoti, insopportabili, in chiesa ridono e scherzano, giocano col cellulare. I due figli, Mitch e Steve, sempre in chiesa, cercano di scaricare l'anziano l'uno all'altro. A casa, in mezzo alla gente, Walt dimostra tutto il suo distacco, e fastidio, giustificati. Non vede l'ora di togliersi tutti dai piedi. Nessuno compenserà la perdita della moglie, figuriamoci quel gruppo di parenti idioti ed egoisti. È probabile, certo, che Luther padre, ci abbia messo del suo. In Di nuovo in gioco vediamo Gus sulla tomba dell'adorata moglie "eri tu la mia luce". Michey, la figlia, è un avvocato pieno di grinta. Ha dovuto vedersela da sola fin da bambina, per forza è in gamba: sono parole sue. Il padre, rimasto vedovo l'aveva affidata ad altri, col conseguente trauma che ne era seguito. Gus deve seguire una giovane promessa del baseball, ma è quasi cieco. La figlia, che è sempre stata tenuta a distanza, lo raggiunge sui campi, gli descrive i movimenti del ragazzo. A poco a poco, pure in grande conflittualità, i due intrecciano un rapporto. Non può mancare la scena madre, urlata, delle recriminazioni e delle giustificazioni. Un'autocoscienza violenta. Ma ecco che il regista decide per tutti gli "happy" possibili, a cominciare dalla grande riconciliazione, e comprensione, fra padre e figlia. Un Eastwood che chiede scusa, per di più, come detto sopra, piangente. Quasi non è da lui. Da quell'eroe tutto d'un pezzo che non sbaglia mai. Un segnale di debolezza che apre una piccola finestra sulla sua personalità. E certo lo rende più umano. Come nell'altro recente errore, quando si era schierato a favore del candidato repubblicano Romney, contro Obama. Uno sbaglio, una debolezza perdonabile.
Clint Eastwood ha 82 anni. Ma noi lo aspettiamo alla prossima.

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