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Il cinema italiano in flessione

Analizziamo i film che hanno deluso. Seconda parte.
di Robert Bernocchi

In foto Luca Marinelli con Thony in una scena del film Tutti i santi giorni di Paolo Virzì.
Luca Marinelli (40 anni) 22 ottobre 1984, Roma (Italia) - Bilancia.

mercoledì 7 novembre 2012 - News

Continuiamo la nostra disamina del cinema italiano iniziata ieri e dei problemi riscontrati da diversi titoli in questi mesi. A conferma delle difficoltà, al 21 ottobre, secondo i dati Cinetel, la quota di mercato italiana era al 23,04% in termini di spettatori, a fronte di un 37,5% fatto riscontrare nell'intero 2011.

Reality
Veniva dopo Gomorra, film che aveva incassato più di 10 milioni di euro in Italia ed era diventato il titolo nostrano di maggiore successo a livello internazionale dal 2006. Si è trovato (anche grazie alla circostanza favorevole di un presidente di giuria italiano, Nanni Moretti) con un importante riconoscimento all'ultimo Festival di Cannes. Eppure, alla prova dei fatti ha incassato solo 2 milioni di euro.
Cosa non ha funzionato? Da una parte, è questione di aspettative. I film di Garrone non avevano mai incassato sopra il milione di euro, a parte ovviamente Gomorra, che era un fenomeno editoriale e sociale enorme. Quindi, il dato di Reality non è sconvolgente, seppure rimanga una certa delusione. Sicuramente, a posteriori si conferma che la scelta di non proporlo in contemporanea con Cannes sia stata sbagliata, almeno per non arrivare dopo tanti titoli d'autore veneziani e intasando un panorama di uscite già troppo intenso a fine settembre, quando invece avrebbe potuto sfruttare tutta l'estate ed essere l'unico film italiano importante per tre mesi. A livello 'marketing', l'impressione è che il film fosse troppo critico (giustamente) verso i programmi reality per attirare quel pubblico, mentre lo spettatore più esigente non provava grande interesse verso l'argomento.

Tutti i santi giorni
Qui è arrivato un risultato sorprendente, che nessuno si attendeva a questi livelli. Il film infatti veniva dopo uno dei maggiori successi della carriera di Virzì, La prima cosa bella, in grado di conquistare quasi sette milioni di euro in Italia e di essere venduto bene all'estero. Eppure, dopo un discreto primo weekend da 840.000 euro, il film sta chiudendo intorno ai due milioni.
Cosa non ha funzionato? In generale, forse, si può parlare di una visione fin troppo ottimistica della coppia, con un protagonista degno di un santo (con una battuta, potremmo considerare la visione sconsigliabile al pubblico maschile con la propria metà, visto che nel confronto con il personaggio sullo schermo si può soltanto perdere). Fermo restando che, nonostante le promesse di un tono sufficientemente leggero (cosa, in effetti, vera), magari a molti trentenni vedere un film sul precariato non faceva impazzire, come se ci fosse bisogno di ricordarsi certi problemi anche al cinema. E, in generale, che le cose per le commedie italiane non vadano benissimo in questo momento, lo abbiamo capito.

Venuto al mondo
In questo caso, aspettiamo gli incassi, perché ovviamente i risultati devono ancora venire e potrebbero essere positivi. Peraltro, il film ha dei sostenitori importanti a livello produttivo e distributivo, come Telecinco per la Spagna e Wild Bunch, uno dei maggiori distributori a livello europeo, quindi è sicuramente coperto, almeno in buona parte. Di sicuro però la presentazione a Toronto è stata salutata con recensioni particolarmente dure (Hollywood Reporter e Variety sono stati spietati) e anche in Italia finora un critico autorevole come Fabio Ferzetti ha offerto un giudizio molto negativo (una stella e mezza su un massimo di quattro) nella sua recensione per il Messaggero. Insomma, sperando tanto di sbagliarci, Venuto al mondo potrebbe essere l'ennesima occasione mancata del cinema italiano di sfondare all'estero.
Cosa non ha funzionato? Il film ha diverse disattenzioni discutibili, che forse con maggiore attenzione potevano essere gestite meglio (Penelope Cruz che interpreta un'italiana quando parla non può essere del tutto convincente, la madre di un presunto ventenne bosniaco che sembra sua coetanea, il figlio vero di Castellitto che assomiglia nel film a un padre che dovrebbe essere adottivo - come ha giustamente notato anche il nostro Giancarlo Zappoli nella sua recensione). E di sicuro i diversi piani (la storia d'amore, il desiderio di avere figli, Sarajevo, la guerra) non si fondono benissimo. Vedremo come funzionerà al botteghino, il costo di cui si parla (14 milioni di euro) va recuperato in buona parte all'estero.

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