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Il Farinotti 2012, il cinema dalla parte del pubblico

Oltre 2500 pagine e 400 nuovi film per la 16a edizione del dizionario.


domenica 11 dicembre 2011 - News

L'edizione 2012 del Farinotti si presenta ancora una volta come punto di riferimento per chiunque si interessi alla settima arte. Pino Farinotti, Rossella Farinotti e Giancarlo Zappoli, curatori dell'opera, presentano il nuovo volume, quest'anno arricchito di circa 400 nuovi film per oltre 2500 pagine di giudizi sul cinema.

QUALCOSA DI BUONO di Pino Farinotti

Riferita all'ultima stagione, una prima buona notizia c'è. Parlo di cinema italiano. Abbiamo un titolo che identificherà il 2011, qualità, un quanto di nobiltà, e certamente storia del cinema. Insomma un film grande: Habemus Papam di Nanni Moretti. Paradossalmente la notizia è anche cattiva: sempre dello stesso autore trattasi. Per scovare, nell'era recente, un altro titolo da "storia del cinema italiano", occorre risalire ancora a Moretti con La stanza del figlio, siamo nel 2000. Non posso omettere, in questa chiave, La vita è bella, di Benigni, del 1998. Non è un caso che ai due titoli siano toccati i premi più importanti del cinema, l'Oscar e la Palma. Su "Habemus" abbiamo scritto e letto. Stringo in una didascalia: storia, scrittura, intelligenza triste e allarmante, ironia preziosa. E spettacolo. Grande film, appunto.
Ma c'è una seconda buona notizia: Checco Zalone. Ha scovato una comicità importante, ha, se non inventato, perfezionato un codice. Ricordo la sequenza dei terroristi distrutti dalle cozze in Che bella giornata. E cito uno stralcio che ho dedicato a Zalone "... L'ultima "semplicità" è quella di saper rappresentare contenuti importanti attraverso parabole piccole e comiche. Se è vero che tutto è politica, niente come la politica del nostro paese merita di essere raccontata con le parabole, col grottesco e con lo sberleffo. Nel film viene pronunciata anche la parola relativismo. Credo proprio che l'avvocato Medici/Zalone ne conosca il significato...".
E c'è un riscontro perentorio, quasi esclusivo che premia Zalone e il suo regista Nunziante: il loro film, in Italia, si è attestato in vetta alle classifiche (43.500.000,00 euro), incassando esattamente il doppio di Harry Potter. Magnifico segnale, naturalmente, se lo si considera nella doppia chiave della comicità intelligente. Insomma, non è un "panettone". E il termine richiama un'altra buona notizia: nessun panettone nei vertici del box office. Come spesso accade, la Mostra di Venezia è un rilevatore interessante dello stato del cinema italiano. E qui la notizia non è buona, è la solita: non abbiamo vinto. Quando dico "non abbiamo vinto", alludo al premio vero, il Leone d'oro. Crialese, col suo Terraferma si è aggiudicato il Premio speciale della giuria. È il "terzo" premio, non il primo. Appunto. Un'altra indicazione veneziana, buona, attesa è proprio il Leone d'oro, attribuito al Faust di Alexandr Sokurov. Faust è molto più che un personaggio, è un mondo, un simbolo, uno snodo, un codice indispensabile e imprescindibile della cultura. Rappresenta uno dei miti primari, antropologici dell'uomo: l'alta vocazione a sorpassare la propria natura, a immaginare vite e paesi dall'altra parte, a non essere secondi neppure al trascendente, a cercare di avvicinarsi a lui, a costo di pagare, di pagare tutto. Tutto questo a Venezia è stato colto, completamente. Partendo dal vincitore Sokurov, è legittimo evocare nomi di quella mitologia come Marlowe, Goethe e Mann, e altri di... diversa nobiltà - perché la letteratura prevale sempre - come Murnau e Burton.
Il 2011 non poteva non essere l'anno dei soliti noti, chiamiamoli così, parlo ancora di box office: i Potter, i Caraibi, i Fast & Furious, i Panda eccetera. Ma va detto che certi film veri, con contenuti veri, che la critica, e il Farinotti, hanno privilegiato, occupano posizioni (abbastanza) alte in quel contesto: Il discorso del re e Hereafter.

I LIBRI E I FILM di Rossella Farinotti

Sempre privilegiando il concetto di Venezia come indicatore dello stato del cinema italiano, va detto che la Mostra, essendo la nostra più importante manifestazione, magari in misura diversa rispetto agli Oscar e a Cannes, rappresenta comunque il movimento internazionale. Si accredita nelle posizioni alte. È ambita e corteggiata. Per dire che non rappresenta solo il nostro cinema ma quello del mondo. E mai come quest'anno erano presenti tanti divi, come firme, e come... red carpet. Così certe indicazioni possono essere estese al generale. Pino Farinotti ha citato il Faust. Non è il solo grande segnale della letteratura presente quest'anno. Ci sono anche John Le Carrè (La talpa) ed Emily Brontë (Wuthering Heights). Generi diversi ma grande letteratura. Lo scrittore britannico non è solo un più grande giallista, è semplicemente un grande scrittore. Molti suoi romanzi sono diventati film. Anche alla Brontë il cinema deve molto. "Cime tempestose" è stato visitato da due giganti come Wyler e Buñuel. Adesso quel testo tocca ad Andrea Arnold. Certo, i due precedenti sono... impegnativi. Un'altra indicazione, se vogliamo chiamarla così è il cinema sui migranti. Erano presenti, a Venezia, ben sette film in quel senso. Il tema ha anche toccato la letteratura. Heathcliff, il protagonista di Wuthering Heights, carattere trasgressivo e tragico, selvaggio, già impersonato in passato da Laurence Olivier e Timothy Dalton, è diventato... un nero. Forse per accentuare la diversità, o forse... per moda. Anche il regista Scimeca, nella sua rivisitazione dei "Malavoglia" da Verga, uscito qualche mese fa, ha inserito un personaggio che nel libro non c'è, un migrante appunto, che finisce per catalizzare gran parte della storia. A scapito delle intenzioni di Verga, mi sento di affermare. Ancora in chiave di letteratura, diversa da quella citata sopra, rilevo il film di Cristina Comencini, Quando la notte, tratto da un suo romanzo. E qui si pone l'annoso problema dei registi che scrivono. Sono pochi, pochissimi quelli che sanno farlo. Alla Mostra il nodo è venuto al pettine. Regia e scrittura sono mestieri diversi. La grana della Comencini non è quella del romanziere. Non ne ha la potenza né la profondità. E anche il film è risultato inadeguato. A Venezia è stato accolto con fischi, e persino risate, là dove non si doveva ridere. È la storia di una madre che ha un rapporto doloroso, difficile col suo bambino. La Comencini ha ammesso un riferimento, magari inconscio, alla vicenda di Annamaria Franzoni. Lampedusa e Franzoni, la cronaca e il piccolo schermo. La televisione continua a voler prevalere, non si arrende mai.

UNA BIBBIA CINEMATOGRAFICA DALLA PARTE DEL PUBBLICO di Giancarlo Zappoli

La nuova edizione, annuale, quarta Newton Compton, 16a in assoluto (dal 1980) contiene circa 400 nuovi film compresi i titoli dell'ultima Mostra del Cinema di Venezia. Rilevo il ruolo di Rossella Farinotti, generazione e forza giovane con la sua attitudine naturale, senza lo sforzo della mediazione, rispetto al cinema contemporaneo. Ferma restando la base dei redattori di MYmovies, qualificati al massimo livello, Rossella è intervenuta, oltre sulla rilettura, sul numero delle stellette di giudizio. Ancora una volta non appare il 'cinquestelle', che rimane di pertinenza di Farinotti senior.
Per il cinquestelle è anche un fatto di fortuna e di tempistica. Il caso, il tempo, hanno voluto che nell'ultimo mese siano usciti film belli e grandi, come Una separazione, Pina 3D, Miracolo a Le Havre, Midnight in Paris, The Artist. Titoli da potenziali cinque stelle. È probabile che nella prossima edizione il massimo giudizio riappaia e che i titolari del volume, me compreso, rileggano a posteriori i giudizi, nell' "ottica giovane" con mediazione (di Pino Farinotti e mia) e senza mediazione (di Rossella).
Concludo producendo uno stralcio della controcopertina:
"...Con oltre 2500 pagine riporta di ogni film un giudizio equilibrato, tra l'opinione della critica, spesso troppo rigida, e la preferenza del pubblico. Questo aspetto, che riduce le distanze fra chiunque si interessi di cinema, dagli esperti e addetti ai lavori ai semplici appassionati o cultori di genere, ha decretato negli anni il successo de Il Farinotti, facendolo diventare una sorta di bibbia cinematografica. Un testo dalla parte dello spettatore..."

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