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Cowboys & Aliens: un assassino

Daniel Craig il distruttore: dopo 007, il West.
di Pino Farinotti

In foto Harrison Ford e Daniel Craig in una scena del film Cowboys & Aliens.
Daniel Craig (56 anni) 2 marzo 1968, Chester (Gran Bretagna) - Pesci. Interpreta Jake Lonergan nel film di Jon Favreau Cowboys & Aliens.

lunedì 25 luglio 2011 - Focus

Ho più volte scritto come, in questa epoca, recensire un film "univocamente" sia impossibile. Ci sono almeno tre opzioni: rispetto alla cultura personale del recensore, al politicamente corretto e al target che va al cinema, che è quello, in prevalenza, giovanile. In questo caso scelgo la prima opzione, quella della cultura, e aggiungo, del sentimento, personali. Una premessa: so bene che il mio sentimento personale è condiviso da pochi di coloro che fanno parte del target prevalente. Faccio parte del popolo del western, più che di quello della fantascienza.

Raccapricci
Dunque Daniel Craig sarà protagonista del film Cowboys & Aliens, diretto da Jon Favreau, (co)prodotto da Steven Spielberg. Accanto a Craig ci sarà Harrison Ford.
Rilevo, per ora, almeno tre (3) raccapricci. Per cominciare il titolo, una fusione impropria, intollerabile persino in chiave di grafica e di estetica. Poi Harrison Ford, un eroe "vecchia maniera", un (quasi) settantenne che si è sempre proposto in modo perentorio e univoco. E poi Craig, il grande tamarro. Per cominciare non gli perdono di aver demolito James Bond. Posso aver tollerato la parabola, certo discendente, che andava da Connery a Brosnan. Ma certi codici, seppure rappresentati in modi diversi, a perdere appunto, resistevano. Come l'eleganza, l'appeal comunque vicino alla raffinatezza, le citazioni dei vini e le seduzioni virili ma gentili, l'ironia e il relativo sorriso. Insomma quella parte alta, esclusiva, certo un po' sorpassata, del gentleman britannico. Craig, alla bisogna, indossa uno smoking che sembra prestato, teso dai pettorali da palestra. È più esperto di birra che di altro, la sua azione è lontanissima da un Connery (che pure agiva e come), è più vicina a un Batman o a un Uomo ragno. E non gli riesce proprio di compensare la rabbia con l'ironia. Insomma, ai tempi belli di 007 sarebbe stato un guardaspalle o un antagonista di cui sbarazzarsi nel tempo di una sequenza. L'evoluzione, verso il basso, di storie, contenuti, estetica, linguaggio, modelli, dialogo, ha proceduto, attraverso i vari 007, con una cadenza naturale rispetto ai tempi e al gusto del pubblico, ma Craig ha bruciato le tappe, ha impresso un'accelerazione mortale. Ha perfezionato il primo crimine.

Erede
E adesso si sta impegnando col west. In un'intervista l'inverosimile Daniel ha dichiarato: "... io sono l'erede di Steve McQueen, il nipote di John Wayne, il fratello minore di Ford..." Forse il cronista avrebbe dovuto farsi ripetere le parole dall'attore. Perché quella sembrerebbe la risposta di un uomo disturbato. In Cowboys & Alien si racconta di una cittadina di frontiera dove Harrison Ford deve vedersela con l'attacco degli alieni.
Il western, nei quasi cento anni della sua storia, ha subito mutamenti ed evoluzioni a volte grotteschi. Che si scontravano con la sua identità primaria. Il western è semplice e ingenuo, quasi banale. L'eroe fa giustizia senza ricompensa. La donna aspetta il suo uomo nel riquadro della porta di casa guardando l'orizzonte, l'assassino non la fa franca, e neppure il bandito. L'indiano è cattivo, ma non è detto. E tutto questo accade in quei teatri acquisiti e trasferiti nella coscienza bella e nella memoria felice di chi sedeva in sala. Erano le rocce della Monument Valley, i boschi del Wyoming, i laghi con le canoe del Saskachewan, i deserti dell'Arizona. Le storie si ripetevano all'infinito, quasi sempre le stesse. Il western non era il west, spesso era il suo contrario. Non era il ricettacolo di disperati espulsi da tutte le terre del mondo, erano eroi autoctoni alti uno e novanta e con gli occhi azzurri. Esistevano solo in quei film. Il western era una grande favola bugiarda ma irresistibile. Le eri affezionato, magari la amavi. E la gente del west erano modelli non raggiungibili, comunque esseri umani. Adesso certo quegli eroi sono lontani, sono sorpassati perché erano i buoni che adesso sono semplicemente noiosi. Poi il western ha tutto subito, ed è diventato sempre più west, senza eroi, senza buoni, tutto reale e violento. Fra le anomalie e gli attentati alla sua identità e dignità ha dovuto sopportare (punta dell'iceberg naturalmente) persino un Pieraccioni westerner in Il mio west, e Will Smith in Wild Wild West.
Tuttavia il genere, ferito, non moriva. Adesso la fantascienza: i cavalli, le colt, tutto quello che ho scritto sopra che si fonde con robot, alieni con lo stetson a larga tesa, avatar che ordinano whisky al bancone, un Alien che spara un laser al Seminale, uno stargate che ti trasporta da Narnia a forte Pitt. Cerco di dirla in sintesi, in metafora: è come un caffé col sale o Einaudi che pubblica un libro di Fabrizio Corona.

Zampino
E non sono felice di rilevare che ci sia lo zampino del produttore esecutivo Spielberg, che certo è un grande cineasta, ma soprattutto un furbo mercante seppure di classe. Che tutto ha esplorato, tutto contaminato. Adesso vuol mettere le mani anche sul west. Ha detto di aver organizzato, insieme al regista Favreau, la visione del suo western preferito, Sentieri selvaggi, e di Alien di Ridley Scott. Titoli mitologici di genere. Spielberg ha dichiarato: " Favreau, combinando i due elementi, supera i limiti dei generi cinematografici e li reinventa". Certo, è così semplice.... Ma c'è un fatto. Sentieri selvaggi e Alien non sono "combinabili". Così come non lo sono John Ford e Ridley Scott, così come non lo sono west e fantascienza. Se li combini commetti un ibrido. Peggio, un delitto.

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