C lint Eastwood è un artista straordinario. Dai tempi di Mystic River fino ad oggi, ha diretto film su film al ritmo entusiasta di un giovane esordiente ma con la sapienza di un veterano che ha fiuto per le belle storie. La morte, nella sua cinematografia più recente, è un affare che richiama necessariamente un confronto. E l'obbligo di scegliere, tra le più dolci illusioni a disposizione, quale sia la più adatta ad ognuno di noi per pensare e affrontare la fine con serenità. Eastwood ci impone, con intelligenza e garbo, la sua personale interpretazione del passaggio dalla vita all'aldilà, dicendoci quanto sia salvifica la sua accettazione e dimostrandoci come possiamo agire sul dolore più estremo: l'eutanasia in Million Dollar Baby, la ribellione al potere mistificatore della politica in Changeling e il sacrificio/suicidio in Gran Torino sono alcune delle risposte. Morti laiche affrontate con lucidità e viste con gli occhi di chi rimane. Ora, grazie alla sceneggiatura di Peter Morgan, trova l'occasione per sconfinare oltre il tangibile per mettersi in contatto con l'ultraterreno. Hereafter è un film difficile e complesso che, attraverso le vite di tre personaggi (una giornalista traumatizzata dallo tsunami, un sensitivo che non accetta la sua dote e un bambino abbattuto dalla morte precoce del fratello gemello), ci dice quanto sia importante tenere vivo il ricordo delle persone che muoiono e allo stesso tempo quanto sia indispensabile e doveroso lasciarle andare.

Piccoli difetti italiani crescono
L'inaugurazione del nuovo anno cinematografico è uno dei più promettenti degli ultimi tempi. Se da un lato il cinema di Clint Eastwood ci assicura la bellezza di immagini e intenzioni, quello – nel bene e nel male – nostrano di Checco Zalone ci allieta l'anima con la parodia dell'italiano medio, un po' ignorante, drammaticamente qualunquista. Dopo il debutto con Cado dalle nubi, il comico barese che storpia le canzoni di successo si ripropone al pubblico in sala con Che bella giornata, nuovamente diretto da Gennaro Nunziante. Questa volta il protagonista è un giovane addetto alla sicurezza della "madunnina" milanese, inguaiato in una storia d'amore e soprusi con Farah, studentessa araba d'architettura, decisa a preparare un attentato terroristico in città. L'ingenuità di Checco e la furbizia calcolatrice della ragazza si incontrano, causando non solo uno scontro tra personaggi di opposta fattura, ma anche l'intrigante occasione per mettere in luce le chiusure sociali della nostra Italietta. Il Natale è ormai andato, il cine-panettone anche, e la banda di Aldo, Giovanni e Giacomo ormai è sulla via del ritiro, ma la forza liberatoria della risata non ammette scuse. Se volete continuare a darle ragione, allora affidatevi a Checco Zalone, e inizierete il 2011 con uno scacciapensieri.

Tutto può succedere in campagna
La bella Gemma Arterton, in shorts e canottiera rossa, scavalca una staccionata bianca. Dall'altra parte la aspettano un gruppo di scrittori a caccia di ispirazione, due adolescenti in fregola e un vecchio fidanzatino dell'infanzia. Solo questa premessa basterebbe a risvegliare l'interesse di un pubblico variegato: lo spettatore maschile innamorato delle forme dell'attrice inglese, i romantici sensibili ai drammi dei romanzieri in crisi, e i giovani sentimentali alla ricerca di appassionanti storie d'amore. Se poi si aggiunge che questa galleria di personaggi è diretta dal regista Stephen Frears, sulla base della graphic novel di Posy Simmonds, allora non manca davvero niente: Tamara Drewe – Tradimenti all'inglese è un film completo. Dissacrante, ironico e pungente, l'ultimo lavoro di Frears non deluderà le aspettative. Chi cerca invece l'evasione e l'intrattenimento, allora si affidi ai grandi incassi delle ultime settimane, ancora in programma per qualche week-end: dalle avventure burlone di Natale in Sudafrica a quelle cibernetiche di Tron – Legacy, dalla comicità de La banda dei Babbi Natale all'eleganza del noir The Tourist, i film in sala accontentano davvero tutti.