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Storia "poconormale" del cinema: puntata 91

Una rilettura non convenzionale della storia del cinema.
di Pino Farinotti

Una scena del film Ladri di biciclette, di Vittorio De Sica

venerdì 19 novembre 2010 - Focus

Il sociale
Gli attori presi dalla strada erano una costante appropriata in quei film e in quelle stagioni. Il sociale povero, magari drammatico del dopoguerra si rispecchiava in quelle storie. L'Italia non era nel G8. Adesso lo siamo ma il sociale, parlo di cinema naturalmente, continua ad essere drammatico, magari tragico, e senza il senso della speranza, dell'evoluzione e del mondo migliore che arriverà. Nel '46, le elezioni seguite al referendum vedono per la prima volta la partecipazione delle donne. Il giugno di quell'anno è un mese decisivo. Pochi giorni dopo il referendum re Umberto (un mese di regno) va in esilio in Portogallo e verso la fine del mese De Nicola viene eletto primo Presidente della Repubblica. La nazione comincia ad attrezzarsi per risalire.

Maestri
Nel '47 il regista Zampa firma L'onorevole Angelina, con Anna Magnani. Gli scrittori sono due maestri, Suso Cecchi d'Amico e Piero Tellini. Angelina è una popolana che, insieme ad altre operaie, occupa i magazzini di pasta e poi gli alloggi vuoti di uno speculatore. La politica si interessa a lei ma la donna, dopo aver misurato dal di dentro quel mondo, delusa e amareggiata torna a fare l'operaia. Grandi temi raccontati col sorriso. Zampa è un narratore, non ha altre ambizioni ma il film si pone come un bel documento di quel periodo.

Arte
Uno che invece ha ambizioni elevate, che intende firmare opere d'arte è Vittorio De Sica. L'autore, nel 1947 si vede attribuire il primo Oscar per il miglior film straniero. Il titolo è Sciuscià. Quella parola è una derivazione da "shoe-shine" che significa lustrare le scarpe. Si racconta di due ragazzini nella Napoli occupata dagli alleati, che sognano di comprare un cavallo. Si prestano a piccoli crimini e vengono rinchiusi in un carcere minorile. Il più piccolo morirà tragicamente. La motivazione dell'Oscar era "la qualità superlativa raggiunta in circostanze avverse." De Sica aveva composto un'opera, fra le più importanti, del neorealismo. Verità, misura, linguaggio, istantanea del momento, poetica della vita, valore non misurabile del capolavoro. L'indicazione sociale era fortissima, ed era privata e sentimentale, e non toccava altre ideologie. Esattamente l'opposto delle indicazioni che provengono dai film della nostra epoca, quasi sempre manifesti ideologici con un destino che rimane avvitato a codici che non riescono ad arrivare al grande pubblico e vengono sistematicamente depennati dalle grandi manifestazioni internazionali. L'ho scritto più volte.

Governo
Sciuscià, così come Roma città aperta, non era gradito al governo italiano. Quelle storie di povertà e di piccola delinquenza erano considerate lesive della nostra immagine. La poesia, l'alta qualità, non erano ritenute ragioni sufficienti. Ancora una volta furono gli americani a farsi carico di quel nostro grande cinema, attribuendo, appunto, l'Oscar. E comunque, proprio quell'immagine di un Paese sofferente, che era stato nemico, ma si era ravveduto, contribuì ad acquisire comprensione e simpatie e certo fu utile al presidente del Consiglio De Gasperi nella sua missione americana. Nel gennaio del '47, lo statista, con un accorato ed efficace discorso a Washington, ottenne dal governo americano un prestito di cento milioni di dollari. Un altro punto importante per la ripartenza. De Sica era ormai considerato un artista universale. La legittimazione americana ne fecero un artista-eroe e la cultura di quel Paese lo adottò come un figlio. L'evoluzione del cinema americano verso temi reali e dolenti, e sociali, deve molto al nostro regista. Per riaffermare quel grande amore, durante la notte delle attribuzioni del 1949, per il premio al miglior film straniero, il titolo annunciato era Ladri di biciclette.

Libertà
Italia, Europa, dopoguerra, Stati Uniti garanti della libertà del mondo. Tutto connesso a un'opera del nostro cinema. Quel titolo assunse un significato generale vasto e felice. Al protagonista Antonio Ricci rubano la bicicletta mentre è impegnato a incollare il manifesto di Gilda. Rita Hayworth, fantasia irraggiungibile dai maschi del mondo, occupava un marciapiede romano e innescava il piccolo grande dramma del popolano. Quel film invase l'America come mille delegazioni. Nei decenni sarebbe stato il film straniero più rappresentato nei cinema d'essai. Una sala di Pasadena lo manda e rimanda senza soluzione di continuità, anche oggi. Una classifica stilata nel 1958 poneva il film italiano al secondo posto assoluto del cinema del mondo, dopo Il Potemkin, a pari merito con La febbre dell'oro di Chaplin.
Ladri di biciclette. Correva l'anno 1948.


1946 Palma d'oro a Roma apertacittà di Rossellini
1947 Oscar a Sciuscià, di De Sica
1949 Oscar a Ladri di biciclette, di De Sica
1951 Palma d'oro a Miracolo a Milano, di De Sica
1952 Palma d'oro a Due soldi di speranza, di Castellani.

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