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Urlo, la raccolta di poesie

Ginsberg decanta il genio della controcultura americana.
di Fabio Secchi Frau

La recensione *****

mercoledì 29 settembre 2010 - Libri

La recensione *****
Rischia di suonare, poeticamente, sorpassato questo "Urlo & kaddish", forse perché Allen Ginsberg, autentica roccia della Beat Generation, nel frattempo pare essere stato accantonato, dimenticato dall'Italia di Fernanda Pivano (che tanto ci manca), il tutto dopo essere stato ripudiato dagli Stati Uniti a partire dalla metà degli Anni Cinquanta. Non siamo d'accordo. Bisogna dare a questo libro, alla penna e alla lingua di Allen Ginsberg la possibilità di ruggire di nuovo, di arrabbiarsi, di trovare la chiave di volta di quella protesta e di quel dolore che, vi stupirà, sono le stesse che proviamo noi oggigiorno nei riguardi della nostra nazione. Ma c'è un'avvertenza: chi ama versi e strofe rilassate e morbide, magari con un tocco di lirismo o di religiosità, non avrà di che gioire leggendo/assorbendo questa bella raccolta di poesie curata da Luca Fontana per Il Saggiatore Tascabili (collana Poesia). Fra i componimenti poetici (poi processati per oscenità), gran parte presi da "The Howl and the other poems", pubblicato originariamente dalla casa editrice City Lights Books di Lawrence Ferlinghetti nel 1956, spiccano senza ombra di dubbio: "Urlo", una ballata che si accomuna a quelle di tanti altri (Bukowski su tutti) per una certa idea dell'America; e "Kaddish", lamento funebre per la madre di Ginsberg, deceduta in manicomio. Passiamo così dai reazionari, irrisori e quasi beceri «Ho visto le menti migliori della mia generazione, distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi nelle strade, all'alba in cerca di droga rabbiosa» ai più gloriosi e classici «Lei scrisse, la chiave è nella finestra, la chiave è alla luce del sole nella finestra, ho la chiave, sposati Allen e non prendere droghe, la chiave è nelle sbarre, alla luce del sole nella finestra». Censurato, sessuale, illecito, Ginsberg declama a voce alta il suo esistere, ricorda con accenni toccanti la parte più viva della sua famiglia e scrive alla sua feroce maniera. Per fans affezionati... e ribelli.

In sintesi
La raccolta di poemi va dal 1956, anno in cui fu scritto "Urlo", dedicato a Carl Solomon, al 1995, anno della scrittura di "Kaddish", dedicato invece a Naomi Ginsberg (1894-1956), madre dell'autore.

L'autore
Allen Gingberg nasce a Newark il 3 giugno 1926 e muore a New York il 5 aprile 1997. Considerato uno dei più grandi poeti americani, esponente della Beat Generation, cresce in una famiglia ebraica da un poeta e professore del liceo, Louis Ginsberg e da Naomi Livergant, purtroppo affetta da una rara malattia psicologica che la costrinse a frequenti ricoveri in manicomio. Appassionato di poesia, si diploma alla Eastside High School e poi frequenta la Montclaire State College, passando alla Columbia University con una borsa di studio. Nel 1945 entra nella Marina mercantile per pagare gli studi e comincia a scrivere qualche articolo per riviste come COLUMBIA e JESTER. Amico di Jack Kerouac, William S. Burroughs e John Clellon Holmes, si lega a loro nell'anticonformismo e nel desiderio di dissacrare il sogno americano, allora sventolato dal senatore Joseph McCarthy, autore della caccia alle streghe comuniste. Bisessuale, legò la sua vita a quella dello scrittore Neal Cassady, della poetessa Elise Cowen e, infine, di Peter Orlovsky che fu suo partner fino alla fine dei suoi giorni, mentre professionalmente fu il promotore di Gregory Corso, Gary Snyder, Philip Whalen e Lew Welch. Con "Howl" ("Urlo") letto alla Galleria Six, la fama di Ginsberg crebbe in maniera esponenziale. Il testo considerato scandaloso per l'epoca a causa del suo linguaggio troppo crudo ed esplicito, dopo la sua pubblicazione nel 1956, da parte del City Light Bookstore di San Francisco, venne messo al bando per oscenità e processato. Ma l'illuminato giudice che presiedeva il processo, Clayton W. Horn, dichiarò che il poema avesse un'importanza sociale e Ginsberg e il suo editore furono prosciolti da ogni accusa. Trasferitosi a Parigi e poi a Londra, entra a contatto con altri intellettuali e letterati del tempo sulla scia di una continua e comune attività letteraria. Amico di Bob Dylan, appassionato di buddismo e krishnaismo, morì per epatite (dovuta al cancro al fegato) il 5 aprile 1997, circondato da familiari e amici a New York City. La diffusione della sua poesia è dovuta alla grande, impareggiabile e mai come di questi tempi necessaria Fernanda Pivano.

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