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Locarno 2010: il pardo del cinema estremo

Eccesso e sobrietà dei film in concorso.
di Nicoletta Dose

Cinema ai bordi della società civile

venerdì 13 agosto 2010 - News

Cinema ai bordi della società civile
Il leopardo passa sullo sfondo giallo del festival con aria maestosa e serafica. Qualche secondo, lo schermo si oscura e cominciano a scorrere i titoli di testa. Ogni film in concorso al festival di Locarno viene introdotto in questo modo ma in sala ormai, dopo giorni e giorni di proiezione, non si bada più alla clip di apertura.
Per distrazione o accenni di stanchezza, la concentrazione richiesta va tutta al lungometraggio in programma. Ma quel breve e felino passaggio, oltre ad essere il simbolo del festival, contiene anche la cifra stilistica dell'edizione in corso. I film di quest'anno, infatti, si distinguono per un'attenzione particolare verso l'efferatezza della violenza umana, in qualche modo vicina a quella istintiva degli animali. Molti dei lungometraggi presenti, dallo spudorato L.A. Zombie al più riflessivo Bas-fonds, scelgono la via della provocazione e dell'eccesso per parlare delle dinamiche sentimentali più controverse del genere umano. Sfiorando e, a volte, aderendo completamente al pornografico, gli estremi di quest'anno sembrano non avere limiti ben definiti.
Storie di ordinaria follia ci hanno portato con forza a immergerci in un mondo surreale e stralunato, solo apparentemente lontano dalla quotidianità che viviamo tutti i giorni.

Gli Altri come specchio di noi stessi
I risultati, alcuni buoni, altri meno – virtuosismo non corrisponde sempre a virtù - hanno spesso il pregio di metterci di fronte a realtà poco navigate: la malavita brasiliana di Light in Darkness – The Return of Red Light Bandit, le drammatiche conseguenze di una ricerca scientifica smodata in Womb o il tentativo disperato di recuperare i contatti con la vita di una giovane detenuta durante le sue prime 24 ore di uscita in Periferic.
Ci sono anche le piccole e intime confessioni di un'amicizia tra un'infermiera e il suo anziano paziente di La Petite Chambre o le drammatiche conseguenze di una solitudine incerta in White White World. I personaggi sono reietti, emarginati e dissociati, spesso abitanti della periferia dei sentimenti. Il cinema scelto e messo sotto giudizio dalla giuria diretta da Eric Khoo, è, in quanto a stile, una forma d'arte aperta alla sperimentazione, ad una regia movimentata e spudorata.
Una tendenza che caratterizza la maggior parte delle opere in concorso con delle eccezioni che si distinguono per sobrietà e raffinata ricerca nella scrittura, come accade nell'unico film italiano in gara, Pietro, uno dei possibili candidati alla vittoria. Ormai mancano pochissime ore all'annuncio del Palmarès; ancora una volta, sotto la direzione di Olivier Père, spetta al leopardo più famoso d'Europa il compito di rendere omaggio al cinema internazionale.

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