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Vietato ai minori di dieci anni... com'è difficile

Un nuovo divieto entra nelle sale italiane.
di Pino Farinotti

La tutela dei piccoli è sacrosanta

domenica 1 agosto 2010 - Focus

La tutela dei piccoli è sacrosanta
Con un nuovo disegno di legge il ministro dei Beni culturali introdurrà nel cinema il divieto ai minori di 10 anni.
L'iniziativa è benemerita, in chiave teorica, diciamo così, non ha trovato grandi oppositori, nemmeno dalle parti dove le opposizioni arrivano istituzionalmente.
La tutela dei piccoli è sacrosanta. Poi, naturalmente, ci sono le considerazioni, i distinguo, c'è l'idea, c'è l'auspicio, la teoria, e poi naturalmente c'è la fattibilità. Il primo nodo è la discrezionalità, è la "materia". Che cosa fa male a un "utente" nella fase infantile, in quell'età cioè dove si formano, in cultura e in coscienza, i codici e i modelli che poi rimarranno per sempre? C'è la violenza estrema? Il sesso "improprio"? Questi sono aspetti chiari e univoci, ma poi c'è tutto il resto, discrezionale. Non c'è dubbio che il cinema contemporaneo viva di immagini pericolose per i bambini. Conosco bene l'argomento, per il lavoro che faccio, ma soprattutto perché, come tutti i genitori, ho portato i miei bambini a vedere la strega di Biancaneve. A suo tempo io ne ero stato spaventato, mentre i miei figli, come si dice, non hanno fatto una piega. Sui giornali è stato scelto, come esempio, Avatar. Ci si domanda se quel fenomeno sia adatto a un bambino. Dico senz'altro che il problema non sta certo in quella fantasy magari "spinta" in qualche sequenza, Avatar va bene. Deriva dal fatto che la soglia di assunzione e metabolizzazione dei bambini negli ultimi decenni si è alzata di molto. Per tanti motivi, tanti programmi e... tanti cartoni, arrivati trent'anni fa, magari dal Giappone. Ma non credo stia lì, il male, che invece in certe indicazioni date in modo naturale, magari col sorriso.

Piccolo e grande
A questo punto non è possibile non omologare i due schermi, il piccolo e il grande. E dico che la televisione produce danni molto più gravi. Oggi il conduttore, o la starletta, o lo speaker, insomma tutti coloro che parlano e insegnano dal pulpito televisivo, rappresentano la verità con un'autorevolezza che supera, e di quanto, quella dell'insegnante e del genitore. Il cinema e la televisione sono, spesso, la rappresentazione delle non differenze: vale semplicemente ciò che porta audience, e l'audience deriva dall'eccesso, dall'iperbole, meglio dallo scandalo. Per l'audience si enfatizza ciò che le serve. Dunque è inutile ricordare che Lapo fu trovato in una stanza d'albergo insieme a un gruppetto di trans e in coma da cocaina. Va bene invece rappresentare il rampollo come modello per il mondo del giovane italiano. Certo la faccenda della cocaina e dei trans è servita come morboso abbrivio iniziale, uno stimolo forte che ha prodotto l'audience successiva. Per un bambino Lapo è dunque "soltanto" un eroe, un modello da imitare: sarai un vip, avrai successo, se farai come Lapo.

Dio non esiste
Piccolo e grande schermo dunque: Nel film la Quo vadis baby Gigio Alberti dice che la vita è questa non ce n'è un'altra dopo perché Dio non esiste. Il pronunciamento ateo è in gran parte dei film, italiani. È un'indicazione generale, quasi un dovere. Nello stesso film un commissario dice che non c'è niente male in uno spinello, anche lui (commissario, funzionario pubblico) se lo fa. Una volta, in un programma del mattino, Emanuela Falcetti, seduta vicino a Platinette, in un dibattito sul sesso ha detto "Io non ho figli, ma se ne avessi avuto uno l'avrei voluto come Platinette". Sarà poi vero? Un'altra volta Albano, sempre nel contesto di quegli argomenti, disse che era contento che nessuno dei suoi figli fosse gay. Venne aggredito, e con che violenza, dalla Parietti e da altri che la pensavano, o fingevano di pensarla, come lei. C'è stata una miniserie di grande successo dove Moana Pozzi era un'eroina assoluta, per intelligenza, per scelte e per sofferenza. La "minore" assisteva e "imparava". Mi piace pensare che, se vicino a quella bambina c'era la mamma, ebbene la mamma qualcosa le abbia spiegato, sul mestiere di Moana. E che abbia speso qualche minuto per dirle che ci sono i buoni, ma ci sono anche i cattivi. E che c'è differenza.
Scegliere per un bambino. Quanto è difficile.

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