Viggo Mortensen e Naomi Watts nella Promessa dell'assassino di Cronenberg.
di Valeria Filippi
Classici italiani e melò dall'oriente
In prima serata arriva un film che si nega ad ogni incasellamento di genere: La promessa dell'assassino (Rai4, 21.10) porta la firma di David Cronenberg e del regista canadese propone i tratti distintivi; la fisicità si intreccia con la tensione psicologica per regalarci una pellicola tesa e cupa. Qui Cronenberg torna a dirigere Viggo Mortensen dopo l'altrettanto forte A History of Violence e gli affianca Naomi Watts e Vincent Cassel. Mortensen dà vita al carismatico Nikolai Luzhin, di professione autista; il corpo del protagonista è sommerso da 43 vistosi tatuaggi, che il creatore di effetti speciali Stephan Dupuis ha ricreato sul corpo dell'attore in più di quattro ore di lavoro.
Da un maestro all'altro, con il nostrano Dino Risi e la sua commedia del 1968 Straziami, ma di baci saziami (Rete 4, 23.05). Nino Manfredi e Pamela Tiffin portano in scena la travagliata storia d'amore tra il barbiere ciociaro Marino e la bella marchigiana Marisa, che dovrà superare molti ostacoli, tra cui un matrimonio di Maria con un sarto sordomuto interpretato da uno straordinario Ugo Tognazzi. Gli ottimi dialoghi sono firmati dagli sceneggiatori veterani Age e Scarpelli, che in coppia hanno creato capolavori della commedia all'italiana come I soliti ignoti, La grande guerra, Signore e Signori e C'eravamo tanto amati.
Il tono rimane leggero, ma l'attenzione si rivolge ai più piccoli con il Topolino Marty e la fabbrica di perle (Italia 1, 21.10): l'indaffarato roditore ha lo speciale capacità di trasformare in perle i denti caduti ai bambini. Un suo collega di fabbrica, non molto fidato, intende sfruttare economicamente quest'abilità e rapisce il topolino. Il film argentino miscela attori in carne ed ossa ed animazione e sembra rimandare al più celebre "cugino" d'oltreoceano Stuart Little.
Dall'animazione per i più piccoli al conturbante melò di Wong Kar-Wai, 2046 (Cult, 21.00). L'anno del titolo è quello nel quale si vorrebbe rifugiare lo scrittore protagonista (Tony Leung), distrutto dopo aver perso l'unico amore della sua vita; ma 2046 è anche il numero di una camera d'albergo e, fuori dalla finzione cinematografica, l'anno in cui Hong Kong tornerà definitivamente sotto l'amministrazione cinese. 2046 è l'ideale seguito di In the Mood for Love (2000), film precedente di Kar-Wai ancora con Leung e Maggie Cheung.
Nei prossimi giorni Audrey Hepburn e William Holden Insieme a Parigi, il thriller da Le Carré The Constant Gardener e Soderbergh dirige l'ottimo cast di Traffic.