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Cannes, terremoto, ministri, platee, polemica

Draquila, il film della Guzzanti.
di Pino Farinotti

Un racconto verosimile
Sabina Guzzanti (61 anni) 25 luglio 1963, Roma (Italia) - Leone. Regista del film Draquila - L'Italia che trema.

lunedì 10 maggio 2010 - News

Un racconto verosimile
Cerco di prefigurare una situazione e sono sicuro che il racconto è verosimile, accadrebbe proprio ciò sto per scrivere. Sandro Bondi, ministro dei Beni Culturali, va a Cannes. Siede in platea, nel posto che gli compete, cioè in vista, circondato da collaboratori, da una paio di politici meno importanti, magari cinefili. È appena terminata la proiezione di Draquila, di Sabina Guzzanti.. Ci sono duemila occhi su di lui, quasi tutti ostili. Fra questi occhi ci sono quelli di artisti di cinema a non solo, scrittori e critici, politici francesi compreso Lang, omologo di Bondi, insomma è presente l'intelligenza generale del mondo, quella accreditata, ultraprogressista, quella che ha urlato di entusiasmo al film di Michael Moore, quella che ha amato e premiato Moretti con la sua Stanza del figlio, il più bel film italiano dell'era recente.

Il ministro dei Beni culturali è uno dei più fedeli collaboratori del suo Presidente del Consiglio. In quei quattromila occhi si disegna anche questo dato. I due politici-cinefili hanno minori responsabilità, dunque possono dissentire, scuotere la testa, muovere la mani come a dire "cosa mi è toccato vedere". Ma Bondi non può. Arrivano rumori, fischi, qualche piccolo urlo. Il ministro si sente addosso quella abnorme massa critica (qui davvero ci stanno i termini) e che è la "massa" culturale che farebbe testo nel mondo: è risaputo che i francesi per via dell'89, ormai lontano, si ritengono sempre i titolari della cultura e della morale del mondo, intese magari all'estremo: se ti dicono che Battisti non è un assassino ma un eroe, e se la nostra cultura (e magistratura) ribatte "no, è un assassino", la cultura del mondo crede (più) ai francesi. E per loro, avere lì una faccia, un soggetto che rappresenta il nemico perfetto, sarebbe tanta manna. E non risparmierebbe niente al ministro. Bondi, mentre scrosciano gli applausi alla Guzzanti, si trova lì, immobile (per forza), contro la cultura del mondo. Qualsiasi sua manifestazione, degli occhi, del collo, delle dita, delle ginocchia, non gli darebbe scampo. Se cercasse di sorridere, di essere positivo, sembrerebbe sarcastico, o peggio ipocrita. Nessuno troverebbe la contromossa opportuna, neppure Marlon Brando, o Lawrence Olivier.
Il ministro sarebbe un pazzo se andasse a Cannes.
Tuttavia ci deve andare.
Perché il cinema, anche quello ritenuto fazioso, violento e nemico, sempre&soltanto cinema è. E come tale, l'ho detto tante (forse troppe) volte, ha diritto a tutte le franchigie, magari all'immunità, anche all'immunità da censura. Dunque Sandro Bondi, ministro, uomo colto e coi mezzi per giudicare, deve sedersi in quella sala e guardarsi un film, semplicemente, e poi fare del suo meglio, anche se non basterà.

Tema
Ho letto gli interventi di Franco Zeffirelli e Marco Bellocchio sul tema. Giuro che se mi fosse stato chiesto di anticipare le loro dichiarazioni ci sarei riuscito non solo nei concetti, ma quasi nei punti e nelle virgole. Il primo è uomo di destra, il secondo di sinistra, e il loro intervento è stato politico. Uno ha detto che l'assenza del ministro è sacrosanta, anche criticando (legittimamente) i contenuti del cinema italiano contemporaneo, l'altro ha considerato l'assenza di Bondi come la solita intemperanza del regime che non tollera critiche. Naturalmente i giudizi si equivalgono in termini di ideologie e di schieramenti opposti, in termini di politica, appunto. Ma è triste. Zeffirelli e Bellocchio sono due grandi artisti, certo opposti per cultura, dotazione ed espressione. Zeffirelli ha firmato opere per il mondo, grande estetica e grande arte portate dappertutto. È artista generale per musica e teatro. Bellocchio è un autore (per lo più) autoctono, perennemente ribelle, portatore del sentimento dei giovani che poi vedevano le loro speranze deluse. Ma è sempre garante e onesto. I due possiedono il comune denominatore del talento, e dell'incanto, ma il denominatore non riesce ad essere trasversale, a unire in nome della disciplina che dovrebbe essere universale. Uno è di destra e l'altro di sinistra. E allora dicono le solite cose che vanno dette. Politicamente convenzionali e prevedibili. Che peccato.

Inutile
Draquila non è un bel film, soprattutto è inutile. Anche la Guzzanti ha talento e intelligenza, lo ha dimostrato, fa una satira a senso unico ma è legittima, visto che la satira colpisce chi è al potere e colpisce comunque Berlusconi, figuriamoci un Berlusconi al potere. E poi, si sa, il Presidente si presta in pieno, basta aspettare un suo atteggiamento, una farse, una gaffe, che prima o poi arrivano. Guzzanti racconta il terremoto secondo Sabina. Con la faziosità che le appartiene, anche questa artisticamente legittima. Qui troviamo i soliti argomenti conosciuti, attraverso Annozero e altri programmi, riproposti con un quanto in più di creatività: le escort, la minorenne, Bertolaso e le speculazioni, la corruzione, il G8, gli sprechi, la magistratura, e quanto i media hanno raccontato in tutti i dettagli. E naturalmente il terremoto e la ricostruzione. Sopra ho detto "immunità da censura", che deve spettare anche a Draquila, naturalmente, anche nell'eccesso di faziosità. La tesi del film è che L'Aquila non è stata poi così danneggiata, che molta gente è stata evacuata quasi a forza per andare a occupare prima le tende, poi gli alloggi costruiti da speculatori, e che tutto è stato accelerato da ordinanze per favorire, appunto, gli speculatori amici. L'autrice porta testimonianze in quel senso.

Sospinte
Rilevo un paio di espressioni, testo e indicazioni davvero sospinte, e soprattutto inutili a chi invece dovrebbero servire. Il 6 aprile del terremoto in Abruzzo. Guzzanti racconta: "Quel giorno è fortunato per Silvio Berlusconi, è convinto che con quella città devastata, Dio gli abbia ancora una volta teso la mano." La regista cammina con un giornalista della testata Left (sinistra), che le dice: "Il terremoto, con tanta gente costretta in zone controllate, priva di diritti, sarebbe una prova generale per togliere i diritti in una zona molto, molto più vasta." Ribadisco, film superfluo. Non lo era, per esempio, Viva Zapatero nel quale si sorrideva. Forse, semplicemente, il cinema non è il mezzo della Guzzanti, si muove meglio in teatro e nel piccolo schermo. Se un mago dei sondaggi, con rilievi esatti, inconfutabili, dicesse: "guarda Sabina che esternazioni come quelle sopra portano 150mila voti alla Destra, te lo giuro." Ebbene Sabina, pur prestando fede al mago, non rinuncerebbe a esternazioni e a battute, perché è un'artista, la satira e le battute sono il suo carattere (la storia dello scorpione e della tartaruga) e il suo destino. Non rinuncerebbe, anche a costo di lasciare il potere a Berlusconi.

Tornando a Cannes e alla platea: ci vada ministro. Ci vada.

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