Un tripudio di macchine per combattere la resistenza umana.
di Gabriele Niola
Il futuro è arrivato
Più armi, più robot, più terminator e più grandi. Il progetto dietro a Terminator Salvation è facile a dirsi e ad idearsi ma molto meno a farsi. Si moltiplicano le idee necessarie e i mezzi utili a renderle plausibili. Ogni robot una tecnologia diversa, ogni terminator un design unico.
Infatti, essendo stata sempre ambientata nel presente, la saga ha puntato molto sulla tecnologia dietro ai robot Terminator, poiché era l'unico modo per parlare di quel futuro altrimenti solo evocato. Schwarzenegger fu il primo nel 1984 a mostrare davvero l'affascinante prodigio del tessuto di carne sopra ad uno scheletro robotico (molto più ingenuo era l'effetto utilizzato qualche anno prima per l'androide di Alien) e Robert Patrick nel 1991 il primo a subire sullo schermo la tecnica del morphing in maniera metodica per diventare il T-1000.
Dopo il trascurabile terzo capitolo della saga, ora il futuro è arrivato e andiamo lì dove i terminator nascono, in un'epoca in cui il T-800 (il "modello Schwarzenegger") ancora deve essere ultimato, per vedere e scoprire quali sono le macchine che si ribellano agli uomini.
Un misto di tutte le tecniche per far muovere i T-600
Il primo terminator era un film a basso budget, tanto che lo scheletro del T-800 lo si vedeva muoversi autonomamente, privo dell'involucro di pelle, solo in pochissime inquadrature. In quelle poche si trattava di un pupazzone animato in stop motion, cioè per intenderci nella stessa maniera in cui veniva animato King Kong nel film originale del 1933. Strano a dirsi ma da quell'epoca non è cambiato troppo. Certo è arrivata la computer grafica, ci mancherebbe, ma il feeling "metallico" dei terminator passa meglio se c'è un pupazzone.
Grazie al cielo il team addetto agli effetti speciali ha detto no alla stop motion e ha deciso di optare invece per un misto di tutte le tecniche disponibili per arrivare a imitare con affidabilità le movenze e le apparenze di un possibile modello "primitivo" di terminator.
Ci troviamo nel 2018, mentre il futuro che ci è stato mostrato con qualche flashforward nei film precedenti è il 2029, dunque le macchine ancora non hanno messo a punto il T-800 e i suoi predecessori, i T-600, sono delle versioni solo blandamente camuffate da esseri umani, degli scheletri metallici con addosso dei vestiti molto somiglianti agli scheletri vestiti che si vedono nei film di pirati.
Animazione con i fili oppure a mano quindi per le scene meno dinamiche. Ma non è solo questione di muovere, occorre anche costruire. La Industrial Light & Magic ha infatti pensato di utilizzare diversi materiali che potessero replicare la consistenza del metallo senza averne il peso. In questo modo una volta costruiti i modelli potevano, oltre che essere mossi, anche essere "modificati" per incorporare parti che sarebbero successivamente animate in CG: un laser, un braccio, un'estensione e via dicendo.
Non ultimo ovviamente la ILM ha sfruttato l'IMocap la sua invenzione già messa a punto per il personaggio di Davy Jones in I Pirati Dei Caraibi 2 e ora arrivata a un ulteriore livello di perfezionamento.
Si tratta di una tecnica di motion capture che consente di inserire il soggetto i cui movimenti vanno catturati sul set assieme agli altri attori. Riprendendolo con diverse camere e vestendolo con una tuta di sensori è possibile farlo interagire normalmente con qualsiasi altro elemento. Cosa utilissima per le scene di lotta uomo-macchina come quella con John Connor nei pressi dell'elicottero.
Hydrobot e moto Ducati
Ma non ci sono solo i T-600, nel 2018 la guerra contro le macchine è fatta di diverse tipologie di battaglie. Oltre il più comune corpo a corpo e la guerriglia ci sono anche gli attacchi in grande stile, quelli sottomarini e gli inseguimenti per strada. E le macchine hanno un mezzo per ogni occasione.
Dunque non solo robot umanoidi ma tutto un esercito robotico da rendere e soprattutto da disegnare. Terminator Salvation deve costruire un futuro possibile, dunque deve inventarlo e inventarlo significa disegnarlo.
Totalmente digitali sono i grandi macchinari come quello incaricato di raccogliere umani e portarli alla base, autentici disegni al computer tridimensionali, animati e inseriti nelle immagini in post produzione, mentre attualmente costruiti (e solo occasionalmente animati con aiutini digitali) sono le moto e i robot acquatici.
Le moto sono basate su modelli della Ducati, la stessa società infatti è stata contattata per fornire le moto necessarie con motori potenziati e un design che potesse essere facilmente manipolato sul set per sembrare un mezzo che non prevede il pilota. Dunque niente digitale.
La stessa cosa non si può dire per gli Hydrobot, i robot d'acqua che proprio per il loro dover agire sott'acqua hanno presentato più problemi. L'acqua infatti inibisce le onde radio e rende più difficoltoso direzionare la macchina. Cavi e comandi pneumatici sono stati quindi il metodo utilizzato per dare l'illusione del movimento autonomo. Ma non solo, l'Hydrobot infatti deve anche muoversi spesso fuori dall'acqua, essere gettato dall'alto, agitarsi ecc. ecc. Per questo la troupe aveva approntato anche delle versioni digitali, delle controfigure al computer da utilizzare nelle scene più difficoltose. Alla fine però tanto è stata accurata la costruzione del modellino reale che la controfigura digitale non è stata usata quasi mai. Il risultato è un look & feel molto più "metallico" del solito.