La recensione
Fino a qualche giorno fa aveva un valore di mercato che si aggirava sui cinquecento euro. Oggi varrà un po' meno economicamente – dopo che Rizzoli lo ha riportato in libreria dopo quasi un cinquantennio dall'uscita – ma il valore di questa raccolta di interviste firmata dalla penna della Fallaci è un'inestimabile perla che mantiene intatta la propria attualità. Gli antipatici del titolo, altro non sono che i belli, i brutti e i cattivi che nell'Italia del boom economico spadroneggiavano sulle riviste patinate e sui gossip da salotto. Registi, premi Nobel, attori, personaggi in cerca d'autore o semplicemente di un po' di gloria, ritratti senza alcun pietà da una delle scrittrici più nobili che il nostro paese abbia avuto la fortuna di esportare. La Fallaci ha fatto storia, prima di diventare - incompresa – la famelica reazionaria del dopo 11 settembre. Il suo modello ha acceso dibattiti, scopiazzature, invidie. La sua particolare forma di racconto – il ritratto che precede una per una tutte le interviste – rende merito al giornalismo militante, un giornalismo che svela senza pietà la chimera dell'obbiettività e della fredda analisi dei fatti. Ogni articolo che esce dal "magnetofono" della Fallaci è il frutto di una dialettica che porta le domande, molto spesso, ad essere più interessanti delle risposte stesse. Indimenticabile l'intervista a Federico Fellini, in vista dell'imminente uscita del suo 8 e ½, irriverente e dispettosa quella a Nilde Iotti, commuovente quella riservata a Don Jaime de Mora, fratello ripudiato dall'allora regina del Belgio. Oriana Fallaci non ha mai smesso - in tutta la sua carriera - di gridare al popolo la nudità del Re. Un lezione esemplare per tutti coloro che oggi, spesso senza ragione, si arrogano il diritto di sentirsi giornalisti.

In sintesi
Pubblicato nel 1963, "Gli antipatici" torna in libreria in una collana dedicata a tutte le opere di Oriana Fallaci. Gli antipatici sono quei personaggi destinati a trovarsi sempre sulla bocca di tutti, e dei quali tutto si sa e tutto si dice. Inviata de "L'Europeo", agli inizi degli anni Sessanta Oriana Fallaci va a intervistarli: registi da Oscar, poeti premi Nobel, dive di fama planetaria, compositori, scrittrici di alto profilo, Ingrid Bergman, don Jaime de Mora y Aragón, Nilde Iotti, Federico Fellini, Arletty, Baby Pignatari, Catherine Spaak, Gianni Rivera, Afdera Fonda Franchetti, Antonio Ordoñez, Cayetana duchessa d'Alba, Salvatore Quasimodo, Jeanne Moreau, Alfred Hitchcock, Anna Magnani, Porfirio Rubirosa, Natalia Ginzburg, Giancarlo Menotti: in un faccia a faccia implacabile e sottile, ironico e pungente, si trovano alle prese con un magnetofono e una intervistatrice alla quale, ancor più che al mezzo tecnico, nulla sfugge, neppure "uno scintillare di occhi, un agitarsi di mani". Ogni intervista è preceduta da una breve presentazione in cui la Fallaci, con grande senso dello humor e una dote innata per il racconto, esprime il suo giudizio. Come lei stessa scrive, i suoi antipatici sono "quasi sempre simpaticissimi".

L'autore
Oriana Fallaci è nata a Firenze il 29 giugno del 1929 ed è morta, sempre nel capoluogo toscano, il 15 settembre del 2006. Prima donna in Italia ad andare al fronte in qualità di inviata speciale, i libri della Fallaci sono stati tradotti in tutto il mondo e ovunque hanno venduto milioni di copie. Dopo una pausa di circa dieci anni dal suo ultimo romanzo "Inshiallah", è tornata alle cronache per il saggio "La rabbia e l'orgoglio", che ha dato una visione originale e polemica dell'attacco alle Torri Gemelle. Si è spenta nella sua abitazione dopo una lunga malattia.