Da Zombieland al dimenticato Fido.
di Rudy Salvagnini
Benvenuti a Zombieland
Zombieland di Ruben Fleischer ha ottenuto un notevole successo al botteghino americano, rinverdendo i fasti di quello che può ormai essere considerato un vero e proprio sottogenere, la commedia zombesca. Elementi di umorismo compaiono presto in alcuni dei film usciti dopo che La notte dei morti viventi di George A. Romero aveva creato la struttura e i parametri del moderno cinema degli zombie. L'assedio dei morti viventi di Bob Clark ne è uno degli esempi più interessanti, con la sua quasi sempre riuscita mescolanza di horror e umorismo. È però il successo di Zombi nel 1978, sempre di Romero, a dare la stura alla commedia zombesca: un "classico" è l'ineffabile Io zombo, tu zombi, lei zomba di Nello Rossati nel quale la farsa e la demenzialità hanno decisamente il sopravvento.
Negli anni successivi, il sottogenere - tra alti (L'alba dei morti dementi, Tokyo Zombie), bassi (I ragazzi del cimitero) e molto bassi (Zombie News) - ha continuato a proliferare con discreta continuità.
Fido, una delle migliori zombie comedy recenti
In attesa che Zombieland arrivi da noi, è il caso di ricordare una delle migliori zombie comedy recenti, passata piuttosto inosservata. Si tratta di Fido (2006), film canadese di Andrew Currie, il cui inizio è folgorante per la brillantezza dell'intuizione che lo sorregge.
A causa di una nuvola di radiazioni cosmiche, i morti sono tornati in vita, ma la Zomcon - un'industria - ha vinto la guerra contro di loro grazie a un rivoluzionario collare che, se applicato a uno zombie, lo riduce a un servo obbediente. In questo modo, gli zombie hanno risolto il problema della servitù e ognuno può continuare a essere un membro produttivo della società anche dopo morto (solo i ricchi possono permettersi di morire davvero). Timmy Robinson (K'Sun Ray) è un ragazzino introverso e timido e per questo è vittima dei bulletti della scuola. Helen (Carrie-Anne Moss), sua mamma, fa una sorpresa a lui e al marito Bill (Dylan Baker): uno zombie di servizio, Fido (Billy Connolly). Bill è sconvolto, ma Helen insiste e ha partita vinta: erano gli ultimi della strada a non averlo. Timmy fa amicizia con lo zombie, dopo che questi l'ha salvato dai soliti bulletti. Ma Fido è colpito ripetutamente da una vicina bisbetica che gli danneggia il collare. Lo zombie recupera così i suoi istinti, uccide l'anziana donna e comincia a mangiarsela. Poi il collare torna a funzionare e Timmy decide di proteggere Fido. Le buone intenzioni però provocheranno un sacco di guai.
Una satira che colpisce nel segno
L'idea alla base del film è innovativa e getta una luce diversa sul fenomeno dei morti viventi. Nel farlo, però, mantiene gli intenti critici sulla società dei consumi propri dei film di Romero, anche se qui, invece che spaventare, si vuol far sorridere. La satira colpisce nel segno, evidenziando lo sfruttamento degli esseri umani persino dopo morti in un paradossale ritorno alle origini del fenomeno degli zombie (usati, secondo la leggenda, come forza lavoro nelle piantagioni caraibiche). L'ambientazione ucronica negli anni '50 alternativi aggiunge fascino visivo e contestualizza la vicenda dandole lo sfondo di un'epoca di apparente innocenza dove in realtà le ingiustizie e il perbenismo ipocrita covavano indisturbati le peggiori malefatte.
Impagabile il finto documentario pubblicitario iniziale che stabilisce le premesse come meglio non si potrebbe, a imitazione dei filmati didattici che proprio negli anni '50 minimizzavano la bomba. Azzeccato è anche il tono rassicurante, con cui le autorità affrontano il problema pur se le città sono circondate da recinzioni di sicurezza e più di qualche volta zombie non addomesticati si fanno avanti. Questo approccio riprende il concetto - proprio de La terra dei morti viventi - di una società che cerca di affrontare il problema ignorandone, in questo caso, non l'esistenza, ma la pericolosità e cercando di trarne utilità, secondo il principio economico che da tutto si può cercare di ricavare qualcosa.
L'ispirazione non sorregge sempre la storia e la deriva verso un certo sentimentalismo (pur sempre bizzarro) tradisce una caduta nella routine, ma il film resta vivace e interessante per tutta la sua durata, non disdegnando sortite nel gore e nell'horror vero e proprio. Da recuperare.