L'opera prima di James Watkins.
di Rudy Salvagnini
L'horror evoca spesso il soprannaturale, il fantastico e i mostri che lo popolano, ma non è raro che scelga di rappresentare i mostri che percorrono il nostro quotidiano. Mostri che assomigliano alle persone che vediamo per strada, ricordandoci come, in tema di efferatezze, la realtà superi spesso la fantasia. Non di rado questi horror preferiscono restare sul piano di un'astratta crudeltà che li rende tutto sommato irrealistici e rassicuranti, pur se magari di valido intrattenimento (un esempio è la serie di Saw). Altre volte scelgono di commentare, attraverso storie estreme, il contesto sociale. Il britannico Eden Lake (2008) di James Watkins è uno di questi e, com'è d'obbligo, parte in modo quasi elegiaco per trasformarsi in un incubo.
Jenny (Kelly Reilly) e Steve (Michael Fassbender), coppia molto affiatata, hanno lasciato la città per un week end da sogno a Eden Lake, in tenda sulla riva del lago. Steve ha un battibecco con un gruppetto di giovinastri locali capitanato da Ricky (Tom Gill), ma la cosa sembra finire lì. Sembra, perché i ragazzini prima rubano la macchina alla coppia e poi, dopo che il cane di Ricky è morto accidentalmente, ne danno la colpa a Jenny e Steve e decidono di vendicarsi ferocemente. Per i due adulti comincia una fuga disperata in una natura diventata improvvisamente ostile.
La preparazione del dramma è accurata e la caratterizzazione della coppia protagonista amabile, per far crescere in noi la preoccupazione per la loro sorte, secondo un inevitabile processo di identificazione. Anche l'estraneità dei due al contesto rozzo e post-rurale nel quale vengono a trovarsi è evidenziata bene, con la conseguente incapacità per i "cittadini" di comprendere il pericolo. Così avviene, in particolare, che Steve non attenui il suo naturale senso di rivalsa, lasciando che prenda il sopravvento sul buon senso e accettando, almeno inizialmente, quella che crede una semplice sfida.
La tensione si sviluppa in modo efficace e naturale. Echi da Un tranquillo weekend di paura in versione solo apparentemente più civilizzata danno profondità psicologica e sociale, con una descrizione precisa della ferocia della teen gang, ben delineata anche nelle sue dinamiche interne, con i membri "deboli" che farebbero volentieri dell'altro, ma sono costretti all'efferatezza dalla necessità di seguire le logiche del branco. La crudeltà dei dettagli non ci è risparmiata e la scena con i giovani che seviziano Steve è realistica sin quasi all'insostenibilità. Non mancano le scorciatoie e taluni punti convenzionali, ma il film è teso, sostenuto nel ritmo e implacabile nelle soluzioni narrative. Il fatto che Jenny sia un'insegnante di un asilo modello sottolinea l'importanza di una buona educazione, in contrapposizione a quella non proprio impeccabile che devono aver ricevuto gli imberbi seviziatori: la parte finale del film ritorna sull'argomento con insolita efficacia. Agghiacciante è il ritratto di un fenomeno - quello delle teen gang - molto presente in Gran Bretagna e in preoccupante crescita anche da noi. Ottimi gli interpreti, ragazzini compresi.
Esordio alla regia estremamente promettente per James Watkins, classe 1978. Se il buon giorno si vede dal mattino, è nato un nuovo interessante autore. E speriamo che presto il film arrivi anche da noi, lo meriterebbe.