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Arriva al Festival di Roma l'atteso lungometraggio d'animazione americano

Arriva a Natale nelle sale Astro Boy.
di Gabriele Niola

Il doppiaggio di Astro Boy
Silvio Muccino (42 anni) 14 aprile 1982, Roma (Italia) - Ariete. Interpreta Astro Boy (versione italiana) nel film di David Bowers Astro Boy.

lunedì 19 ottobre 2009 - News

Il doppiaggio di Astro Boy
Da fumetto giapponese a cartone animato americano la strada è lunga e ancora di più lo è da opera di nicchia anni '50 a blockbuster del 2009. I rischi legati ad Astro Boy sono tantissimi, molti dei quali risiedono anche nel doppiaggio italiano come sa bene chi ha visto straordinari lungometraggi d'animazione massacrati dall'edizione italiana.
A prestare le loro voci in questo caso ci sono (tra i noti) Silvio Muccino, Carolina Crescentini e il Trio Medusa. Non tutti loro sono o sono stati appassionati di animazione giapponese ma sentono comunque la gravità del peso di portare oggi e in Italia un classico che conta moltissimi appassionati. Gravità che li ha portati in molti casi ad un lavoro molto particolare sulla voce che tenga conto del fatto che non si tratta solo di un cartone per bambini ma di una vera opera per tutti.

Il rigore del doppiaggio
I cartoni di oggi non sono i cartoni di ieri, questo è chiaro nella mente di tutti i doppiatori che si sono avvicinati all'opera con la gravità e, per usare le parole di Silvio Muccino, il "rigore" necessario al doppiaggio di un film vero e proprio.
"Quelli di oggi non sono neanche più cartoni, sono cose commoventi e bellissime, non mi vergogno di dire che con Alla ricerca di Nemo ho pianto tantissimo. Quindi quando è arrivato Astro Boy non ho voluto nemmeno sapere la storia ma ho accettato subito".
Stessa cosa per Carolina Crescentini che nonostante non abbia vera esperienza nel campo del doppiaggio già aveva avuto modo al centro sperimentale di provare a dare la voce ad un cartone animato (Gli Aristogatti): "Qui il lavoro non era soltanto apparire più piccoli ma anche essere rassicuranti e tentare un tono flautato. Il mio personaggio è carino perché è il capo di una banda di orfanelli della superficie, Fa molto la tosta ed è anche un po' una coattella poi però ogni giorno cerca di capire se manca ai genitori e maschera questo con un tono aggressivo".
Ancora più "infantile" doveva essere la voce del protagonista ma senza sconfinare nel ridicolo: "È stato duro trovare la voce giusta, non è che parlo in falsetto ma quasi, è stata necessaria una ricerca di giorni per arrivare ad una voce chiara e non ridicola".
I riferimenti all'attualità
Astro boy include anche alcuni leggeri slittamenti di significato, alcuni dettagli che sono stati portati nella modernità lasciando indietro idee e figure archetipe, come quelle politiche, per farle diventare più moderne. Curioso poi come il risultato sia spesso in linea con quello che accade in Italia.
"Si racconta di un mondo in cui esistono due livelli che non si devono toccare" dice Silvio Muccino "un discorso che non so quanto fosse attuale negli anni '50 ma che oggi lo è moltissimo e specialmente in Italia, quando l'ho visto ho subito pensato che sembra il sogno di Bossi".
E le curiose similitudini o meglio i rimandi al nostro paese nel nostro tempo non finiscono, ci sono presidenti ossessionati dal consenso popolare e un fronte rivoluzionario che non riesce a compattarsi o fare qualcosa di realmente incisivo. "È incredibile" continua Muccino "come guardando questo cartone noi italiani troviamo moltissimi riferimenti casalinghi. Credo che il grande interesse di questo film stia in come attraverso la metafora si parli sempre di una situazione reale e contingente, di problemi così invadenti come quello dell'integrazione. Il bisogno che due mondi si uniscano e che i robot vengano considerati bambini a tutti gli effetti".

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