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5x1: Quei ciak della Seconda Guerra Mondiale

Il conflitto contro il nazi-fascismo è il terreno preferito da Spielberg.
di Stefano Cocci

Oggi anche Tarantino si confronta con la guerra
Christoph Waltz (67 anni) 4 ottobre 1956, Vienna (Austria) - Bilancia. Interpreta Il colonello Hans Landa nel film di Quentin Tarantino Bastardi senza gloria.

martedì 29 settembre 2009 - Focus

Oggi anche Tarantino si confronta con la guerra
Lo storico Eric J. Hobsbawm lo ha definito "Il secolo breve": il ventesimo, infatti, si può racchiudere tra due date, 1914 e 1991. In mezzo c'è la Seconda Guerra Mondiale, il conflitto che, in un certo senso, chiuse le diatribe tra le grandi potenze aperte con la Prima e pose le premesse per la Guerra Fredda. Il cinema non poteva non confrontarsi con quella che può essere definita la più grande carneficina della Storia. Oggi, anno 2009, uno degli autori stilisticamente più interessanti ha deciso di raccontare la "sua" Seconda Guerra Mondiale: Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino è una personale interpretazione di quel periodo storico, in cui c'è poca guerra e molto cinema, non ci sono scene di battaglia, c'è la violenza cruda che tanto piace al regista americano, mentre tutto ruota intorno ad un gruppo di soldati ebreo - americani con il compito di paracadutarsi dietro le linee nemiche e di uccidere più nazisti possibile, e una sala cinematografica dove attentare alla vita dei vertici del Reich. Dentro c'è tanto cinema: citazioni, a partire dal titolo che riprende l'italiano Quel maledetto treno blindato di Enzo Castellari (distribuito negli States con il titolo di "Inglorius bastards") e la scena iniziale che sembra presa a forza da un western di John Ford, facendo dimenticare quasi che ci troviamo nella Francia del 1941. Soprattutto, in "Bastardi senza gloria" c'è l'idea, forse ingenua ma forte, che il cinema può cambiare l'Uomo e la Storia. Quello di Tarantino, apprezzabile o meno, è un punto di vista su uno degli eventi che hanno sconvolto l'umanità. Ecco come, prima di lui, il grande schermo ha raccontato la Seconda Guerra Mondiale.

Salvate il soldato Ryan
È l'esaltazione della maestria tecnica applicata allo sbarco in Normandia. È vero, nella storia c'è molto altro: c'è il rispetto della dignità di ogni singola vita umana – spostando nel campo americano lo stesso concetto espresso in tutto Schindler's list, soprattutto nella struggente scena finale – ma è inutile negare che, in un certo senso, Salvate il soldato Ryan si esaurisca nella pregevole mezz'ora iniziale: gli americani cercano di prendere possesso della spiaggia di Omaha Beach, i tedeschi li voglio respingere in mare. Quello che sta nel mezzo è straziante, tra schizzi di sangue e di cervello che imbrattano la cinepresa. Mai tanta violenza fu al servizio del compito di descrivere senza mezzi termini l'orrore della guerra.

Schindler's list
Steven Spielberg è l'autore che più di ogni altro ha sentito il richiamo del conflitto mondiale. Da L'Impero del Sole, passando per 1941 – Allarme ad Hollywood fino al già citato Salvate il soldato Ryan, Spielberg ha raccontato quasi tutte le possibili angolazioni degli eventi accaduti tra il 1939 e il 1945. Schindler's list è il punto di svolta di questo percorso: un industriale tedesco disposto a tutto pur di lucrare sulla guerra diventa l'eroe che salvò più di mille uomini e donne ebree dalla morte nelle camere a gas.
Schindler's list rappresenta non solo un'opera dal valore inestimabile nel raccontare la follia di quel periodo storico e la speranza di risorgere ma anche la consacrazione artistica di Spielberg, fino ad allora considerato solo un regista da blockbuster. Nessuno lo ha più pensato dopo aver visto la bambina con il cappotto rosso.

Operazione sottoveste
Si può ridere in uno dei periodi più bui della storia dell'Uomo? Ci provò lo stesso Spielberg con 1941 – Allarme ad Hollywood ma, prima di lui, fu Blake Edwards a cercare di dissacrare e mettere alla berlina anche la guerra più sanguinosa della storia. Era il 1959 e mentre altri colleghi ancora favoleggiavano di sbarchi e bombardamenti aerei, Edwards decideva di raccontare la storia di un sottomarino dipinto di rosa e del suo equipaggio composto da soldati scapestrati e infermiere molto attraenti. Su tutti, il volto scanzonato di Cary Grant e quello impenitente di Tony Curtis. Operazione sottoveste con i suoi equivoci e battute folgoranti non smette di divertire ancora oggi.

La battaglia di Midway
I film sulla Seconda Guerra Mondiale si susseguirono per il periodo del conflitto – con il compito di propagandare le gesta eroiche delle truppe al fronte – ma soprattutto al termine dello stesso. Non tutti ebbero successo al botteghino, anzi. Un'eccezione fu il film di Jack Smight. Quella di Midway fu una battaglia decisiva per le sorti di americani e giapponesi nel Pacifico. Per rievocarla fu messo insieme un cast stellare: Robert Mitchum, Henry Fonda, Charlton Heston, Glenn Ford, James Coburn e Robert Wagner. Il risultato è spettacolare per i mezzi a disposizione all'epoca.

Letters from Iwo Jima
Clint Eastwood dimostra che non sono finite le storie sulla Seconda Guerra Mondiale. Se un tempo i film di guerra rappresentavano quello che oggi è incarnato dalle pellicole ispirate ai supereroi dei fumetti, ovvero tanta azione, oggi il loro ruolo è cambiato. Mentre gli Stati Uniti hanno centinaia di migliaia di soldati in pianta stabile in Iraq e Afghanistan, e ogni giorno i bollettini dal fronte raccontano di perdite e drammi, il compito è diventato di stimolare la riflessione sulla pazzia che un conflitto armato tra nazioni rappresenta. Eastwood lo fa con la sua consueta maestria, inquadrando la storia dalla parte degli sconfitti, decidendo di narrare che anche i giapponesi scrivevano delle lettere a mogli, figli e madri, e che anch'essi si battevano con onore tentando, anche non sempre riuscendo, di mantenere intatta la dignità, anche in tempi che di dignitoso avevano ben poco.

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