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Film nelle sale: Per sofferenze senza mistero

Tra fantasticherie Made in Usa e infiniti dolori di un'Italia che non può mollare.
di Alberto Beltrame

Un messaggero che non ci porta nulla di nuovo

venerdì 21 agosto 2009 - News

Un messaggero che non ci porta nulla di nuovo
In questo 21 agosto, penultimo week-end di un agosto caldo, molto caldo. Nelle sale, quelle belle con le poltrone comode, c'è praticamente sempre l'aria condizionata. Quindi, probabilmente, si sta meglio dentro a un cinema che fuori... E anche se i film, magari, non sono tra i più attesi, desiderati, sognati, almeno ci si può serenamente rifugiare nel buco oscuro sfiorato dalle immagini. Forse.
Il sequel dell'ormai leggendario Donnie Darko di Richard Kelly non promette in realtà molto. Potremmo anche essere scettici sul concetto di "sequel". Infatti sembra più una forzatura commerciale, più una tattica abusata, strausata per far vendere. Più che mai, nell'epoca contemporanea, vanno di moda le iterazioni, ripetizioni. Si sfrutta un nome per innalzare un prodotto forse non molto qualitativamente valido. E, appunto, questo sembra il caso di S. Darko. La regia è di Chris Fisher, questo già dice qualcosa. Non più Richard Kelly, che seppe fare con un film a basso costo uno tra i cult movie più celebrati degli ultimi anni. Si è tolto di mezzo, non ha voluto aver niente a che fare con questo processo di ripresa, sfruttamento, ri-elaborazione. Anche il cast è diverso. In pratica è rimasta la sola Daveigh Chase (che interpreta appunto la sorella Samantha Darko), che certo non avrebbe potuto rifiutare a un ruolo da protagonista.
Secondo film nelle sale, Il Messaggero - The Haunting in Connecticut, non sembra dare un impressione migliore. Un horror, dal sapore di già visto, già sentito, già provato. Perché il cinema dell'orrore è un cinema che senti nella pelle. Un cinema che ti avvolge, che ti trascina nei luoghi più disperati della mente umana, negli incubi più sorprendenti e sottesi. Se questi paesi sono conosciuti, esplorati, vissuti, non può essere la stessa cosa. Però non si può sapere. La storia è semplice, come tante altre. Una casa infestata, un ragazzo malato che percepisce presenze sopranaturali, ecc... Tutto nelle mani di Peter Cornwell, regista sconosciuto, che potrebbe, non si sa mai, sorprendere. Scettici, un po' stufi, stanchi. Ma non per questo chiusi: ogni film può essere una sorpresa. Forse.
Da un tramonto a un'alba?
Altri due film targati USA nel week-end. Il primo dei due è Il mistero della pietra magica firmato Robert Rodriguez. L'amicone di Tarantino, il suo più grande emulatore, la (brutta) copia insomma. Si butta ancora una volta (dopo la serie Spy Kids e le varie "missioni 3D") sui bambini alle prese con il fantastico. Ed è in fondo la formula su cui basa la sua carriera. Un'alternanza tra film splatter e film sui/per bambini. Un'alternanza anche abbastanza condivisibile. Rodriguez è uno tra i registi più attivi degli ultimi anni, mille progetti futuri, collaborazioni ovunque e tanta voglia di fare un po' di tutto. Che poi lo faccia bene è un altro discorso. Comunque ha certo le possibilità, quantitative, di fare molto. Di certo è uno che si diverte, e tanto, a fare i suoi film. In attesa di vedere i progetti più ambiziosi (Sin City 2 e 3, Barbarella, Machete), esce nei cinema questo Il mistero della pietra magica, tra rocce che esaudiscono desideri e gli stessi desideri corda tesa tra volere e dovere. In ballo c'è sempre la salvezza del mondo, ovvio. In ballo c'è anche una sottile critica sociale e una forte voglia di non pensarci. Ma a Rodriguez interessa sopratutto l'immagine (3D) che il cinema può sprigionare.
Cambiando genere, per la commedia (brillante?) esce I Love You, Man. Dietro la macchina da presa John Hamburg al suo terzo film da regista. Ma lui è certo più famoso come sceneggiatore, avendo firmato Ti presento i miei e Zoolander. Un film dalla trama accattivante e provocatoria quanto basta nella sua semplicità. Un uomo che dopo aver deciso di sposarsi si accorge che non ha amici. Solo amiche, in un certo senso, che sono però le amiche della moglie. È costretto a darsi da fare per trovare un amico, almeno uno (che faccia da testimone per le nozze). E così, con la semplicità di una piccola idea, si ribalta il canone classico del single che non trova l'amore. Non una ricerca di affetto femminile ma amicizia. Poco si sa poi sugli sviluppi. Meglio così, il tutto può promettere bene. Tra i film targati Hollywood, sicuramente questo è quello più intrigante del week-end. Piccola commedia, quel tocco sottile d'irriverenza, la speranza che galleggia in un cinema senza troppe pretese.
Lungo i bordi delle strade
Ai margini del cinema. Nella periferia sconosciuta di un'arte debole quando rinchiusa. Dove non ci sono i budget americani, dove non ci sono i canali di distribuzione. Marginali e periferici, in una nazione che fu una tra le capitali del cinema mondiale. Quinto e ultimo film nelle sale da oggi è Sogno il mondo il venerdì. Un film di Pasquale Marrazzo, piccola produzione italiana, di un'Italia (cinematografica) che vive con quello che può.
La storia è una storia a tre. Tre esistenze complesse, difficili, in ogni caso doverose. Sopravvivere in una Milano che incrocia destini, che intreccia fili e consegna sofferenze. Un ragazzo arabo, una donna alcolista, un giovane transessuale. Etichettati, bollati, senza uscita. Un giorno, il venerdì, sembra l'unica utopia di riscatto. Fuggire, scrollarsi di dosso la pesantezza di vite da reietti. Rifiuti, scarti, per una società che ha bisogno di una tranquilla sensazione costante di "normalità", illudersi che il dolore non esista.
Pasquale Marrazzo, con i pochi mezzi a sua disposizione, prova a disegnare un percorso filmico concreto, netto, quasi tenero in un mondo sospeso in crudeli presagi. Equilibri che, per loro stessa natura, portano all'autodistruzione. Avere una piccola speranza quando il mondo ti ha insegnato, e te lo ricorda continuamente, che un mondo migliore non è possibile. Vivere, sempre e comunque, prefissandosi un punto nel futuro in cui tutto dovrà essere diverso.
Oggi è venerdì. E anche se i sogni sono destinati a morire all'alba, di illusioni si ha sempre bisogno. Sogneremo, in questo venerdì, un mondo che non condanna chi prova a fare un cinema diverso. Un cinema che cerca, come può, di essere mezzo privilegiato per esprimere i dolori e i sentimenti più "scomodi". Che vuole disegnare, senza barocchi, il semplice e crudele male di vivere. I doverosi paradisi artificiali che, in un modo o nell'altro, tutti inseguiamo con la pretesa della serenità.

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