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Festival di Locarno. Viaggio nel mondo dei Manga

Tra anteprime, libri, workshop, incontri e laboratori, la 62esima edizione presenta il Manga Impact.
di Bettina Villani

Un percorso attraverso l'animazione Nipponica

lunedì 10 agosto 2009 - News

Un percorso attraverso l'animazione Nipponica
Durante la scorsa edizione del Festival di Locarno è stato proiettato il primo lungometraggio d'animazione realizzato in Giappone: Momotaro Umino Shinpei (Seo Mitzuyo, 1945). Con questo film il Festival annunciava il progetto: Manga Impact interamente concentrato sulla produzione animata Giapponese passata presente e futura.
Manga Impact non è una retrospettiva, ma un progetto molto più complesso che vede la sinergia tra il Festival del Cinema di Locarno e il Museo del Cinema di Torino. Locarno sarà il luogo di partenza per un percorso attraverso l'animazione Nipponica, che si concluderà nel 2010 negli spazi della Mole Antoneliana a Torino.
Non solo una retrospettiva si diceva poco sopra, ma una serie di anteprime, una mostra, un sito web, un libro, un programma di incontri paralleli, Workshop, laboratori, insomma, un piatto ricchissimo di sapori e suggestioni.
Uno degli aspetti che mi ha più sorpreso in questi primi due giorni, è stato constatare che alle proiezioni dedicate a questa particolare sezione del festival, il pubblico si presenta eterogeneo: non solo monomaniaci, come sarebbe scontato pensare. Molti hanno colto l'occasione di sperimentare un gusto nuovo, altri sono tornati sulle orme di un'infanzia che si è declinata attraverso molte delle opere che sono state e saranno proiettate in questi giorni.
Early Japanese Animation Program
Ma veniamo al sodo. Sono stata colpita sin da subito, dalla ricchezza e varietà dei corti raccolti nel Early Japanese Animation Program, un percorso attraverso l'animazione Nipponica. Le pellicole, infatti, sono state messe a disposizione dal National Film Center di Tokyo. Il National Film Center fa parte del Museo di Arte Moderna, e può essere considerato la cineteca nazionale del Giappone. Inutile dire che non sono molte le pellicole antiche ancora esistenti, ed è proprio questo aspetto a rendere così interessante questa particolare sezione della retrospettiva che, per la rarità dei contenuti, risulta sicuramente imperdibile per appassionati d'animazione e non. Molto interessanti sono i lavori di Seo Mitsuyo, di Masaoka Kenzo e di Ofuji Noburo.
Stiamo parlando di tre autori che hanno lavorato prima durante e dopo il secondo conflitto mondiale. Complessivamente del loro lavoro colpisce la varietà delle tecniche usate e delle tematiche toccate.
Tra gli altri, sono di notevole rilievo anche i cortometraggi di Ofuji Noburo presentati nella sezione a lui dedicata: National Anthem: Kimikayo (1930) e The Phantom Ship (1956).
Entrambi i corti in questione sono realizati con una tecnica molto diffusa in Giappone che è quelle delle silhouette animate su fondali realizzati con un carte tradizionali dette Chiyogami. Le figure retroilluminate assumono una sorta di tridimensionalità che le rende un'esperienza visiva insolita, soprattutto se si tiene conto dell'epoca in cui iniziano a essere prodotte – intorno al 1917 circa.
Spirito del Giappone e corti di propaganda
Il primo dei due corti che ho citato può essere inserito in quella corrente di esaltazione dello Yamato Damashi (Spirito del Giappone) che si svilupperà prima dell'ingresso del Giappone nel Secondo Conflitto. Si tratta infatti della illustrazione animata della leggenda che narra l'origine delle Isole Giapponesi contenuta nel Kojiki (letteralmente "cronaca di antichi eventi". Si tratta di un'opera in tre libri compilata nel 712 d.C. su richiesta dell'Imperatore. Il testo legittimerebbe la preminenza politica, per volere divino, del clan Yamato sugli altri).
Il corto non è completo, ma l'eleganza e la semplicità con cui viene raccontata la nascita divina del Giappone e dei suoi abitanti, tra un caleidoscopio di colori e forme che sono tipici della tecnica di cui dicevo sopra, lascia a bocca aperta. The Phantom Ship, invece, è la storia di un gruppo di pirati condotti alla follia e sterminati dagli spiriti delle loro stesse vittime.
Siamo nel 1956 quando questo stupendo corto viene realizzato sempre con la solita tecnica della carta ritagliata, e quello che sorprende è l'evoluzione e la perfezione che nel tempo questa particolare modalità d'animare ha raggiunto. Di questo corto mi ha colpito la tematica che ivi viene sviluppata, che è poi quella della vendetta, dell'onore fino alla morte, due aspetti che ebbero larga diffusione sopratutto nella serie dei corti di propaganda nazionalistica durante la Seconda Guerra Mondiale.
Tra i corti di propaganda sono molto interessanti Madame Butterflay's Fantasy (Nakaya Tobiishi, Kazugoro Ari, 1940), e Arichan The Ant (Mitsuyo Seo 1941).
Invece, tra i corti del periodo post bellico sono da ricordare Gulliver's Great Activities (Shigeyuki Ozawa, Tokio Kuroda, 1950), A Magic Pen (Masao Kumakawa, 1949) e A Story of the Muku Tree (Shoji Maruyama, 1947).
Muku Tree, in particolare, è importante poichè è un corto animato con diverse tecniche, il quale, sia per la sperimentazione che per l'iconografia, può essere considerato l'antesignano di Godzilla. Con la metafora di Gulliver il governo, durante l'occupazione, cerca di spiegare ai Giapponesi l'importanza di pagare le tasse.
Omaggio a Isao Takahata
Un altro evento importantissimo di questi primi giorni del Manga Impact è stato sicuramente il Pardo in onore di Isao Takahata, coofondatore dello Studio Ghibli con il maestro Hayao Miyazaki.
Di Takahata ricordiamo i 4 film proiettati nel corso del Manga Impact - Omaggio a Isao Takahata: Little Norse Prince Valiant (1968); Una tomba per le lucciole (1988); My Neighbors the Yamada (1999); Pom Poko (1994).
Di questi mi preme spendere due parole riguardo a Prince Valiant, che viene realizzato nel corso di una violenta rivolta sindacale all'interno della Toei Animation. I disegnatori chiedevano condizioni di lavoro più eque e maggiore libertà artistica. Ci tengo a ricordare questo aneddoto poichè Takahata stesso, in più di un occasione ufficiale, ha voluto sottolineare come il film, creato durante un periodo di protesta, sia permeato di quell'atmosfera tipica di quegli anni di rivolte giovanili e rivendicazioni sociali che caratterizzarono gli anni '60 e '70.
Per quanto riguarda invece un'altro capolavoro del maestro, Una tomba per le lucciole (1988), basti dire che la sala, oggi, era gremita, e al termine della proiezione anche commossa.
Per quanto mi riguarda, ritengo che notevole in quest'opera resti il tratteggio delicato dei personaggi e dell'epoca storica che viene raccontata con rara poesia attraverso lo sguardo sofferto di due bambini che subiscono la guerra e la meschinità dell'animo umano che la prima sempre si porta dietro.
Isao Takahata e Michel Ocelot a confronto
Altro evento di notevole interesse è stata la conversazione tra Isao Takahata e Michel Ocelot.
Nel corso dell'evento, scopriamo che Takahata si è avvicinato all'animazione sull'onda di una grande passione cinematografica, mentre Ocelot racconta che da piccolo ha iniziato a disegnare e pasticciare con vari materiali per non smettere mai più.
Quando invece gli viene chiesto di esprimere quella che per loro è la relazione tra animazione e infanzia, Takahata e Ocelot propongono due osservazioni interessanti, ma anche molto diverse.
Il primo sottolinea come sia strano che, in Giappone - dove gli eroi delle anime e dei manga sono sostanzialmente dei bambini - i principali consumatori di animazione e fumetti siano per lo più adulti.
Mentre Ocelot sostiene che i suoi film piacciono molto ai bambini poiché sono stati realizzati non pensando esplicitamente a loro. E quindi evitando di scimmiottare un mondo bambinesco che esiste solo nella testa degli adulti.

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