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Venezia: il programma delle Giornate degli Autori

Presentato il programma delle Giornate degli Autori, a Venezia dal 3 al 12 settembre.
di Marianna Cappi

Venice Days

martedì 28 luglio 2009 - News

Venice Days
Quindici anteprime mondiali, quattro opere prime, dodici racconti di finzione e sei documentari, quindici provenienze nazionali differenti: questi i numeri delle "Giornate degli Autori", dirette da Giorgio Gosetti, che giungono quest'anno alla loro sesta edizione. Il presidente della manifestazione, Roberto Barzanti, conferma la fedeltà alla formula originale, che però allarga quest'anno il suo sguardo oltre i confini europei e si arricchisce del progetto "100+1" a cura di Fabio Ferzetti. L'entusiasmo non gli impedisce, in ogni caso, di esprimere preoccupazione per il momento di crisi che i lavoratori dello spettacolo stanno vivendo nel nostro paese e dunque per ricordare che lo spazio della Villa degli Autori è aperto e deputato al confronto, al dibattito, persino alla protesta.

Il direttore Giorgio Gosetti illustra il programma
La selezione ufficiale presenta autori e proposte piuttosto diversi tra loro. Si va dalla contemporaneità assoluta di Stefano Consiglio con L'amore e basta alle ragazze di ieri, adolescenti negli anni Sessanta, di Ragazze...la vita trema di Paola Sangiovanni, ad un cinema di sperimentazione come quello di Poesia che mi guardi di Marina Spada, felice ritorno di un'autrice presentatasi proprio alle Giornate degli Autori con Come l'ombra. Alcuni sono nomi molto noti: c'è Claude Miller in una sorta di nuovo esordio, poiché co-dirige per la prima volta col figlio Nathan (Je suis heureux que ma mère soit vivante); c'è Goran Paskaljievic con Honeymoons, prima produzione mai realizzata tra Serbia e Albania); l'algerino Merzak Allouache, sul tema degli sbarchi clandestini (Harragas); l'olandese Alex Van Warmerdam con Gli Ultimi Giorni di Emma Blank, fortemente provocatorio; la francese Léa Fehner con l'opera prima Qu'un seul tienne, les autres suivront; e poi due film spagnoli: una commedia feroce, Gordos di Daniel Sanchez-Arévalo, e un dramma carcerario, Celda 211 di Daniel Monzon. Sul fronte dei generi, le Giornate portano a Venezia un'orda di zombies affamati, quelli de La Horde, esordio dei giovanissimi Yannick Dahan e Benjamin Rocher, che parla tutte le lingue della Francia di oggi e in rete è già un piccolo culto.
L'italiano collettivo firmato Valerio Jalongo Di me cosa ne sai ci è caro perché è una grande storia e una storia un po' di tutti: quella del malessere del nostro cinema, della memoria perduta, della solitudine d'artista. C'è anche un "piccolo" del cinema italiano Mille giorni di Vito di Elisabetta Pandimiglio, sul tema della maternità in carcere, eccezione alla regola delle Giornate che di norma non include cortometraggi. L'evento più destabilizzante e foriero di discussioni si annuncia, infine, Videocrazia dello svedese Erik Gandini sulla monocrazia della tv italiana, presentato in collaborazione con la Settimana della Critica.
Vorrei far presente, in conclusione, che questa sarà un'edizione legata strettamente al mondo femminile, non solo grazie al film di Marina Spada, che porta sullo schermo la giovinezza della poetessa e fotografa Antonia Pozzi, ma anche, per esempio, nell'omaggio all'animazione di Signe Baumane, che prevede la presentazione integrale dei 15 capitoletti di Teat Beat of Sex, lezioni di buone norme sessuali per signorine, o grazie ad una coproduzione Austria-Germania-Regno Unito, Desert Flower di Sherry Horman, che racconta l'esperienza di vita straordinaria della top model somala Waris Dirie, attraverso il volto di un'altra modella e attrice esordiente, la bellissima Liya Kebede."

Fabio Ferzetti presenta il progetto "100+1. Cento film e un paese, l'Italia"
Il progetto speciale delle Giornate lanciato a Venezia 2006 è diventato operativo: 100 titoli da proporre nelle scuole, a partire dalle superiori della provincia di Roma, per far riscoprire agli studenti di oggi un passato cinematografico non così lontano come si crede. È ancora un work in progress e ne riparleremo diffusamente in autunno, ma ci sarà già a Venezia una giornata dedicata alla proiezione della copia restaurata de I Magliari di Francesco Rosi (in collaborazione con la Cineteca di Bologna) e a Vittorio D., ritratto per molti versi inedito di De Sica, firmato Mario Canale e Annarosa Morri. Attraverso questi 100 film e molti altri in futuro, si tratta di raccontare una delle tante possibili storie del cinema italiano seguendo il legame fertile che il nostro cinema ha sempre intrattenuto con la Storia. Molti sono i problemi legati ai diritti di sfruttamento di questi titoli che per anni li hanno costretti alla semiclandestinità e non pochi sono i problemi della nostra scuola, è cosa nota, ma riaprire un dialogo con quella stagione è urgente proprio per scongiurare l'imperante amnesia e la crescente difficoltà dei ragazzi di oggi di imbattersi in quel cinema. Ci ispira anche l'esperienza di Alain Bergala, che in Francia ha curato un programma di cinema nelle scuole che vige da ormai circa un decennio e, pur essendo molto diverso dal nostro, come noi prende atto dello strappo che c'è stato tra i luoghi della formazione e il grande cinema e cerca di fare di tutto per ricucirlo.

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