L'era glaciale con un mese di anticipo arriva a Giffoni
Occhiali 3D in cambio di telefonini. L'antipirateria della 20th Century Fox ha preteso la consegna dei cellulari in cambio delle lenti 3D indispensabili per vedere l'anteprima italiana di L'era glaciale 3, che arriverà nelle nostre sale unicamente a fine Agosto ma che i bambini del Giffoni Film Festival hanno potuto vedere in una proiezione blindatissima.
Nella giornata invece un Paolo Villaggio vestito solo di una sindone e Nike color oro ha intrattenuto la stampa dispensando pareri trancianti. Decisamente l'opposto dell'innocua passerella toccata a Giulia Elettra Gorietti.
Se i bambini di sera hanno fatto gli spettatori nel pomeriggio invece sono stati giurati. Gli under 10 hanno avuto infatti modo di vedere Summerhood (in una versione sottotitolata che hanno seguito senza problemi) e di discuterne con il regista.
Ai bambini andrebbe proiettato il cinema di Monicelli
Come spesso gli è capitato nelle sue sortite degli ultimi anni Paolo Villaggio procede nelle interviste con un fare amaro, sconsolato e quasi rassegnato che però sa impennarsi di orgoglio e arroganza intellettuale non appena le domande intercettano qualcosa di cui sente il bisogno, o semplicemente ha voglia, di parlare.
Così è capitato anche in occasione dell'incontro stampa a Giffoni. Subito infatti ha cominciato con una precisazione sui generis: "Sono stato fatto giudice solo per la mia veneranda età, perchè sono l'ultimo rimasto di una grande generazione, quella degli anni '60. Ormai sono uno da premiare, un fossile".
Se con se stesso è impietoso ha trattato con stima ma anche critica il festival: "Questo è l'unico festival che sembra davvero folle. E' incredibile che sia riuscito a nascere in un posto simile". Ma più che il luogo quello che interessa di più a Villaggio è il modo con cui vengono trattati i bambini e i preconcetti che si hanno su di loro: "Noi ci rivolgiamo sempre ai bambini come se fossero dei deficienti, mentre sono molto più svegli degli adulti. I genitori, soprattutto le mamme, in genere parlano per i propri figli, fai una domanda a loro e rispondono le mamme. Gli dicono cosa pensare, li convincono che le tagliatelle che fanno sono le migliori, gli inculcano valori preistorici e pregiudizi. I bambini in realtà sono più svegli e meriterebbero i film di Monicelli. Invece vedono il cinema commerciale americano che parla un presunto linguaggio dei bambini".
Fantozzi, icona dell'infelicità del sistema consumista
Impossibile poi non coinvolgere Paolo Villaggio nelle necessarie (ma anche sbrigative in questo caso) due battute sul cinema comico e il cinema italiano di oggi: "Perchè il cinema italiano non fa ridere più non so dirvelo. Forse è che la comicità si usura, ma del resto non credo faccia più ridere nemmeno il cinema americano".
Parla con sicurezza Villaggio, anche se poi dopo poco sembra contraddirsi quando ammette candidamente di non andare al cinema da tempo e anzi, alcuni degli ultimi film che ha visto di un comico che ama molto come Benigni sono addirittura La vita è bella e Pinocchio.
Eppure lo stesso il comico, attore e scrittore ligure ha un'idea precisa di quale sia il problema: "I comici di ora parlano solo di se stessi, io invece con Fantozzi ho creato un personaggio molto amato che parlava degli altri, dell'infelicità di quel tipo di sistema cioè il consumismo".
Sul suo rapporto con le generazioni più giovani pure non è che cambi molto: "Io i giovani non li vedo, non li frequento e non li conosco, sono di un'altra era. Anni fa ho passato le notti facendo la movida a Roma, ma se per caso oggi mi avvicina un giovane regista anche famosissimo di 30 anni mi tratta con grande rispetto ma anche con distacco, senza presa per il culo ma con disprezzo vero e autentico".