Una schiera di horror accompagna il divertimento di Agente Smart.
di Chiara Renda
Risate e terrore
Sarà un fine settimana da brivido – nonostante il caldo estivo – quello dei cinema italiani. Con l'unica eccezione di Agente Smart – Casino totale (in uscita il 9), la commedia parodistica con Steve Carell e Anne Hathaway, le altre uscite sono tre horror molto diversi per stile e target.
Ma cominciamo con Agente Smart, rivisitazione della sit-com Un detective tutto da ridere, che ci catapulta nella parodia slapstick dei film alla "James Bond" con un agente speciale (l'agente 86) imbranato e non proprio disinvolto come Sean Connery. L'agente in questione, Steve Carell, nuova icona di quella comicità misurata che lavora di sottrazione, è affiancato nelle sue missioni dall'affascinante Agente 99, la Anne Hathaway già capace di buoni ritmi comici ne Il diavolo veste Prada. Un remake sui generis approvato anche dal padre della serie tv originale, Mel Brooks.
L'altro grande remake della settimana è l'atteso Funny Games, un'operazione in parte commerciale che ricorda quello Psycho di Gus Van Sant, rivisitazione pop e colorata dell'originale hitchcockiano inquadratura per inquadratura. E si tratta di un rifacimento scena per scena anche quello di Funny Games, firmato però dallo stesso regista Michael Haneke esattamente 10 anni dopo l'originale. Ripreso il semplice soggetto di quell'agghiacciante thriller da camera passato inosservato ai più, Haneke ha sostituito i volti tedeschi e semisconosciuti del film originale (tra essi anche il compianto Ulrich Mühe) con le "belle facce" di Naomi Watts, Tim Roth, Michael Pitt e Brady Corbet, per ri-creare un'opera angosciante fatta di un terrore sottile, misterioso, tutto psicologico che diventa anche riflessione critica sulla violenza, sulla sua esibizione e sulla manipolazione della realtà.
L'orrore continua
Di tutt'altro genere e rivolto a tutt'altro target invece Che la fine abbia inizio di Nelson McCormick, un horror dalla trama certo poco originale che racconta l'ennesima adolescente in fuga da un serial killer. Un killer ossessionato proprio da lei, l'adolescente alla quale poco tempo prima ha massacrato e ucciso l'intera famiglia. Un ritorno dell'assassino nei modi più classici, proprio il giorno del ballo della scuola, l'ultimo giorno del liceo. Si tratta anche in questo caso, in linea con l'attuale tendenza al remake (soprattutto horror), del rifacimento di Non entrate in quella casa di Paul Lynch, diretto in questo caso da un regista televisivo (Nip/Tuck, Prison Break, Alias, ER, West Wing). Infine, per rimanere in argomento, un altro horror, questa volta meno commerciale e più psicologico, che ripercorre la tradizione classica del filone "bambino malefico": Joshua, questo anche il titolo del film, è infatti un bambino prodigio newyorkese dell'Upper East Side, appassionato di musica classica ma geloso dopo la nascita della sorella. Acclamato al Sundance Film Festival del 2007 come uno dei thriller psicologici più taglienti e scioccanti della cinematografia indipendente degli ultimi anni, Joshua trova la sua forza nell'intrusione del male dal di dentro nella perfezione altoborghese di una famiglia apparentemente senza macchia. I genitori del bambino in questione sono l'indipendente (e solitamente comico) Sam Rockwell e la bella Vera Farmiga, scoperta scorsesiana in The Departed.