America indie
Con l'avvicinarsi della primavera ci si prepara a un'ondata di film – più o meno – indipendenti, ma comunque di qualità. A partire dal raffinato Un bacio romantico – My Blueberry Nights, primo film americano di Wong Kar-Wai, il regista di Hong Kong che ha rivoluzionato il concetto di romanticismo al cinema attraverso film come Hong Kong Express e In the Mood for Love, autentici manifesti all'ineffabilità dell'amore inespresso. Continuando con i film di produzione americana, oltre all'attesa e commovente storia afgana de Il cacciatore di aquiloni di Marc Forster, esce finalmente – dopo l'anteprima alla Festa di Roma, dove ha trionfato – Juno, film rivelazione sulla gravidanza indesiderata di un'adolescente che ha fatto parlare di sé soprattutto per l'origine della sua sceneggiatura. Scritto da Diablo Cody, una blogger scoperta per caso dal regista Jason Reitman (Thank you for Smoking), Juno si è aggiudicato tre Spirit Awards (gli Oscar del cinema indipendente) come miglior film, miglior attrice protagonista e miglior sceneggiatura, oltre ad aver vinto anche un Oscar ufficiale sempre per la sceneggiatura.
Un'altra icona del cinema indipendente, l'ex iena Steve Buscemi, torna dietro la macchina da presa – dopo le brillanti prove di Mosche da bar, Animal Factory e Lonesome Jim – con Interview, nel quale dirige se stesso nei panni dell'ennesimo fallito della sua carriera: un giornalista politico in declino che dopo alcuni screzi con il suo editore è costretto a intervistare una star delle soap opera (Sienna Miller).
Profondamente indipendente anche Walk Hard: The Dewey Cox Story di Jake Kasdan, esplicita parodia di Walk the Line e dei biopic musicali in genere: storia di una spirale distruttiva di un'icona del rock'n'roll americano, Dewey Cox, che ha il volto dell'icona indie John C. Reilly (Magnolia, Boogie Nights).

Italiani tra popolarità e autorialità
Sul fronte italiano sono in arrivo film che spaziano dalla popolarità commerciale di Virzì e Lucini all'autorialità intellettuale di Paolo Franchi. Con Tutta la vita davanti Paolo Virzì torna a raccontare vizi e virtù dell'Italia di oggi, con gli interpreti dei suoi esordi (La bella vita) Sabrina Ferilli e Massimo Ghini, ma anche con l'attore del momento Elio Germano. La realtà che il regista livornese ha scelto di raccontare stavolta è il precariato di questi tempi moderni, già affrontato ultimamente in parecchie pellicole italiane (come il documentario Parole sante di Ascanio Celestini, sempre sulla realtà dei call center).
L'altro tema caldo del nostro paese è il calcio, argomento che Luca Lucini (Tre metri sopra il cielo, L'uomo perfetto) ha voluto descrivere in Amore, bugie e calcetto, commedia sentimental-sportiva con Claudio Bisio, Angela Finocchiaro e Claudia Pandolfi.
Una commedia dolceamara già apprezzata a Venezia è Non pensarci di Gianni Zanasi, che come il film di Virzì vede protagonista Valerio Mastandrea, stavolta nei panni di un chitarrista rock in crisi esistenziale. Tornato a casa a Rimini presso la sua famiglia, si ritroverà suo malgrado a doversi occupare di tutti i suoi cari, e forse – proprio in questo modo – ritroverà se stesso. Ancora dall'ultimo festival di Venezia arriva Nessuna qualità agli eroi, ultima fatica – molto discussa alla Mostra del Cinema – di Paolo Franchi, apprezzato per La spettatrice, sua sommessa opera prima. Questo dramma borghese psicanalitico, formalmente ben confezionato, perde però la timidezza de La spettatrice per appesantirsi di un aspetto freudiano molto (forse troppo) intellettuale. Da segnalare infine l'insolita commedia nera Miss Take, firmata dal giovane semi-esordiente Filippo Cipriano (nel 2006 ha firmato Still Life), con Anna Valle e Remo Girone. Un film grottesco sullo stile de La comunidad, tutto ambientato in una villa vicentina nella quale diversi tipi umani si sfidano per il possesso della casa.