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Aliens vs Predator 2, poche idee e tanti effetti speciali

AvP2 tenta di riesumare l'imperfetta meraviglia tecnologica degli illustri originali.
di Gabriele Niola

Quando a dirigere sono i supervisori agli effetti speciali

giovedì 24 gennaio 2008 - Making Of

Quando a dirigere sono i supervisori agli effetti speciali
Se ve lo state chiedendo la risposta è: "Si, ce n'era bisogno!". Non erano infatti abbastanza un seguito per Predator, 3 per Alien e un crossover che li unisca, serviva anche il seguito del crossover. Ma siccome ad Hollywood possono avere tanti difetti ma di certo non sono spendaccioni (nonostante gli alti budget) questa volta per ottimizzare è stata abbandonata qualsiasi velleità artistica e alla regia di Aliens vs Predator 2 sono stati messi direttamente i supervisori agli effetti speciali.
Il risultato lo si può facilmente immaginare: esseri umani che corrono come formiche impazzite pronunciando frasi pescate casualmente in un repertorio fisso sullo sfondo di un Predator che massacra un gruppo di Alien che ormai hanno ben poco del design originale di Giger. Più un essere ibrido, un meticcio, spuntato ad inizio film dallo stomaco di un Predator morto alla fine del film precedente.
Tuttavia un film del genere proprio per il suo status di sequela di effetti speciali con intorno una trama che li giustifichi ci può dire molto sulle idee e sul fermento che ad Hollywood gira intorno a simili produzioni.
I fratelli Strause (registi del film) infatti sono proprietari della Hydraulx, società di postproduction responsabile di moltissimi progetti importanti: da 300 a I fantastici 4 e Silver Surfer, da Constantine a X-Men 3. E per Aliens vs Predator 2 hanno messo le loro tecnologie al servizio di loro stessi e della visione che hanno di un film con personaggi con i quali volevano lavorare fin da quando erano bambini.

Per gli Alien meno si vede meglio è
Innanzitutto bisogna precisare subito che le sequenze interamente in computer grafica sono pochissime, cioè solo quelle che riprendono l'esterno della nave spaziale. In ogni altra immagine (dove pure gli inserti di CG sono molti) c'è sempre qualcosa di reale al quale modellatori e disegnatori si sono ancorati. La cosa è stata molto utile a detta di tutta la troupe per tenere il film con i piedi per terra, per quanto sia possibile fare ciò in una simile produzione.
Un esempio di questo è il fatto che gli alieni erano realizzati con dei costumi e solo alcuni aiuti digitali. Dunque invece che muovere la coda o la bocca con dei cavi che sarebbero poi stati rimossi in un secondo tempo (come è stato fatto per il primo film) è stato deciso di realizzare quei movimenti direttamente in digitale. E l'effetto non si nota, nonostante solitamente l'integrazione tra movimenti reali (quelli dell'attore nel costume) e finti (la coda digitale) sia difficoltosa.
Curiosamente quindi nonostante il film sia stato affidato in toto a uno studio di effetti speciali digitali, questi sono stati molto limitati. Stando alle dichiarazioni dei fratelli Strause, la filosofia che ha guidato la realizzazione del film è stata: "Meno si vede meglio è" che è poi il principio del successo e dell'innovazione del primo Alien, diretto da Ridley Scott.
Ma mentre in quel primo film tutto era dettato da esigenze di budget che avrebbero reso poco credibile l'uomo che indossava il costume disegnato da Giger ed era realizzato con un uso degli effetti sonori e della "negazione" della visione dell'alieno, nel caso Aliens vs Predator 2 tutto sembra basarsi su una programmatica confusione che impedisca di capire piuttosto che negare la visione.

Modernariato tecnologico per i Predator
Dall'altro versante invece, quello dei Predator, si è cercato quanto più possibile di imitare la tecnologia degli anni '80, quella che con tutti i suoi difetti (ma anche con profonde innovazioni) aveva reso sullo schermo le caratteristiche aliene del mostro.
In quel caso non si trattava di negazione, anzi era una ipervisione della minaccia, con continue soggettive dallo sguardo dell'alieno che scruta le sue vittime e una descrizione minuziosa delle sue tecniche e tecnologie.
Proprio per questo l'effetto "invisibilità" dei Predator è volutamente imperfetto e molto poco digitale, per richiamare con tutti i suoi difetti l'effetto originale, solo che grottescamente è stato necessario ricreare con minuzia ogni difetto.
Lo stesso dicasi per le esplosioni causate dalle attrezzature degli alieni, che come nel film di John McTiernan, sono lampi luminosissimi e devastanti che all'epoca erano stupefacenti ma oggi sono un po' semplicistici.
Più che altro non può non stupire, sempre parlando di tecnologia, come una scelta simile crei l'impressione che la tecnologia della razza Predator in vent'anni non sia migliorata. Perchè intanto la nostra (tecnologia militare) invece lo è, ci siamo abituati sempre di più a certe soluzioni che non ci sembrano più così avanzate e addirittura alcune ingenuità, come il display sull'avambraccio con i led anni '70, sembrano modernariato.

Dall'ideazione alla realizzazione tutto sotto lo stesso tetto
Di originale infine c'è il lavoro da accademia più una sequenza molto imponente dell'atterraggio della nave spaziale sul pianeta Terra che devasta un'intera foresta. In quel caso si è vista finalmente all'opera la visione di effetti speciali che hanno alla Hydraulx (che si è occupata del 90% del lavoro).
C'è stato innanzitutto un lavoro importante sugli interni della nave che non si era mai vista in nessun altro film e dunque andava inventata da zero. Il design doveva essere avanzato eppur funzionale, ma data la grandezza dell'imbarcazione spaziale non era assolutamente conveniente costruire un set (come fece Ridley Scott per la Nostromo di Alien), così la scelta è finita su una realizzazione interamente digitale.
Per il momento dello schianto invece l'ispirazione è stata dichiaratamente una sequenza simile presente nel film Transformers (i cui effetti speciali sono stati curati dal numero uno in materia, l'Industrial Light And Magic).
L'attenzione è stata posta non tanto sulla nave ma sugli alberi. L'idea infatti era che la devastazione doveva essere reale e così il disegno e l'animazione degli alberi, dei rami che si rompono e di tutti i dettagli ha preso più tempo di tutto (tra i 4 e i 5 mesi), specialmente se si considera che la foresta doveva essere veramente fitta.
Eppure avendo tutto in uno stesso palazzo (dall'ideazione, alla direzione, alla realizzazione di pre e post produzione) il film è andato incredibilmente sotto il proprio budget dando la possibilità di girare anche altre scene inizialmente non previste. Cosa che dimostra la tesi iniziale di come a Hollywood non siano per niente spendaccioni, ma molto oculati.

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